clonale, malattia
Malattia che ha come causa principale la crescita abnorme di una popolazione cellulare che deriva da una singola cellula. In molti casi una popolazione clonale non è inizialmente patologica: ad es. un nevo cutaneo, facilmente visibile perché derivante da una cellula che produce più melanina delle cellule circonvicine, non costituisce malattia; tuttavia, da una delle sue cellule può derivare un clone patologico che forma un melanoma. Nel midollo osseo sono presenti milioni di cellule (plasmacellule), ciascuna delle quali produce una gammaglobulina (immunoglobulina). Da ogni plasmacellula può originarsi un clone con crescita moderata, dando luogo a quella che viene chiamata una gammopatia monoclonale di incerto significato: questa, che non è una malattia, può però evolvere a sua volta in mieloma multiplo, malattia tumorale vera e propria.
Molto più raramente che nel sistema immunitario, mutazioni possono avvenire in qualunque cellula del nostro corpo (soma). Quando la cellula si divide le cellule figlie ereditano la mutazione somatica. Dopo alcune divisioni ne risulterà un gruppo di cellule che, essendo la progenie di un’unica cellula, possono essere definite cloni mutanti. Questo avviene soprattutto quando la mutazione conferisce alla cellula la tendenza a un ritmo proliferativo superiore al normale. In tal caso, il clone mutante cresce in modo eccessivo: è questo ad es. il caso di alcune malattie (dette mieloproliferative) che si originano nel midollo osseo. Poiché il midollo osseo produce le cellule del sangue, ne risulta un eccesso di globuli rossi, di globuli bianchi e di piastrine, come nel caso della policitemia vera, una malattia in cui la mutazione che interessa un gene (chiamato JAK2), determina un difetto nella regolazione, normalmente assai raffinata, dell’attività delle cellule ematopoietiche del midollo osseo. In un’altra malattia del sangue, assai più rara, l’emoglobinuria parossistica notturna (EPN), una mutazione somatica interessa invece il gene PIG-A. In questo caso, a differenza che nella policitemia vera, la mutazione da sola non basta a determinare la crescita abnorme del clone mutante: occorre che coesista nel midollo osseo una particolare situazione ambientale ancora non completamente chiarita.
Un clone con una singola mutazione, sebbene possa dar luogo a una crescita aumentata, non è mai un tumore vero e proprio. Tuttavia può accadere che all’interno del clone mutante, una delle cellule subisca una seconda mutazione che aumenta ulteriormente il ritmo proliferativo. Dopo due o più mutazioni somatiche – soprattutto se ognuna di queste interessa geni che normalmente regolano la crescita cellulare –, il clone può costituire un tumore. Per questo motivo spesso la locuzione malattia c. viene usata, impropriamente, come sin. di malattia tumorale.