Grandezza introdotta empiricamente dall’astronomo greco Ipparco (2° sec. d.C.), per classificare le stelle a seconda della loro luminosità apparente. Ipparco distingueva 6 classi di m.: alla prima appartenevano le stelle più luminose (dette di prima grandezza), alla sesta quelle più debolmente luminose, appena visibili a occhio nudo. Poiché la risposta dell’occhio umano alla luminosità di una sorgente non è lineare, ma logaritmica, la scala delle m. di Ipparco era approssimativamente logaritmica. Questa caratteristica della scala è stata mantenuta fino al 1856, quando la m. stellare venne ridefinita in modo rigoroso da N.R. Pogson.
Si distingue tra una m. apparente e una m. assoluta. La prima misura l’illuminamento prodotto da una stella, cioè la quantità di energia raccolta nell’unità di tempo dall’unità di superficie di un rivelatore disposto perpendicolarmente alla radiazione incidente, al di fuori dell’atmosfera terrestre. La seconda, invece, misura la luminosità intrinseca della stella, cioè la quantità totale di energia irradiata dalla stella nell’unità di tempo.