Malacoda
Diavolo della bolgia dei barattieri (cfr. If XXI 76-78, 79, 85-87, 103-126, XXIII 141); eletto dagli altri diavoli a parlamentare con Virgilio, ne ascolta le ragioni, ordina che non sia ferito, e sgrida a tempo Scarmiglione che sta per uncinar D.; ordisce l'inganno del ponticello, a cui Virgilio abbocca, e consiglia i due poeti ad accompagnarsi con la decuria demoniaca, di cui egli sceglie i componenti, affidando loro l'incarico di pattugliare attentamente lungo l'argine della bolgia.
Il nome, coniato sullo stesso tipo di Malebolge e Malebranche, resta chiaro sia dal punto di vista lessicale che da quello delle possibili allusioni. L'aggettivo sottolinea la malizia che è propria non solo della bolgia, ma di tutto il cerchio. L'elemento sostantivale, ‛ coda ', richiama espressamente, come già sottolinearono Benvenuto (" Iste dux daemoniorum... habet caudam scorpionis, quae est cauda Gerionis, qui pungit in fine et occulte ") e il Serravalle, la sozza imagine di froda. Per il suo parlar pieno di lacciuoli, M. è davvero il diavolo più consonante psicologicamente con la figura del guardiano del regno della frode; anzi, se in quest'ultimo la frode è arma rappresentativamente scoperta, sì che Virgilio può porsi scudo fra essa e il discepolo, in M. essa rimane arma talmente occulta da pungere chiunque, anche il più vigilante degli spiriti. " Malacoda si può interpretare cattivo fine ", scrisse il Landino, in comunanza di veduta col Buti e con l'Anonimo.
A far intender la sua origine prettamente toscana e di tipo popolare-religioso, il Tommaseo annota nel suo commento: " in S. Caterina e nell'uso delle monache senesi fin nel secolo passato, il diavolo Malatasca ". Ma il Torraca ha fatto poi osservare che il nome figura addirittura come proprio nella cronaca di Lemmo di Comugnori, il quale " segnò al 1309 la morte di un Pietro di Malacoda "; il poeta lo poté quindi benissimo ricavare da un cognome del suo tempo con un intento ironico-allusivo che a noi oggi non appare completamente chiaro. il Rossetti credette di scorgere adombrata nella figura di M. la persona di Corso Donati, ipotesi che non ha avuto seguito, destituita com'è di ogni fondamento critico, pur se resta il primo tentativo di lettura politica del canto XXI. Più storicamente probante invece l'ipotesi del Luiso, il quale, partendo dallo stesso intento del Rossetti, riporta però all'ambiente lucchese l'escatologia dantesca dei diavoli barattieri (cfr. Lucca).
Bibl. - G. Rossetti, Commento Analitico [dell'Inferno], Londra 1826-27; A. Graf, I demoni, gli angeli, le Potenze divine, in Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, Torino 1925; F.P. Luiso, La leggenda del Volto Santo, Pescia 1928; id. L'anzian di Santa Zita, in Miscellanea Bongi, Lucca 1931.