ALDIGERI, Mainardino (Maldinus; Menandrus; Moriandinus; Naldinus)
Della famiglia ferrarese degli Aldigeri, figlio di Alberto; canonico regolare di S. Maria di Reno a Bologna, nel 1197-98 era suddiacono e preposto della Chiesa di Férrara, e insieme con il suo vescovo Ugo (il celebre canonista Uguccione da Pisa), fu investito da papa Celestino III di una controversia tra il vescovo di Imola Alberto e i suoi canonici. Il 16 ag. 1207 era già vescovo di Imola, successore di Geremia, in quanto come tale compare a quella data in un documento in cui conferma la chiesa di S. Andrea di Zagonara al monastero dei SS. Ippolito e Lorenzo di Faenza. Unì al potere spirituale quello temporale, reggendo la sua diocesi con spiccate capacità politiche, e saldamente difendendone i diritti contro le ripetute offese dei Faentini e dei Bolognesi: podestà di Imola nel 1209-10 e nel 1221, in quest'anno concluse a proprio favore la questione di Castel Imolese, una rocca che per molti anni era stata in lotta con gli Imolesi, sino a quando non venne distrutta al tempo in cui l'A. era podestà.
A più riprese ottenne cospicui privilegi a favore della sua diocesi: nel 1216 da papa Innocenzo III, nel 1210 e nel 1226 dagli imperatori Ottone IV e Federico II, che gli concessero poteri di giurisdizione su di essa. Spesso presente ai placiti di Ottone IV, di Federico II e dei loro legati, Wolfcherio patriarca di Aquileia, Corrado vescovo di Metz e Alberto arcivescovo di Magdeburgo, lo troviamo nel 1209 a Bologna, a Poggibonsi, a S. Miniato e a Siena, nel 1210, 1221, 1231, 1232 a Ravenna, nel 1215 a Carpi, nel 1219 a Spira, nel 1221 a Bologna, nel 1223 a Capua, nel 1224 a Bagnacavallo, nel 1226 a Rimini, Parma, Borgo S. Donnino, Cremona. Verso la fine del 1225 o nei primissimi giorni del 1226 era a Genova, incaricato, nella sua qualità di vicario imperiale per la Lombardia, di comporre la contesa tra i comuni di Genova e Alba, collegata ad Alessandria e Tortona. Nel 1227 ebbe parte nella concordia stabilita tra i podestà di Ravenna e Ferrara.
In Imola, nel 1217, operò la traslazione delle reliquie di s. Cassiano martire nella cattedrale; nel 1226 fondò la chiesa di S. Maria della Carità e nel 1230 fissò in undici il numero dei canonici della Chiesa imolese. Nel 1213 egli aveva avuto un incontro con s. Francesco d'Assisi.
Scrisse una storia di Imola e una biografia di Federico Il, opere andate entrambe perdute. Ricerche del Giiterbock hanno accertato che dalla biografia di Federico Il trassero materiale per le loro opere storici posterion, come Giovanni Villani, Pandolfo Collenucdo e Tristano Calco.
Non è certo che l'A. sia morto nel 1249, anche se al 9 agosto di quell'anno risulta già eletto il suo successore sul seggio imolese, Tommaso Ubaldini.
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