MAINERI, Maino (Manio)
Nacque a Milano tra il 1290 e il 1295. Il padre Giacomo apparteneva a una antica famiglia lombarda, ricca di beni feudali e allodiali nel Comasco e nel Lodigiano, in gran parte acquisiti nel 1174 dal monastero pavese di S. Pietro in Ciel d'Oro. Dopo la sconfitta dei Della Torre, al cui fianco i Maineri erano schierati, la famiglia subì i bandi e le confische decretati dai vittoriosi Visconti. Il giovane M. scelse la via della Francia con la protezione del fiorentino Andrea Ghini Malpighi, che si trovava alla corte del re Carlo IV il Bello.
Già magister artium dello Studio parigino - come è indicato nel Tractatus de intentionibus secundis (Siviglia, Biblioteca capitular y Colombina, Mss., 5.6.12) - tra il 1325 e il 1326 vi conseguì il baccellierato in medicina. Nel 1331 era maestro reggente della facoltà medica e il 3 aprile di quell'anno gli fu concessa la necessaria dispensa papale per esercitare, benché coniugato, le funzioni connesse a un grado per il quale lo Studio imponeva il celibato. Il M. soggiornò a Parigi - in rue de l'Harpe - fino al 1336, quando probabilmente seguì Ghini, già vescovo di Arras, nella nuova sede episcopale di Tournai, nelle Fiandre, dove il M. potrebbe avere ottenuto il titolo di canonico, "carica che non gli poté dar fastidio, né fastigio maggiore" (Simonini, p. 7).
Dopo la morte nel giugno 1343 del suo protettore, il M. fece ritorno nella città natale, entrando nel 1346 al servizio della corte viscontea, forse grazie all'intervento di Tommaso di Saluzzo, già conosciuto a Parigi e legato da parentela ai Visconti. Medico di Luchino, il "Magister Maynus fysycus" fece parte del corteo di dignitari che nel maggio 1347 condusse Isabella Fieschi, moglie di Luchino, a Venezia (Chronicon Estense).
Alla morte di Luchino, il M. fu medico di Giovanni e in seguito di Galeazzo e Bernabò Visconti, arrivando a percepire - segno della stima di cui godeva a corte - un cospicuo stipendio in fiorini d'oro. Nel 1364 lasciò l'abitazione di Porta Ticinese, in cui risiedeva dal febbraio 1351, per soggiornare a Pavia e nel castello visconteo di Pandino per poi ritirarsi nella proprietà di famiglia a Mozzate nel Comasco, dove fondò la cappellania di S. Bartolomeo.
Del M. si ignora l'anno della morte, avvenuta tra il 1365 e il 1368.
Una pergamena segnalata da Cornaggia-Medici (Postumo accenno a M. de M., p. 171) nell'Arch. Cornaggia-Medici-Carena a Mozzate riporta un contratto di vendita del 20 nov. 1368 relativo a terreni siti in tale località e in cui sono menzionati gli eredi del "magister Magnus de Majneriis". Sulla identità di questi eredi non vi è però alcuna notizia certa, come è ancora oggetto di discussione se al M. si possa attribuire la paternità di Pietro, docente di medicina a Pavia, protofisico di Gian Galeazzo Visconti e infine vescovo di Piacenza.
