magnetostrizione
magnetostrizióne [Comp. di magneto- e strizione] [EMG] [FSD] Il più importante dei fenomeni magnetoelastici, consistente nel fatto che le dimensioni di un corpo variano quando esso sia sottoposto a un campo magnetico o se ne vari la magnetizzazione; fu osservato da J.P. Joule (1842) in corpi cristallini ferromagnetici, ma si verifica pure, anche se in molto minore misura, in corpi cristallini dia- e paramagnetici (P. Kapica, 1934). L'esperienza mostra che se si sottopone una sbarra, per es. ferromagnetica, a un campo magnetico parallelo al suo asse, si hanno una variazione della lunghezza (m. longitudinale), che è l'effetto principale, e variazioni delle dimensioni trasversali (m. trasversale), che sono conseguenze della prima; per un assetto qualunque del campo, la m. è descritta da un opportuno tensore di deformazione (il ronzio che proviene da un trasformatore elettrico deriva dalla m. dei lamierini del nucleo). Il fenomeno dipende dal fatto che l'energia interna di un cristallo è la somma dell'energia elastica e di quella di anisotropia cristallina; quando, per effetto dell'interazione ordinatrice di un campo magnetico esterno con i momenti magnetici elementari, l'energia di anisotropia diminuisce più di quanto non aumenti l'energia di deformazione elastica, si ha una variazione del volume del corpo: v. ferromagnetismo: II 563 d. ◆ [EMG] [FSD] M. isotropa: v. ferromagnetismo: II 563 f. ◆ [EMG] [FSD] Coefficiente di m.: lo stesso che allungamento relativo magnetostrittivo: v. ferromagnetismo: II 563 e; dipende in modo non lineare dall'intensità del campo magnetizzante e, limitatamente agli elementi ferromagnetici, risulta negativa (il campione s'accorcia nella direzione del campo) per il cobalto e il nichel (quest'ultimo presenta il valore assoluto massimo, di circa 2 10-6 per campi di circa 104 A/m e oltre), e positiva per la lega invar, mentre per il ferro è positiva per campi relativ. poco intensi e negativa per campi intensi.