Malatesta
Famiglia costituita agl'inizi da ricchi proprietari terrieri, imparentati coi conti di Montefeltro e di Carpegna, i M., originari, probabilmente, dal castello di Verucchio, s'inurbarono in Rimini nel corso dei secoli XII e XIII.
Dopo aver assecondato l'orientamento filo-imperiale del comune riminese, i M., attorno alla metà del Duecento, in concomitanza col declino delle fortune di Federico II, e col successo della legazione papale del cardinale Ottaviano degli Ubaldini nel mondo lombardo-romagnolo, passarono al guelfismo militante. Vennero così a rappresentare, e non solo nella loro città e regione, un sicuro punto di riferimento e di sostegno alla realizzazione dei programmi politici della curia romana, tesi, proprio allora, all'integrazione della ‛ Romandiola ' entro lo stato della Chiesa; e, insieme, un valido appoggio all'attuazione dei piani egemonici della dinastia angioina in Italia. Ma dopo il sanguinoso mucchio di Forlì (If XXVII 44) e soprattutto in seguito all'esaurirsi della resistenza ghibellina alla dominazione papale, i M., nella generale crisi del guelfismo, si arroccarono sempre più decisamente nella difesa delle autonomie riminesi, dissociando i propri programmi da quelli dei rettori e legati apostolici. Tale frattura si accentuò ulteriormente quando i M., a cavaliere dei secoli XIII e XIV, riuscirono a insignorirsi di Rimini.
È precisamente in questo contesto politico che D. prende a considerare, a una a una, alcune delle più rappresentative figure malatestiane; ma non certo in modo episodico e dispersivo, ché la raffigurazione di questi personaggi è sorretta dal comune motivo etico-psicologico, che si fa poetico, della ‛ tirannide ', intesa non tanto come esperienza storica circoscritta, ad esempio, all'area malatestiana, come nel caso nostro, quanto piuttosto come momento necessario e provvidenziale del dramma umano di espiazione e di liberazione dal male. Di tale dramma, appunto, i M. ricordati da D. diventano quasi simboli poeticamente significanti.
Persino dietro il dramma di Paolo M. e di Francesca da Polenta (If V 82-138) è ben presente una rigida logica dinastica, tesa, mediante l'unione fra Giovanni (Gianciotto) M. e Francesca, a fini di tirannide. In realtà tale politica matrimoniale, senza dubbio all'origine di quella tragedia, era destinata a rassodare un'alleanza familiare fra M. e Polentani proprio nel momento più critico della loro ascesa al dominio signorile, rispettivamente su Rimini e su Ravenna. Una simile logica dinastica, non certo ancora ingentilita dall'introduzione alla corte malatestiana di costumanze cavalleresche e cortesi, era destinata, dunque, a condizionare non solo la fortuna storica di questo casato, segnata da un retaggio inconsueto di tradimenti e violenze, ma anche il sostrato psicologico dal quale prendono rilievo le rievocazioni dantesche dei Malatesta.
Al motivo della ‛ tirannide ', infatti, si richiamano, questa volta direttamente, gli altri passi della Commedia relativi ai M.: quello nel quale D. rievoca uno degli episodi salienti del delittuoso tirocinio politico dei M., quando Malatesta da Verucchio (v.) e, il figlio Malatestino, ormai prossimi a insignorirsi di Rimini, non esitarono a sopprimere nella persona di Montagna de' Parcitadi l'ultimo e più tenace oppositore alle loro aspirazioni di dominio (If XXVII 46-48). A un decennio dopo circa, quando già il potere malatestiano appariva consolidato all'interno di Rimini e si andava ora estendendo verso la Romagna e la Marca Anconitana, si riferisce un altro passo della Commedia, dove Pier da Medicina allude a Malatestino M., tiranno fello (XXVIII 81), come unico protagonista di un nuovo crudele tradimento: v. MALATESTA, Malatestino.
Bibl. - P. Cantinelli, Chronicon, a e. di F. Torraca, in Rer. Ital. Script.² XXVIII 2, città di Castello 1902, 23, 56, 60, 84; L. Tonini, Della storia civile e sacra riminese, II, Rimini 1856, 398 ss.; III, ibid. 1862, 241 ss.; IV, ibid. 1880, 274 ss.; P.D. Pasolini, I tiranni di Romagna e i papi nel Medio Evo, Imola 1888, 91-100; F. Torraca, Studi danteschi, Napoli 1912, 94, 319-321; G. Pecci, D. e l'origine di casa M., Rimini 1921; P. Zama, I Malatesti, Faenza 1956; A. Vasina, I Romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell'età di D., Firenze 1964, ad indicem; J. Larner, The Lords of Romagna, Londra 1965, ad indicem.