L'opera più nota del M. è il Liber regiminis sanitatis, suddiviso in cinque parti, di cui la prima, a carattere introduttivo, ne illustra le finalità e analizza il concetto di sanitas, mentre le successive sezioni espongono - seguendo un modello ormai diffuso - le regole per il mantenimento della sanità e i diversi instrumenta a disposizione dei medici. Il trattato fu redatto a Parigi tra l'inizio del 1331 e la fine del 1334 e indirizzato a Ghini, che nella dedicatoria è indicato come vescovo di Arras, carica che Ghini ricoprì dal dicembre 1329 al settembre 1334. Impresso per la prima volta nel 1482 a Lovanio, fu più volte ristampato nel corso del XV secolo, mentre nel 1514 se ne ebbe una versione olandese, priva dei capitoli dedicati all'igiene sessuale. Nel 1504 T. Murchi attribuì però la paternità del trattato ad Arnaldo di Villanova, inserendone il testo nell'editio princeps degli Opera del catalano (Lyon 1504) e accusando il M. di aver operato uno sfacciato plagio. A tale accusa Murchi era stato indotto dalle tante coincidenze con il Regimen sanitatis già composto da Arnaldo nel 1305, coincidenze del resto riconosciute dallo stesso M. che nella dedica a Ghini dichiara l'intenzione di compendiare le regole già esposte da altri autori (cfr. Regimen sanitatis, ed. 1482, c. 1r). Malgrado la presenza nel testo di un preciso riferimento a un uso alimentare diffuso nella città natale, "et est civitas Mediolanum" (c. 83r), l'accusa di plagio è ribadita nelle edizioni di Arnaldo curate da S. Champier (Lyon 1520) e N. Taurellus (Basel 1585), per essere riproposta, nei secoli successivi, in bibliografie mediche e storie letterarie, tanto che Corte (p. 222) finì per ipotizzare che "possa il Magnino esser un invenzione", uno pseudonimo adottato dal fuggiasco Arnaldo "per camminare sicuro". Ma - ammoniva Tiraboschi - in mancanza di "testimonj autentici e sicuri" il M. "è in diritto di esser riconosciuto autore di questo libro, che da più Codici gli si attribuisce". Gli studi successivi hanno portato - grazie all'attenta analisi dei manoscritti - a tale definitivo riconoscimento.
Certa è l'attribuzione al M. anche del Libellus de preservatione ab epydemia, composto in occasione della pestilenza che nel 1360 colpì il Milanese ed edito - sulla base del codice individuato presso l'Arch. di Stato di Modena - da R. Simonini, M. de M. ed il suo Libellus de preservatione ab epydemia, Modena 1923, pp. 13-28. Pur non dubitando - in polemica con Firmico Materno - che l'anima umana abbia origine in Dio, il M. ritiene che dagli astri derivino le sofferenze fisiche. La causa primitiva della peste è quindi individuata in una negativa congiunzione astrale, mentre le norme profilattiche, i rimedi curativi e i precetti dietetici illustrati nel Libellus sviluppano quanto già sostenuto, a tale proposito, nel Regimen sanitatis.
Si deve a Thorndike (A medieval sauce-book, pp. 186-189) la pubblicazione dell'Opusculum de saporibus (Napoli, Biblioteca naz., Mss., VIII.D.35, cc. 52-53), testimonianza di quello stretto rapporto tra cibo e materia medica stabilito da Galeno nel De alimentorum facultatibus e già indagato dal M. nella sua opera maggiore. A ogni genere di alimento conviene - in base alle sue caratteristiche e qualità e ai principî medici esposti nel Regimen sanitatis - un determinato condimento, di cui il M. fornisce con minuzia gli ingredienti e le loro proporzioni, invitando a farne comunque uso moderato e al solo fine di riequilibrare le qualità negative dei diversi cibi.
La Biblioteca Ambrosiana di Milano conserva inoltre l'inedita Theorica corporum coelestium (Mss., E 114 sup., cc. 45-64), la cui stesura fu ultimata il 12 genn. 1358. Argomento sono i moti delle sfere e dei corpi celesti, con ampi riferimenti all'astrologia giudiziaria e precise osservazioni su congiunzioni e aspetti planetari. Del resto Simon de Phares, astrologo del re di Francia Carlo VIII, riporta che il M. "fist à Paris plusieurs jugemens particuliers de la science de astrologie", e nel riferimento di F. Petrarca a quel "magnum Astrologum" incontrato durante il soggiorno milanese degli anni 1353-61 (Seniles, III, ep. 1) si vuole trovare conferma del fatto che il M. sia stato non solo medico, ma anche astrologo dei Visconti.
Gli interessi filosofici del M. sono infine attestati dal già ricordato e inedito Tractatus de intentionibus secundis, dedicato a Tommaso di Saluzzo e composto intorno al 1323. È ancora controversa l'attribuzione al M. della raccolta di favole morali nota come Dialogus creaturarum o Contemptus sublimitatis, più volte data alle stampe tra il 1480 e il 1510 e sostenuta in particolare da Rajna sulla base della derivazione viscontea dei manoscritti noti e delle numerose osservazioni di carattere medico presenti nel testo.
