MÁLAGA (A. T., 43)
Città dell'Andalusia, per popolazione (160.228 ab. nel 1930) la quinta città della Spagna; sorge in una vega formata dalle alluvioni dei fiumi Guadalhorce e Guadalmedina. Quest'ultimo la divide in due parti; quella sulla riva destra corrisponde al quartiere industriale, l'altra al vecchio centro che risale alla colonizzazione cartaginese. Nonostante la sua grande antichità, Málaga ha aspetto di città moderna, perché moderno è il suo sviluppo, determinato, oltre che dall'accresciuta importanza del suo porto, dall'impianto di alcune grandi industrie (tessuti di cotone, raffinerie di zucchero, alti forni), in rapporto quasi tutte con le risorse delle zone vicine (miniere di ferro, rame, piombo, antimonio; produzione di canna e barbabietola da zucchero, ecc.). Ciò non ostante il commercio dei vini e delle uve forma ancora la base più solida della prosperità di Málaga.
L'uva che serve a tale produzione è prevalentemente della qualità Pedro Ximenes coltivata sulle colline che circondano la piana di Málaga. Nella preparazione di questi vini entrano varî ingredienti; la base è il cosiddetto vino dolce, ottenuto raccogliendo il mosto che cola spontaneamente da uve appassite per qualche giorno al sole, e poi disposte a strati entro palmenti. Dopo poco più di un mese, durante il quale il mosto ha parzialmente fermentato, s'aggiunge a esso un poco d'alcool, indi si conserva in cantine a pianterreno per qualche anno. A questo vino s'aggiungono poi: del vino maestro, o mosto alcoolizzato; del vino tinto, altra specie di mosto ottenuto da uve fortemente appassite e un po' alcoolizzato; dell'arrope, mosto concentrato a fuoco diretto e, per il Málaga bruno o color, anche del vino de color, che è dell'arrope caramellizzato. Il tipo di vino di Málaga più noto in Francia e in Italia è appunto il Málaga bruno o nero, che è formato da una mescolanza di vini pressoché asciutti, di vini dolci e alcoolizzati, di arrope e di vino de color. I vini di Málaga migliorano molto con l'invecchiamento. La loro età risulta dalla media dell'età dei varî vini che si mescolano per la preparazione di ciascun tipo. La composizione varia sensibilmente a seconda dei tipi: l'alcoolicità oscilla fra il 14 e il 18%; lo zucchero fra il 14 e il 21% e più l'acidità fra il 0,4 e il 0,7%; l'estratto secco senza zucchero da 3,2 a 6,8%.
Lo sviluppo industriale di Málaga ha determinato anche qui la formazione di centri satelliti (Caleta, El Palo), la costituzione di quartieri operai, il migliorarsi delle comunicazioni (tramvie, ferrovie vicinali) e un intenso rinnovamento edilizio che tende a far sparire le piccole costruzioni della vecchia città e soprattutto le viuzze sudice e tortuose che l'hanno finora caratterizzata.
La popolazione è più che triplicata nell'ultimo secolo, passando da poco più di 50 mila ab. nel 1828 a 103 mila nel 1900, e 150 mila nel 1920.
Monumenti. - Non molti sono i resti superstiti della città antica punica e romana: si ritiene di struttura fenicia l'angolo d'una torre che fa parte delle mura della fortezza dell'Alcazaba (situata sul colle dove era sorta la città primitiva); la necropoli fenicia ha restituito finora un solo sepolcro che conteneva interessanti oreficerie. Della città romana, invece, oltre numerose iscrizioni, monete, sculture e frammenti vascolari, furono ritrovati bensì i resti d'un tempio, d'un anfiteatro, d'un acquedotto, ecc.; ma quei resti andarono poi quasi tutti distrutti.
Il più importante dei monumenti dell'epoca seguente è la cattedrale, incominciata nel 1522, e attribuita a Diego de Siloé. La sua costruzione durò a lungo; e benché gli architetti che si succedettero a dirigerla abbiano potuto modificare in qualche parte il primo progetto, si scorge che questo doveva avere rispondenze con la cattedrale di Granata, di cui il de Siloé era stato capomastro. Le tre navate sono divise fino al transetto da otto pilastri costituiti da gruppi di colonne corinzie su piedistalli. La facciata principale è fiancheggiata da due torri, una delle quali è rimasta interrotta. La porta della sacrestia data dall'epoca della regina Isabella la Cattolica, e appartenne a una delle quattro chiese parrocchiali innalzate nel 1487 dopo la Riconquista; essa rammenta il gotico fiorito di S. Giovanni dei Re a Toledo. Il coro fu eseguito dal 1592 al 1598 da Vergara il Giovane e dal 1598 al 1623 da Pedro Diez de Palacios. Negli stalli di legno intagliato si vedono numerose statue di Pedro de Mena y Medrano. La chiesa di S. Filippo Neri fu progettata da Ventura Rodríguez (secolo XVIII): ha forma ellittica. L'Alcazaba è una fortezza le cui prime origini risalgono alla dominazione fenicia. Il castello di Gibralfaro, della stessa epoca remota, fu ricostruito dal re di Granata alla fine del secolo XIII; è riunito all'Alcazaba mediante mura. Va ricordata anche la Dogana, edificio della seconda meta del secolo XVIII, opera di Manuel Martín Rodríguez.
