povertà, malattie della
Patologie infettive largamente e principalmente diffuse nei Paesi a basso indice di sviluppo umano (ISU). Nei Paesi più poveri queste patologie rappresentano il 45% del carico di malattie e si presentano fortemente correlate allo stato di p., sia perché colpiscono essenzialmente i poveri, sia perché con la loro diffusione peggiorano lo stato di povertà. Le malattie identificate sono tutte prevenibili o curabili attraverso specifiche pratiche e trattamenti già esistenti ed economicamente sostenibili. Nello specifico, dall’OMS sono state definite malattie della p. la tubercolosi, la malaria, l’AIDS, le malattie dell’infanzia (per es., morbillo, poliomielite e pertosse), le malattie diarroiche, le infezioni respiratorie con particolare riferimento alla polmonite.
La p. e le malattie, in genere, sono inestricabilmente legate. L’aspettativa di vita dipende dal reddito medio prodotto e, a parità di ricchezza, dal grado di disuguaglianza socioeconomica all’interno della popolazione e dalle risorse per la realizzazione di specifiche politiche sociali. Queste malattie infettive sono associate e correlate alle più gravi condizioni dello stato di p.: assenza di reddito, di acqua potabile e servizi igienici, di cibo (la malnutrizione rende estremamente vulnerabili a queste patologie i bambini al di sotto dei 5 anni), di accesso ai servizi sanitari e ai farmaci, di educazione sanitaria, di condizioni e contesti domestici sani dal punto di vista ambientale. Si tratta, inoltre, di un legame biunivoco che porta alla creazione di un circolo vizioso: la malattia spesso peggiora lo stato di povertà perché impedisce alle persone di lavorare o ne colpisce la capacità lavorativa riducendone il reddito. I costi dell’assistenza sanitaria nei Paesi a basso ISU possono essere anche consistenti, sia in termini di tempo sottratto al lavoro (i centri sanitari sono spesso lontani da casa) sia in termini finanziari per il viaggio e l’acquisto di farmaci o il pagamento dei servizi medici.
Le malattie della p. si possono ridurre e, in alcuni casi, eliminare attraverso l’adozione di pratiche di prevenzione che agiscano direttamente sulle più gravi condizioni di povertà e attraverso trattamenti già adottati nei Paesi ad alto ISU. La tubercolosi, per es., si previene attraverso il miglioramento della nutrizione e si cura con la terapia DOTS (Directly Observed Treatment, Short-course), con risultati positivi superiori al 95% dei pazienti trattati. La prevenzione dell’AIDS si sta diffondendo in diversi stati africani attraverso campagne di informazione ed educazione che coinvolgono l’intera società. La combinazione di antiretrovirali e di una buona nutrizione agevola il controllo del carico virale e sopprime i sintomi dell’AIDS. Le infezioni respiratorie sono causate soprattutto dalla combustione delle biomasse in spazi abitativi ristretti e non ventilati per esigenze di riscaldamento e di cottura dei cibi. Queste infezioni rappresentano la principale causa di morte nei bambini al di sotto dei 5 anni di età, e producono due milioni di morti all’anno. Trattandosi di malattie curabili e prevenibili, questo significa che, se si garantisse la distribuzione dei vaccini e dei farmaci necessari a tutte le aree bisognose, in combinazione con attività di educazione e informazione per la prevenzione, si potrebbero salvare ogni anno milioni di bambini. Ciò non avviene per problemi di accessibilità dei gruppi economicamente più poveri ai farmaci essenziali e ai servizi sanitari di base, accessibilità resa ancora più difficoltosa da politiche economiche e sociali dei governi dei Paesi a basso ISU non concertate e controproducenti.