MAIMONIDE (ebr. Mōsheh b. Maymōn, abbreviato RaMBaM; arabo Abū ‛Ιμρἇν Μὗσἂ β. Maymūn b. ‛Abd Allāh)
Filosofo e giurista ebreo, nato il 30 marzo 1135 in Cordova, donde dovette fuggire col padre, probabilmente nel 1149, per le persecuzioni religiose degli Almohadi. Dopo essere stata per qualche tempo in Fez, conducendovi vita ebraica in segreto, la famiglia passò in Palestina (1165), e di là in Egitto, stanziandosi al Fusṭāṭ (vecchio Cairo), ove M. esercitò la medicina. Fu medico dei familiari di Saladino, del visir al-Qāḍī al-Fāḍil al-Baysānī, e poi anche di al-‛A???dil e della famiglia e della corte di lui. Fu nominato altresì Nāgīd (principe) di tutti gli Ebrei dell'Egitto. Morì il 12 dicembre 1204.
M. è indubbiamente la più alta figura del giudaismo medievale. A un'erudizione eccezionale egli univa una straordinaria vigoria di pensiero, una lucidissima mente ordinatrice, atta così a osservare con minuta precisione analitica i particolari e a presentarli con limpida chiarezza come a cogliere dalla congerie dei particolari le linee fondamentali e a fissarle in una sintesi vigorosa. Da ciò l'efficacia grandissima esercitata dalle sue opere, e specialmente dalle tre principali, che sono, in ordine cronologico: 1. un commento alla Mishnāh; 2. un codice del diritto talmudico, Mishnēh Tōrāh; 3. un trattato di filosofia religiosa, Guida dei perplessi. Il commento alla Mishnāh, scritto in arabo (il titolo Sirāg, "luminare", probabilmente non è originale), fu compiuto dopo dieci anni di lavoro nel 1168. M. si propone in esso di chiarire il senso originario della Mishnāh, indipendentemente, ove gli sembri opportuno, dall'interpretazione talmudica. Nell'introduzione generale e in varie introduzioni o in singole parti del commento o in excursus egli si dà cura di esporre i principî generali, storici e dogmatici, che stanno alla base del codice mishnico: particolarmente notevoli gli Otto capitoli sull'etica giudaica, costituenti un'introduzione al trattato Ābōt (v.), e la trattazione e formulazione degli articoli di fede del giudaismo, nel commento al cap. X (XI) del trattato Sanhedrin. Il Mishnēh Tōrāh (Seconda Legge, Deuteronomio), detto anche, forse non dall'autore stesso, Yād haḥăzāqāh (La mano forte), dal numero dei libri (14, ebr. yad, in cui è diviso, compiuto nel 1180, anch'esso dopo dieci anni di lavoro, è, in lingua ebraica, un compendio sistematicamente ordinato di tutto il materiale giuridico sparso nei volumi del Talmūd: grandiosa e armonica costruzione di minuta esattezza analitica e di potente vigoria sintetica. I primi due trattati del libro I costituiscono un breve compendio di filosofia religiosa. Il Mishnēh Tōrāh è senza possibilità di confronto la migliore codificazione sistematica del diritto talmudico, e nonostante le critiche di qualche avversario ha sempre goduto di una grande considerazione fra i cultori di questa disciplina, pure essendo più comunemente studiati e adoperati altri codici a esso inferiori, in quanto che i talmudisti, non abituati come M. al lucidus ordo del pensiero greco, non erano sempre in grado di apprezzare le doti singolari dell'opera sua. Coronamento della sua