Storia. - L'antica Malaca fu città della Baetica, nel paese dei Bastuli. Essa fu in origine una colonia fondata dai Cartaginesi nei pressi della greca Menace, benché Avieno, seguito da qualche studioso moderno, voglia a torto identificare addirittura Malaca con Menace (v.). Nell'anno 205 a. C. cadde in potere dei Romani: sotto di essi diventò dapprima una civitas foederata e poi, in seguito alla concessione dello ius Latii fatta da Vespasiano a tutta la Spagna, un municipium col nome di Flavium.
Fra l'81 e l'84 d. C. Domiziano con la lex Flavia municipalis Malacae data fissò gli statuti municipali della città. La legge è parzialmente conservata in una tavola di bronzo, trovata nel 1851 presso Málaga insieme con altra tavola pertinente agli statuti municipali (coevi) di Salpensa. La tavola malacitana contiene, su cinque colonne e in perfetto stato di conservazione, i capitoli 51-69 in. (numerati): si può calcolare che sia la terza di 405 tavole sulle quali tutta la legge era incisa. I dati che ci restano concernono l'eleggibilità alle magistrature municipali, la procedura elettorale, il giuramento degli eletti, il patronato sul municipio, il divieto di demolizione degli edifici, gli appalti di opere pubbliche e d'imposte.
Molte disposizioni lumeggiano istituti poco noti del diritto pubblico romano; e soprattutto quella speciale garanzia praticata nei contratti amministrativi, e ancora alquanto misteriosa, che è la praediatura.
Malaca fu ascritta alla tribù Quirina e appartenne al Conventus iur. Gaditanus. Situata sulla grande Via Augusta costiera che da Gades portava a Carthago Nova e a Valentia, Malaca fu, in età romana, nota e ricca soprattutto come centro dell'industria della pesca e del pesce salato (tarichos), uno dei più pregiati anche in Roma, il quale si preparava in speciali bacini di salatura e si diffondeva poi da Málaga per mezzo del suo porto, che era tra quelli di maggiore traffico nel Mediterraneo occidentale.
Conquistata dai Visigoti e dopo dagli Arabi, durante il califfato, il suo vescovo Hostegesis convocò un concilio a Cordova. Dopo la caduta del califfato, fu fatta capitale d'uno dei cosiddetti regni di Taifas, sotto la dinastia degli Ḥammüditi. Fu conquistata dai Re Cattolici nel 1487, dopo la resistenza eroica opposta dal valoroso capo Aḥmed ez Zegrī. Nel 1501 e nel 1568 fu teatro di ribellioni di moriscos" e nel 1656 l'attacco d'una squadra inglese le causò gravi danni. Durante l'invasione francese la città fu presa nel 1810. Nel 1831 vi fu fucilato il generale liberale José M. Torrijos con 50 compagni.
Presso Málaga, durante la guerra di successione di Spagna, si svolse (24 agosto 1704) una battaglia tra la flotta anglo-olandese comandata da G. Rooke e quella francese agli ordini del conte di Tolosa. Il Rooke che aveva occupato il 4 agosto Gibilterra, attese, a circa 25 miglia a S. di Málaga, la squadra francese inviata alla riconquista della piazza. La squadra inglese attaccò per prima, alle 10 antimeridiane, ma senza premere mai decisamente sui punti attaccati. La tattica opposta dai Francesi fu prevalentemente ostruzionistica, e mirò a disturbare il più possibile le manovre via via compiute dall'avversario. La battaglia si esaurì così in una serie di episodî separati, e cessò dopo molte ore senza che né l'uno né l'altro dei contendenti potesse dirsi vittorioso, ma praticamente il successo fu degli Anglo-olandesi, poiché i Francesi abbandonarono ogni idea di riconquistare Gibilterra.
