Malaspina
Stirpe feudale di Lunigiana, le cui origini si fanno risalire alla divisione in famiglie della stirpe obertenga agl'inizi del sec. XI.
Eponimo della casata fu un Alberto detto il M. (pronipote del capostipite Oberto Obizo), il quale nel 1124 stipulò col vescovo Andrea di Luni una pace placitata dai " boni homines " lucchesi. Suo figlio Oberto Obizo III fu in lotta con il comune di Genova, contro cui promosse una rivolta feudale della Liguria orientale; partecipò inoltre alle lotte comunali contro il Barbarossa, col quale in seguito si alleò, per poi riaccostarsi alla Lega Lombarda. In questo periodo i possessi della famiglia, derivati dall'eredità di parte della marca obertenga, che alle origini si estendevano sulla Toscana settentrionale, la Liguria orientale e parte della Lombardia, si erano ristretti, a causa dell'estensione vescovile e comunale, alle alte valli dell'Appennino fra il passo dei Giovi e i valichi della Garfagnana e del Modenese, costituendo un complesso territoriale di notevole importanza strategica. Agl'inizi del sec. XIII, tuttavia, i M., respinti dalle città che premevano sul loro territorio, rifluirono nei possessi aviti di Lunigiana la cui riconquista era iniziata al tempo di Obizo III e dei suoi tre figli e stipularono col vescovo Gualteri di Luni un trattato di pace tendente a stabilire una sorta di condominio fra i due poteri (1202): il conseguente declino dell'autorità vescovile provocò un consolidamento delle fortune della famiglia. Il 28 agosto 1221 Corrado I, figlio di Obizzone di Obizo III, con atto stipulato nella chiesa di S. Andrea di Parma divise i beni feudali della famiglia con il cugino Opizzino di Guglielmo, dando origine ai due rami dello ‛ Spino Secco ' e dello ‛ Spino Fiorito ', così denominati dal blasone che presero. Da questi due rami principali derivarono altre suddivisioni: quello dello ‛ Spino Secco ' di cui fu capostipite Corrado, si divise con i suoi figli nei rami dei marchesi di Mulazzo, Val di Trebbia, Villafranca, Giovagallo (1266); mentre quello dello ‛ Spino Fiorito ' di cui fu a capo Opizzino, dette origine ai tre rami di Verrucola, Filattiera, Olivola (1275). Nonostante i loro molteplici frazionamenti, che li portarono a militare in campi opposti, i M. continuarono a difendere concordemente i propri interessi in Lunigiana, al cui potere vescovile dettero gli ultimi colpi agl'inizi del sec. XIV. Nel 1306, infatti, con la pace di Castelnuovo, in cui D. fu procuratore per Franceschino marchese di Mulazzo, tutte le conquiste fatte dai M. nel corso del sec. XIII furono convalidate. Ultimo momento di espansione della famiglia fu con Spinetta il grande della Verrucola, che lottò con Castruccio Castracani perdendo gran parte dei suoi possessi che poi riconquistò alla morte del Castracani, dando quindi origine al marchesato di Fosdinovo dal quale derivò in seguito il marchesato di Massa. Col sec. XV iniziò la disgregazione dei possessi feudali dei M. a causa delle pressioni di Firenze e di Genova.
D. in Pg VIII 121-132 tesse un sentito elogio della famiglia M. che presenta come la corte ideale in cui si conservano intatte le virtù cavalleresche (non si sfregia / del pregio de la borsa e de la spada); queste sono così naturali, in essa, che, perché il capo reo il mondo torca / sola va dritta e 'l mal cammin dispregia. Il passo in questione, che si richiama alle formule della canzone En amor, con cui Amerigo di Pegulhan loda Corrado il vecchio (Sapegno), ci fa partecipi di quanto profondo fosse l'attaccamento ideale di D. ai M., che agli occhi del poeta rappresentano la perpetuità di un mondo feudale fatto di cortesia, liberalità, virtù militari. " L'inno ai Malaspina ", osserva il Donadoni, " è più commosso, più intimo che quello agli Scaligeri... I Malaspina sono la tradizione: sono l'oggi germinato dallo ieri: figurazione più poetica e cara ". E anche la profezia dell'esilio fatta a D. da Corrado M. (Pg VIII 133-139) perde il suo contenuto drammatico per apparire soprattutto come una possibilità offerta al poeta d'inserirsi in questo mondo cortese, verso cui si sente legato idealmente: " la tristezza e, nello stesso tempo, l'orgoglio del proprio esilio, naturale in un mondo in cui il Diritto o la giustizia erano sbanditi, e in cui non restava che la consolazione superba e amara di ‛ cader co' buoni ' " (Petronio).
Il soggiorno di D. presso i M. si fa risalire all'ottobre del 1306, come testimonia il documento in cui il poeta compare quale procuratore di Franceschino di Mulazzo. " Magnificus vir d. Francischinus marchio Malaspina fecit... suum legitimum procuratorem... Dantem Alegerii de Florentia ad pacem... recipiendam a... Lunensi episcopo et comite... ". Legami di amicizia devono esser intercorsi fra il poeta e Moroello, vapor di Val di Magra (If XXIV 145), condottiero dei guelfi neri, cui si pensa sia dedicata l'epistola IV, a nome del quale D. risponde a un sonetto indirizzatogli da Cino da Pistoia (Rime CXII-CXIII) e alla cui moglie Alagia Fieschi tesse inoltre un sentito elogio in Pg XIX 142-145. Ricorda quindi Corrado l'antico in relazione al discendente Corrado II (Pg VIII 118-119), e il Lunensem pontificem Gherardino da Filattiera (Ep XI 15).
Bibl. -Oltre alla bibliografia indicata alle voci dei singoli personaggi, una buona documentazione sui M. ai tempi di D. è contenuta nel Codice Diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di D. (1265-1321), a c. di A. Ferretto, in " Atti Soc. Ligure Storia Patria " XXXI 1 e 2 (1901-03) ad indicem; si veda inoltre Piattoli, Codice 98, 99; Davidsohn, Storia, ad indicem; G. Petronio, Il canto VIII del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 263-285; E. Donadoni, Il canto VIII del Purgatorio, in Lett. dant. 827-846.