MAIA (Maĩa, Maia)
Figura mitologica degli antichi Greci: una delle Pleiadi, figlie di Atlante e di Pleione (figlia di Oceano); la maggiore, anzi, e la più bella di esse (v. pleiadi), fatta, nella leggenda, madre di Ermete (v.). Fu amata da Zeus in una grotta solitaria del Monte Cillene, in Arcadia; e ne nacque Ermete, che Maia generò nel quarto giorno del mese (essendo caro ad Ermete il numero quattro). Nato il fanciullo, M. lo ravvolse accuratamente nelle fasce; ciò che non gl'impedì di scivolarne subito fuori per dare principio alle sue burle ladresche. E l'indole maliziosa di Ermete e la sua tendenza al furto si spiegavano appunto con la sua nascita da un amore clandestino della madre con Zeus; e di questa inclinazione del fanciullo aveva fatto Maia stessa per prima l'esperimento, quando, bagnandosi essa insieme con le sue sorelle, le Atlantiadi, egli le aveva rubato le vesti.
A parte queste elaborazioni del mito, Maia rappresenta, nel suo significato originario, come le altre Pleiadi sue sorelle, il principio vivificante e fertilizzante del cielo: sono esse il simbolo della stagione delle piogge, che fanno germogliare e prosperare il seme affidato alla terra; s'intende così come dalla saga tutte le Pleiadi fossero fatte capostipiti di una gente di dei o di eroi.
Anche tra le divinità romane troviamo una dea Maia (o Maiesta), venerata come compagna di Vulcano: il flamine Vulcanale le offriva infatti un sacrificio il primo di maggio. Con essa i Romani identificarono naturalmente la greca Maia, madre di Ermete-Mercurio, col quale si trova congiunta nel culto particolare che a quel dio veniva reso, come divinità protettrice del commercio e dei traffici: per l'isola di Delo è testimoniata l'esistenza di un collegio di mercanti (‛Ερμαισταί), cui era connesso il culto di Ermete e di Maia.
La figura di M. si trova solo raramente rappresentata su monumenti d'arte; né l'iconografia della dea si fissò mai in tipi tradizionali. La più antica rappresentazione che se ne conosca è quella del vaso François: ivi comparisce nel corteggio degli dei, nelle nozze di Peleo e Teti, ritta su un carro allato di Ermete. Su vasi apuli, è rappresentata come figlia di Atlante, sempre a lato di Ermete. Nei monumenti votivi romani (specie delle regioni germano-celtiche), M. è spesso rappresentata insieme con Mercurio, con gli attributi del caduceo o della cornucopia.
Bibl.: L. Preller e C. Robert, Griech. Mythologie, 4ª ed., Berlino 1887, I, p. 390 segg.; P. Weiszäcker e R. Peter, in Roscher, Lexicon der griech. und röm. Mythologie, II, col. 2234 segg.; Link e Gundel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, col. 527 segg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, pp. 229, 304 seg.; K. Kerinyi, Altitalische Götterverbindunge, in Studi e materiali di storia delle religioni, IX (1933), pag. 19 segg.