MAIONE di Bari
Uomo politico del regno di Sicilia nel sec. XII, la cui figura, oscurata dalla faziosità di Ugo Falcando, è stata rimessa nella vera luce dalla critica storica dei nostri tempi. Figlio d'un protogiudice di Bari, fornito d'una cultura letteraria e filosofica notevole per quel tempo, servì Ruggiero II prima da scrinario, poi da vicecancelliere e in fine da cancelliere. Dal re successore fu elevato a grande ammiraglio degli ammiragli (primo ministro) e in questa suprema carica, che gli attirò la gelosia e l'odio sempre crescente dei grandi vassalli, fu dal re lasciato arbitro delle sorti del regno. Fu lui quindi che nel 1154 cercò di separare Adriano IV dal Barbarossa e Venezia da Manuele Comneno; che spinse Guglielmo I a uscire in campo contro i ribelli e domarli, che convertì il papato da nemico in prezioso alleato, che separò Genova da Bisanzio e condusse felicemente a termine la guerra con il Comneno. Cresciuto enormemente in potenza, come aveva fulminato gli avversarî interni, così largheggiò in compensi con i servitori fedeli, ma rese anche più fieri gli odî e più attivi i maneggi degli avversarî superstiti, capitanati dal conte di Loritello. Costoro riuscirono a guadagnarsi Matteo Bonello, giovane nobilissimo e valoroso, al quale M. aveva promesso la mano di sua figlia e affidato la missione di conciliargli i nemici della Calabria. Ma, qui giunto, il Bonello, sedotto dall'offerta di matrimonio con l'ambita contessa di Catanzaro, passò perfidamente al campo opposto, pur continuando a fingersi devoto al grande ammiraglio. Reduce quindi a Palermo, ordì il colpo, e la notte del 10 novembre 1160, appostatosi con sei sgherri nella via che M. doveva percorrere ritornando dall'arcivescovado alla reggia, di sua mano l'uccise.
Bibl.: G.B. Siracusa, Il regno di Guglielmo I, 2ª ed., Palermo 1929.