MAINE de BIRAN, François-Pierre
Filosofo francese, nato a Bergerac il 29 novembre 1766, morto il 20 luglio 1824, nella sua terra di Grateloup. Amico di parecchi ideologi, e in prima linea del Cabanis e del Destutt de Tracy, assunse però, fino dall'inizio della sua speculazione, una posizione nettamente personale, riguardo all'esistenza dell'io come potere attivo, anzi come forza in effettivo e permanente esercizio, e come tale contrapposto alle sue sensazioni passive. Questa è la dottrina per la quale il M. de B. esercitò un grande influsso su pressoché tutti i pensatori francesi contemporanei e posteriori.
L'io (da non confondersi con l'anima come sostanza pensante, presupposta alle sue operazioni e a queste trascendente) intuisce sé medesimo in modo immediato, evidentissimo, infallibile, come forza attiva nell'atto dell'agire, e di agire efficacemente (questa efficacia essendo evidente come l'energia, e anzi identificandosi con la realtà di questa), sforzandosi contro una resistenza, che è prima di tutto la resistenza dei muscoli, che l'io volontariamente muove. L'io è dunque una forza iperorganica, che è però cosciente di sé solo in quanto muove (incontrando resistenza) qualche organo corporeo. L'affermazione risoluta e tenace di questo principio originario è quanto vi ha di più caratteristico nella filosofia del M. d. B. Tale fatto è il presupposto della coscienza. Nelle modificazioni passive infatti (alla presenza delle quali gl'ideologi puri pretendevano ridurre la coscienza), l'io s'identifica con la modificazione stessa, ma perciò appunto non può prendere coscienza di sé stesso, non è veramente un io. Perché sorga coscienza, occorre opposizione e sdoppiamento (dell'io movente e del me mosso).
L'affermata evidenza dell'efficacia immediata dell'atto concreto del volere, come atto che produce, e appare a sé stesso come producente il movimento muscolare (non semplicemente come una tendenza, a cui il movimento tenga dietro costantemente), fa del M. d. B. un risoluto oppositore, non soltanto di Hume (il quale nega la percepibilità di un'efficacia produttiva, tanto nell'esperienza esterna quanto in quella interna), ma anche di Malebranche (al quale V. Cousin lo riavvicinava, per la sua tendenza propriamente "metafisica"). Quest'ultimo infatti negava a qualsiasi sostanza creata, o potenza o proprietà di sostanza creata, il potere di agire e di produrre effettivamente alcunché; non facendo punto eccezione per la volontà umana, da lui concepita come semplice desiderio, inefficace (tale, anzi, evidentemente), che è soltanto occasione, in corrispondenza con la quale il volere divino produce l'effetto desiderato (v. malebranche). Invece il M. d. B. distingue nettamente il volere (effificace) dal semplice desiderare (antecedente, e inefficace).
In questo fatto primitivo si manifesta la vita umana, qualitativamente distinta dalla vita puramente animale. Nell'ultimo periodo della sua vita il M. d. B. sentì però sempre più viva l'esigenza d'una vita spirituale, per la quale l'uomo entra in intimo rapporto con la divinità. E nello stesso tempo, anzi correlativamente, sentì l'esigenza di assumere, come criterio supremo del vero, non solo la presenza invincibile di un puro fatto interiore, ma l'evidenza della verità universale e necessaria, divina almeno nella sua origine. Nello sforzo continuo della sua autocritica, il M. d. B. giungeva così a discernere ciò che vi era di unilaterale, e perciò insoddisfacente, in quello che potrebbe dirsi il suo "positivismo spiritualistico". Al quale sembra aderisse ancora nel 1813, allorché si esprimeva nei termini seguenti: "Une vérité primitive n'a pas besoin d'être antérieure à notre existence, mais elle doit être renfermée dans le sentiment de cette existence ou identique avec lui" (da un ms. ined., pubblic. nella Revue de métaphysique et morale, XIV [1906], p. 418).
Edizioni: Œvres, a cura di Tisserand (voll. 7, Parigi 1920 segg.). È la più recente, e raccomandabile. Gran parte delle opere furono pubblicate postume; 1ª ed. da ricordare quella di V. Cousin (Parigi 1841). Il Journal intime è stato ripubblicato recentemente, in 2 voll., da A. de La Valette Monbrun (Parigi 1927-1931).
Bibl.: Il Tisserand, nell'ediz. cit., premette a ogni volume uno studio filosofico. Inoltre ha pubblicato a parte: L'anthropologie de M.d.B. (Parigi 1909). In questi volumi si possono trovare indicazioni bibliografiche; qui ci limitiamo a ricordare gli studî di Bertrand (1887); di Marillier (1893); di Couillhac, e spec. di V. Delbos (M. d. B., Parigi 1931); e varî studi particolari: uno dei quali, pubblic. sulla R. de métaphysique et morale, XIV (1916), pp. 147-162, tratta dei rapporti fra M. d. B. e Malebranche. - Per i rapporti col Kant, cfr. M. Vallois, La formation de l'influence kantienne en France, Parigi 1924; col Pascal, cfr. A de La Valette Monbrun (Parigi 1914). Della filosofia religiosa del M. d. B., e dell'evoluzione dell'ultimo periodo a questo riguardo, si sono occupati tra gli altri: E. Rostan, La religion de M. d. B., Parigi 1890; G. Amendola, M. de B., Firenze 1911; e Mayjonade, L'évolution religieuse de M. d. B., Parigi 1924.