attività di pensatore è il suo trattato di filosofia religiosa, scritto in arabo (Dalālat al-ḥā'irīn, traduzione ebraica Mōrēh Nĕbūkīm, Guida dei perplessi), compiuto nel 1190. Con quest'opera egli vuole farsi guida di chi sia turbato e incerto per il contrasto che gli appaia fra la speculazione filosofica razionale e gl'insegnamenti tradizionali della religione giudaica. Egli prende in esame quei problemi filofici nei quali questo contrasto può essere sentito, e cerca, più che di superarlo, di dimostrarlo inesistente, facendo sentire come fra filosofia e religione vi sia una sostanziale identita. L'aristotelismo arabo, che nelle cerchie giudaiche precedentemente dominate dall'indirizzo neoplatonico era stato poco prima di M. introdotto da Abrāhām ben Dāvīd ha-Lēvī (v.), viene da M. rielaborato e trasformato in un sistema che per quel che riguarda la spiegazione dell'ordinamento e dei fenomeni del mondo fisico e la determinazione teorica del concetto di Dio, resta nell'ambito dell'aristotelismo colorito di elementi neoplatonici, mentre per quel che riguarda la azione di Dio e i suoi rapporti col mondo assume un atteggiamento che sbocca in definitiva nel personalismo etico del giudaismo tradizionale. M. segnò il punto culminante nel divenire della filosofia giudaica, e l'attività dei suoi successori in questo campo fu per lungo tempo intesa a volgarizzare e a sviluppare il pensiero di lui, ovvero a difenderlo e a propugnarlo in quella lotta che, appuntandosi specialmente sul suo nome e sulle sue opere, venne combattuta, specialmente in Spagna e in Provenza, fra i sostenitori della libera speculazione filosofica e gli ortodossi che questa avversavano. La Guida maimonidiana divenne la base della filosofia religiosa del giudaismo nei secoli, ed esercitò un'influenza notevole tanto sui pensatori musulmani, quanto attraverso la traduzione latina, sugli scolastici.
Edizioni e traduzioni delle opere maggiori. - 1. Saggi del testo arabo del commento alla Mishnāh, con traduz. latina, a cura di E. Pococke (Bāb Mūsà, Porta Mosis), Oxford 1654. Gli Otto capitoli, già compresi in tali saggi, ed., anche con trad. tedesca, da M. Wolff, Lipsia 1863; 2ª ed., Leida 1903; il VI ordine, con trad. ebr., da J. Derenbourg, Berlino 1886-1892; poi una serie di trattati singoli sono stati editi separatamente da varî (parte con l'antica trad. ebr., parte con trad. ted.), a cominciare dal trattato Makkōt, a cura di J. Barth, Berlino 1880 (elenco fino al 1901 presso Steinschneider, Arab. Lit. der Juden, p. 201; successivamente v. Stadtbibl. Frankfurt a M., Katalog, Judaica, p. 135). Trad. ebr. di varî, insieme con la Mishnāh, Napoli 1492, e moltissime volte di poi, in ediz. della Mishnāh o del Talmūd; trad. latina nella Mishnāh del Surenhusius, Amsterdam 1698-1703. Gli Otto capitoli, trad. ebr. di Shĕmū'ēl b. Tibbōn, ed. spesso con la Mishnāh di Ābōt o da soli: ed. pr. s. l. e a. [Soncino 1484-85]; trad. lat. di Y. Mantino, Bologna 1526; di Pococke, v. sopra; di C. C. Uythage, Leida 1683; trad. ted., anon., Basilea 1804, Brunnswick 1824; di M. Wolff, v. sopra; di M. Rawicz, s. l. [Friburgo in B.] 1910; olandese, anonima, Groningen 