Bibl.: Per la cattedrale di Málaga, v.: A. Calzada, Historia de la arquitectura en España, Barcellona 1928. - Per l'antica Malaca, v. C. Bermúdez, Sumario de antig. romanas, Madrid 1832; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, Torino 1916; R. de Berlanga, Monumenta historica Malacitana, Malaga 1864; id., Malaca. Noticia de descubrimientos en 1904-1906, in Rev. de la Asoc. art. arqueol. barcelonese, 1905-1908; Corpus Inscr. Lat., II, p. 251 seg. - Per la legge malacitana (testo in Corp. Inscr. Lat., II, n. 1964), v.: R. de Berlanga, Estudios sobre los dos bronces encontrados en Málaga, Málaga 1853; Ch. Giraud, Les tables de Salpensa et de Malaca, 2ª ed., Parigi 1856; id., La lex Malacitana, in Rev. hist. de droit, XII (1886), pp. 303 segg., 433 segg.; XIII (1867), p. 79 segg.; O. Gradenwitz, Die Stadtrechte im Urso-Salpensa. Malaca, ecc., in Sitzungsberichte der heidelberg. Akademie der Wissenschaften, Heidelberg 1920; id., Praedes und praedia, in Zeitschr. d. Savigny-Stift., XLII (1921), p. 565 segg.; id., Nochmals: Die römischen Stadtrechte, ibid., XLIII (1922), p. 439 segg.; E. R. Hardy, Three Spanish charters, Oxford 1912, p. 1 segg.; H. Hubner, Corp. Inscr. Latin., loc. cit.; E. Laboulaye, Les tables de bronze de Malaga, in Rev. hist. de droit, I (1955), p. 529 segg.; van Lier, De inscriptionibus Salpensana et Malacitana, Utrecht 1865; Th. Mommsen, Die Stadtrechte der lateinischen Gemeinden Salpensa und Malaga, in Jurist. Schriften, I, Berlino 1905, p. 265 segg.; van Swinderen, Disquisitio de aere Malacitano et Salpensano, Groninga 1867.
La provincia di Málaga.
La più piccola (7285 kmq.), ma la più densamente popolata (84 ab. per kmq.) delle otto provincie andaluse. Il territorio, quasi tutto montuoso, si stende sul pendio meridionale della Cordigliera penibetica nella sua porzione occidentale, fino al Mediterraneo, di cui la provincia comprende un tratto abbastanza lungo, dalla foce del Guadiaro alle ultime propaggini della Sierra de Almijara. Su quest'ultimo lato il rilievo, che è dovunque piuttosto mosso e accentuato, si mantiene vicino ai 2000 m. (e li supera anzi nella Sierra Tejeda); verso N. invece si deprime nel largo altopiano mesozoico della Sierra de Yeguas (500 metri in media), caratteristico per il ricco sviluppo dei fenomeni carsici (lagunas). A occidente l'aspra Serrania de Ronda continua il cercine montuoso che frangia l'intera provincia, e questo chiude come un gigantesco baluardo la cosiddetta hoya, o fossa, di Málaga, zona più acclive, che scende al mare sulla sinistra del largo solco tettonico segnato dal corso del Guadalhorce. Il clima piuttosto aspro e fresco delle fasce montane contrasta con quello molto più mite della hoya (a Málaga il termometro non scende di regola al di sotto dei +7° d'inverno e non supera i 30° d'estate), mentre le piogge restano relativamente abbondanti (con massimi invernali) anche nelle zone meno elevate. Sono così possibili le colture più varie, comprese quelle d'alcune piante tropicali (canna da zucchero), che vi prosperano accanto alle tipicamente mediterranee (agrumi, fichi, mandorli, ulivi) e soprattutto accanto alla vite che vi dà frutti ricercati sia per la vinificazione, sia per le uve da tavola.
Le estreme propaggini del rilievo andaluso, finendo ripide al mare, non lascian posto quasi in nessun luogo a una cimosa litoranea, né s'aprono in comodi ripari; le comunicazioni con l'interno sono poi più difficoltate che favorite dal brusco profilo di fondo dei torrenti che rigano il pendio meridionale penibetico. Gli insediamenti rivieraschi sono possibili solo dove il cercine montuoso s'allontana dal mare, e fa posto ad abbastanza larghe e acclivi strisce alluvionali: così si spiega lo scarso numero e l'importanza poco più che locale (pesca) dei porti della provincia (Neria, Marbella, Estepona), non escluso quello stesso di Málaga, il cui sviluppo recente è in gran parte in funzione dell'antistante colonia riffena. Molto più fitti e importanti invece i centri interni, soprattutto sul corso inferiore dei fiumi e nella hoya; fra questi Ronda, che supera, e Vélez Málaga che si avvicina ai 30 mila ab.; Coín, che ne conta 15 mila, ed Antequera (nel comune oltre 31 mila), al centro dell'altipiano settentrionale.
La popolazione della provincia, che contava 500 mila ab. nel 1877, ne aveva 519 mila nel 1887, ma scendeva a 485 mila dieci anni dopo. L'aumento è tuttavia ripreso rapidamente: 512 mila abitanti nel 1900, 523 nel 1910, 554 nel 1920' e 609 nel 1930.
Bibl.: J. Carandell, Un típico paisaje cárstico en Andalucía: el Torcal de Antequera, in Bol. R. Soc. Españ. de Hist. Nat., XXIII, Madrid 1923; id., Apuntes fisiográficos de la región andaluza: el Guadalhorce en el Chorro de los Gaitanes, in Ibérica, X (1923), n. 471; D. Orneta, Bosquejo físico-geológico de la región septentrional de la prov. de Málaga, Madrid 1877.