Malatesta, Malatestino (detto comunemente dall'occhio per la sua parziale cecità)
Nacque prima della metà del sec. XIII, primogenito di Malatesta da Verucchio e di Concordia di Enrichetto. Fra i figli del mastin vecchio M. può considerarsi come il più abile uomo politico e d'armi, ma al tempo stesso anche come la persona meno scrupolosa nella scelta dei mezzi per accrescere il potere personale e dinastico; potere che egli si procurò, senza mai esitazioni, con le armi della violenza e dell'inganno.
E questo aspetto di M., appunto, che D. sottolinea con insistenza ogni volta che nella Commedia si riferisce personalmente a lui: chiamandolo in causa una prima volta assieme al padre nelle sembianze ferine del mastin... nuovo da Verrucchio (If XXVII 46) come corresponsabile della proditoria uccisione di Montagna de' Parcitadi (v.), il più tenace oppositore dei Malatesta nella Rimini tardocomunale; una seconda volta, per voce di Pier da Medicina, come tiranno fello (XXVIII 81) e poco dopo come quel traditor che vede pur con l'uno (v. 85) - e qui il poeta sottolinea, come in altri analoghi casi di mostruosità tirannica, una stretta corrispondenza fra anomalie fisiche e deformazioni morali - per bollare M. della truce soppressione, dei due miglior da Fano (v. 76), cioè di Guido del Cassero e di Angiolello da Carignano. Costoro, infatti, dopo essere stati a parlamento con M., furono da questo fatti assalire sulla via del ritorno e ‛ mazzerare ', al largo di Cattolica, per essersi validamente opposti alle mire espansionistiche dei Malatesta in Fano e nella Marca Anconitana.
Due tradimenti politici, dunque, avvenuti con ogni probabilità il primo attorno al 1295, il secondo forse verso il 1312; ed entrambi determinanti nell'acquisto da parte dei Malatesta del dominio signorile rispettivamente su Rimini e su Fano.
Del resto la carriera politico-militare di M. appare contrassegnata, a partire almeno dal 1287, dalla sua presenza assidua e talora determinante alle principali vicende del suo casato, della città di Rimini e della Romagna: dapprima contro le forze ghibelline; poi, sempre più apertamente, contro i rettori e legati papali; più tardi anche contro i discendenti del ramo rivale dei Malatesta da Sogliano. La sua intensa attività politica si può almeno parzialmente ricostruire attraverso le podesterie di Cesena (1290-1295, 1314-1317, con l'aggiunta dal 1315 pure del capitanato del popolo), di Bertinoro (1292) e di Forlì (1314-1315); ma il centro effettivo del suo dominio divenne e restò a lungo Rimini, di cui M. fu podestà dal 1301 al 1308, e dal 1312 - per la morte del mastin vecchio - fino al 1317 signore col titolo di ‛ defensor '.
M. prese in isposa in anno imprecisato una Giacoma non meglio identificata, dalla quale ebbe un solo figlio: Ferrantino. Assunta una posizione preminente nel suo casato, per l'età avanzata del padre e in seguito alla morte di Gianciotto (1304), si rassegnò a cedere il potere su Cesena al nipote Uberto; su Pesaro, Fano e Senigallia al fratellastro Pandolfo I. Morì nel 1317.
Bibl. - P. Cantinelli, Chronicon, a c. di F. Torraca, in Rer. Ital. Script.² XXVIII 2, Città di Castello 1902, 58, 63, 65, 70, 72; L. Tonini, Della storia civile e sacra riminese, III, Rimini 1862, 273-274; A.F. Massera, Note malatestiane, in " Arch. Stor. Ital. " s. 5, XLIX (1911) 3-48; P. Zama, I Malatesti, Faenza 1956, 30-51; J. Larner, The Lords of Romagna, Londra 1965, 53, 56, 62-64, 69, 86; E. Bonora, Il canto XXVII dell'Inferno, in Lect. Scaligera I 965-996.