1845; fr., di J. Wolff, Losanna 1912, 2ª ed., Parigi 1927; ingl., di J. S. Gorfinkle, New York 1912. Il passo relativo agli articoli di fede, pure compreso nell'opera di Pococke, trad. ebr. di Shĕmū'ēl b. Tibbōn, in Rōsh Ămānāh di Yiṣḥāq Abrabanel [Costantinopoli 1505] e molte volte di poi; un'altra traduz., forse di Yĕhūdāh al-Ḥărīzī, ed. da O. H. Schorr in he-Ḥālūṣ, XII, 104; altre trad. v. presso Steinschneider, Cat. Bodl., col. 1889. Introduz. generale, trad. ebr. e ted., a cura di E. M. Pinner, Berlino 1842.2. Testo arabo della Dalālat al-ḥā'irīn, a cura di S. Munk, con traduz. francese ed eccellenti note (Le guide des égarés), Parigi 1856-1866. Trad. ebr.: a) di Shĕmū'el b. Tibbōn, s. l. e a. [Italia, prima del 1480], e moltissime volte di poi; b) di Yĕhūdāh al-Ḥărīzī, a cura di L. Schlossberg, Londra 1851-1887; 2ª ed., Varsavia 1904; a cura di J. Joel, Gerusalemme 1931. Trad. lat. anon. (prima metà del sec. XIII), stampata pressoché testualmente col nome di A. Giustiniano, Parigi 1520; di J. Buxtorf il giovane, Basilea 1629; sp., di Pedro da Toledo (sec. XV), inedita; di J. Suarez Lorenzo, I, Madrid 1930; ital., di Amadio da Recanati (sec. XVI), inedita; di D. J. Maroni, Livorno 1871 e Firenze 1876 (rimasta incompiuta); ted., di R.J. Fürstenthal (parte I), M. E. Stern (II), S. Scheyer (III), Krotoschin 1839, Vienna 1864, Francoforte s. M. 1838; di A. Weiss, Lipsia 1923-24; inglese, di M. Friedländer, Londra 1881-85; 2ª ed., New York 1925; ungherese, di M. Klein, Pápa 1880-1890. 3. Misḥnēh Tōrāh, ed. pr., s. l. e a. [Italia, prima del 1480], e moltissime volte di poi. Trad. araba, ms. in Oxford (Neubauer, Cat. Bodl., nn. 614-616); altre trad. v. presso Steinschneider, Cat. Bodl., colonne 1873-78.
Opere minori, in arabo: 4. Libro dei precetti (forse il titolo arabo kitāb ash-sharā'i' non è originale), ms. in due recengioni; in parte edito da M. Peritz, Breslavia 1882 (con trad. ebr. di Shĕlōmōh b. Ayyūb), interamente da M. Bloch, Parigi 1888; tre trad. ebr., tutte del sec. XIII: di Abrāhām b. Ḥisday (nota solo da citazioni), di Shĕlōmōh b. Ayyūb (editi i passi contenuti nel cit. libro di Peritz, e l'introduzione a cura di M. Steinschneider, Berlino 1893), di Mōsheh b. Tibbōn (Costantinopoli s. a. [1516-18] e molte volte di poi); trad. latina, di G. Genebrardo, Parigi 1569, ecc.; di J. Leusden, Utrecht 1656, ivi 1686; trad. sp., di David Cohen de Lara, Amsterdam 1652; nuova ed., a cura di M. B. Amzalak, Lisbona 1925.5. Commenti a singoli trattati del Talmūd; quello al trattato Rōsh ha-shānāh, in trad. ebr., ed. in Yēn Lĕbānōn, Parigi 1866, pp.1-21. 6. Responsi e lettere; tre raccolte in trad. ebr. (forse qualcosa fu scritta già originariamente in ebr.): a) s. l. e a. [Costantinopoli 1520-1540] e altre volte di poi; b) a cura di M. Tama (tit. Pĕ'ēr ha-dōr), Amsterdam 1765; c) a cura di A. Lichtenberg, Lipsia 1859. Molti altri numeri, separati o in raccolte, in arabo o in ebr., mss.; alcuni pubblicati qua e là. 7. Trattato di terminologia logica; orig. ined.; traduz. ebr. di Mōsheh b. Tibbōn, Venezia 1550, ecc.; con trad. lat. di S. Münster, Basilea 1527; trad. ted., di S. Heilberg, Breslavia 1828, e altre, ed. e ined.; altra trad. ebr., di Aḥīṭūb da Palermo, ed. da M. Chamitzer in Cohen Festschrift, Berlino 1913, pp. 423-456; altra di Yōsēf Lorqī, inedita. 