Malabocca
. - Personificazione del Fiore, equivalente a " Male bouche " nel Roman de la Rose. Vi è rappresentato un elemento caratteristico della tradizione cortese: il pubblico dei maldicenti che, divulgando i segreti degli amanti, creano continui ostacoli alla loro felicità. Guillaume de Lorris, con l'approfondimento teorico permessogli dall'allegoria, ne aveva fatto un'entità impersonale, inserita in una dinamica di forze repressive al servizio di Castità e di Gelosia.
M. è il responsabile della seconda caduta dell'Amante (come Schifo lo era stato della prima). Nonostante le cautele usate dagli amanti per sottrarsi alla sua sorveglianza (XIX 14; cfr. Rose 2833-36 e 3033-36), M. si avvede del bacio e risveglia Gelosia e Castità, mettendo così in moto il processo della reazione (XXI 5, Rose 3511-30; XLVIII 9, Rose 7260-71). Nel castello costruito da Gelosia per rinchiudere Bellaccoglienza (in cui fanno blocco componenti psicologiche e sociali), M. viene posto a guardia di uno dei portali, assieme a Schifo, Paura e Vergogna (XXX 13-14; Rose 3889-3910). Sarà lui il nemico peggiore (Que' fu 'l nemico che più mi v' affese, XXXII 7), sorvegliando notte e giorno le mura e lanciando le sue accuse infamanti contro le donne (XXXII 5; Rose 3889-3910). In tal modo egli si attira l'odio degli altri guardiani, che non si mostreranno per nulla addolorati della sua morte (CXCIV 9; e così la Vecchia: CXXXIX 9, e cfr. CXL 5-6).
Nemico principale, M. sarà anche il primo a cadere. Piegandosi all'accorto consiglio di Amico (L-LI; Rose 7333-98), l'Amante rinuncerà al proposito di una sfida aperta (LXVIII-LXIX; Rose 7809-78), e ricorrerà a una tattica fraudolenta, nascondendo la sua ira e mostrandosi sottomesso e cortese: Allor mi comincia' fort' a gecchire / ver Malabocca, il mi' crude/ nemico (LXXIII 4; Rose 10287-88). È per sconfiggere M. che intervengono le personificazioni di Falsembiante e Costretta-Astinenza, cui i baroni di Amore, concordi, affidano il compito di dare scacco matto al crudele avversario (LXXXIV 4; Rose 10719-24). Ingannato dall'apparente disinteresse mostrato dall'Amante per la donna (Costretta-Astinenza) e dai suoi atti di sottomissione (Falsembiante), M. finirà per convincersi, pur con forte riluttanza, di essersi ingannato sulle intenzioni del giovane, e soccomberà ai propositi di Falsembiante che, assistito dalla compagna, gli taglierà la gola (CXXIX-CXXXVI; Rose 12033-380; per il valore simbolico del gesto, cfr. Rose 7394-97 " Bien serait sa jangle cassee / s' il li poait, senz plus, sembler / que n' eüssiez talent d'embler / le bouton qu' il vous a mis seure "). Vinto M., l'Amante avrà ormai libero l'accesso al castello (CC 10; Rose 14726-31). Vedi anche CXXXIX 7-CXL 8 (Rose 12448-71); CCXXVI 14 (Rose 21296).
Analogamente al Roman de la Rose, dov'è accompagnato da soldatesche normanne (vv. 3889-90,10724,12374), M. è detto nativo di Normandia (XXIX; e cfr. XXI 5; XLVIII 12), secondo i modi di una geografia morale che saranno tipici della Commedia. Egli è ladro (XXI 5) in quanto, spiega Jean de Meung (Rose 7356-76), sottrae alla gente il bene prezioso della buona reputazione; oltre che traditor (LXIX 5; cfr. il gioco di Rose 7355-56 " Male Bouche si est boulierres. / Ostez bou, si demourra lierres "), perché coglie i nemici alle spalle (" Il n' est pas anemis ouverz, / car, quant' il het ou ome ou fame, / par darriers le blasme e diffame ", Rose 7822-24). Il suo vizio riceve una caratterizzazione bestiale dall'immagine canina: Se tu lo sfidi o batti, e' griderà, / chéd egli è di natura di mastino: / chi più 'l minaccia, più gli abbaierà (LXIX 9-11; cfr. Rose 7392-93); quel cagnone (LXX 4; e cfr. anche CXXX 12 quel Malabocca maldicente / ... che tal gola / avea de dir male d'ogne gente). A lui si riferiscono inoltre le metafore musicali (con una nota grottesca la quale risuona anche nelle sue parole in XXXII 12-14): que' ch'ogne mal sampogna (XIX 14); non finava né notte né giorno / a suon di corno gridar (XXXII 9-10), le quali riprendono un motivo diffusamente svolto nel Roman de la Rose (vv. 3896-3902, 7265, 12273); oltre a quelle balistiche di LI 12-14 (ma quel normando incontanente scocca / ciò ched e' sa, ed in piazza ed a santo, / e contruova di sé e mette in cocca), che avranno poi grande sviluppo nella Commedia. Il nome di M. si presta infine a giochi e allusioni etimologiche, come dir mal (XXX 14, L 8, CXXX 14), maldicente (CXXX 12, CXXXIX 9); mal tranello (LI 7); e cfr. anche lingua fiera (CXXXIX 7).
Oltre ai passi citati, il nome di M. compare anche nei seguenti luoghi: L 1, LI 6 e 10, LXVIII 10, LXIX 12, LXX 7, CXXIX 14, CXXXI 3 e 9, CXXXII 1, CXXXIV 1, CXXXV 2, CXXXVI 1 e 12.
Il modello lessicale di M. servirà a D. nella Commedia a coniare nomi demoniaci, come Malacoda e Malebranche (in cui il primo elemento rimane invariato, mentre il secondo è sempre rappresentato da una parte - significativa - del corpo), nonché il toponimo Malebolge. Come nel Fiore, così nei canti dei Malebranche il nome dei diavoli troverà rispondenza in allusioni etimologiche come mal piglio (If XXII 75), male gatte (v. 58).