Fonti e Bibl.: Chronicon Estense, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XV, 3, p. 146; Repertorio diplomatico visconteo, I, Milano 1911, nn. 389, 444, 775, 865, 1410, 1436 (per i docc. conservati a Milano nell'Arch. della Fabbrica del Duomo, nell'Arch. di Stato e nella Biblioteca Ambrosiana); Chartularium Univ. Parisiensis, a cura di H. Denifle - E. Chatelain, II, Parisiis 1891, nn. 852, 909, 924 s., 1184; Le carte del monastero di S. Pietro in Ciel d'oro di Pavia, II, a cura di E. Barbieri - M.A. Casagrande - E. Cau, Pavia 1984, doc. 69; W. Jobst, Chronologia omnium illustrium medicorum, Francoforti a.O. 1556, p. 111; P. Lecocq, Bibliotheca medica, Basileae 1590, p. 218; F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 406; G.A. Merklin, Lindenius renovatus, Norimbergae 1686, p. 770; B. Corte, Notizie istoriche intorno a' medici scrittori milanesi, Milano 1718, pp. 21 s.; J.J. Manget, Bibliotheca scriptorum medicorum, II, Genevae 1731, pp. 129 s.; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, Mediolani 1745, col. 830; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, V, Modena 1775, p. 217; A. von Haller, Bibliotheca medicinae practicae, I, Bernae-Basileae 1776, p. 449; Histoire littéraire de la France, XXVIII, Paris 1881, pp. 27, 54 s., 57 s., 74, 104; P. Rajna, Intorno al cosiddetto Dialogus creaturarum e al suo autore, in Giorn. stor. della letteratura italiana, X (1887), pp. 57-113; XI (1888), pp. 41-73; Id., M. de M. e i primordi dell'Univ. di Pavia, ibid., pp. 477 s.; Commentaires de la faculté de médecine de l'Université de Paris (1395-1516), a cura di E. Wickersheimer, Paris 1915, p. xlvii; G. Cornaggia-Medici, Cenni storici sulla cappellania di S. Bartolomeo di Mozzate, Milano 1926; Id., Postumo accenno a Maino de Maineri in una pergamena del 1368, in Arch. stor. lombardo, LIII (1926), pp. 170-173; Id., M. de' M. nella vita dei tempi suoi, ibid., LV (1928), pp. 142-151; Per la storia della famiglia Maineri, in Arch. stor. per la città di Lodi, XLVII (1928), pp. 167-170; S. de Phares, Recueil des plus célèbres astrologues, Paris 1929, p. 227; L. Thorndike, A history of magic, and experimental science, III, New York 1934, pp. 520 s.; Id., A medieval sauce-book, in Speculum, IX (1934), pp. 183-190; E. Wickersheimer, Dict. biographique des médecins en France au Moyen Âge, Paris 1936, pp. 533 s.; A.C. Klebs, Incunabula scientifica et medica, in Osiris, IV (1937), pp. 209-211; L. Thorndike, Three tracts on food in a Basel ms., in Bull. of the history of medicine, VIII (1940), p. 357; Storia di Milano, XI, Roma 1958, pp. 612 s.; L. Elaut, De Nederlandse Berwerking (1514 en 1554) van Magninus' Regimen sanitatis, in Het Boek, XXXVI (1963-64), pp. 80-88; C. Santoro, Gli offici del Comune di Milano e del dominio Visconteo-Sforzesco, Milano 1968, p. 268; T. Scully, The Opusculum de saporibus of Magninus Mediolanensis, in Medium Aevum, LIV (1985), pp. 178-207; J.L. Flandrin - M. Montanari, Storia della alimentazione, Bari 1997, pp. 394 s.; O. Weijers, Le travail intellectuel à la faculté des arts de Paris, VI, Turnhout 2005, pp. 71 s.; Rep. fontium historiae Medii Aevi, VII, p. 437.