8. Trattato sull'unità; orig. perduto; trad. ebr. di Yiṣhāq b. Nātān. ed. M. Steinschneider, Berlino 1846, ivi 1847. 9. Trattato sulla felicità; originale ined.; trad. ebr. anon., Salonicco 1567, ed altre volte di poi. 10. Epistola sulla persecuzione; orig. perduto; trad. ebr. anon., ed. A. Geiger, Breslavia 1850, e altre volte di poi. 11. Epistola del Yemen; orig. perduto; trad. ebr. di Shĕmū'ēl b. Tibbōn, ed. D. Holub, Vienna 1875; altra, di Abrāhām b. Ḥisday, ined.; altra, di Naḥūm ha-Ma'ărābī, ed. con le opere di Y. S. Del Medigo, Basilea 1629, e altre volte di poi; traduzione lat. di G. Vorst, Amsterdam 1644. 12. Trattato sulla resurrezione dei morti; orig. perduto; trad. ebr. di Shĕmū'ēl b. Tibbōn, Costantinopoli 1629, e altre volte di poi; trad. lat., di Flavio Mitridate, ined. 13. Trattato sul calendario giudaico; orig. perduto; trad. ebr. anon., nella raccolta Dibrē Ḥăkāmīm (Parole dei sapienti), Metz 1849, e altre volte di poi. - Scritti di scienza medica: 14. Sui veleni; originale, due trad. ebr. e una lat., mss.; trad. franc. di M. Rabbinowitz, Parigi 1865; trad. ted. (abbreviata) di M. Steinschneider, nell'Archiv di Virchow, LII, pp. 66-120. 15. Sulle emorroidi; originale, trad. ebr., trad. sp. mss.; sunteggiato e illustrato da H. Kroner, Harlem 1911. 16. Sul coito: originale in due redazioni e trad. ebr., ed. H. Kroner, Francoforte sul Meno 1906. 17. Aforismi; originale ined., trad. ebr. di Nātān ha-Mĕ'ātī, Leopoli 1804, e altre volte di poi; altra, di Shĕ'altī'el Ḥēn, ined.; trad. lat. anon., Bologna 1489, Basilea 1579. 18. Sull'asma: originale e due trad. ebr., ined. 19. Sull'igiene: edito con trad. ted. da H. Kroner, Leida 1925; trad. ebr. di Mōsheh b. Tibbōn, ed. in Kerem Hemed, III, 9-31, e altre volte di poi; trad. lat., di Giovanni da Capua, ined.; altra (De regimine vitae), Venezia 1514, e altre volte di poi; trad. ted., di D. Winternitz, Vienna 1843. 20. Spiegazione degli accidenti; ed. con trad. tedesca da H. Kroner, Leida 1928; trad. ebr., ms. 21. Commento agli aforismi d'Ippocrate; originale e due trad. ebr., mss.; l'introduzione a entrambe le traduzioni, ed. da M. Steinschneider, Zeitschrift d. deutsche Morgenländ. Gesellsch., LXVIII, p. 222 segg. Di altre opere l'attribuzione a M. è erronea o dubbiosa.
Bibl.: M. Steinschneider, Catalogus libr. hebr. in Bibl. Bodleiana, Berlino 1852-60, coll. 1861-1942; id., Die hebr. Uebersetzungen des Mittelalters, Berlino 1893, passim (v. indice, p. 1060); id., Die arab. Literatur der Juden, Francoforte s. M. 1902, pp. 199-224; W. Bacher, M. Brann, D. Simonsen, J. Guttman, Moses b. Maimon, sein Leben, seine Werke, und sein Einfluss, Lipsia 1908-1914; J. Münz, Moses b. Maimon (Maimonides), sein Leben und seine Werke, Francoforte s. M. 1912; D. Yellin e I. Abrahams, M., traduz. autorizzata di S. Luzzatto, Roma 1928; I. Ḥusik, A History of Mediaeval Jewish Philosphy, 2ª ed., New York 1930, pp. 236-211; J. Guttmann, Die Philosophie des Judentums, Monaco 1933, pp. 174-205.