MAGNESIA al Meandro (Μαγνησία ή πρὸς Μαιάνδρῳ)
Antica città della Caria presso il fiume Leteo affluente del Meandro. Antiche tradizioni la volevano fondata dai Magneti di Tessaglia, guidati dopo altre trasmigrazioni a Creta da uno κτίστης, Leucippo. Nel 530 a. C. Magnesia cadde in potere dei Persiani. Nel 460 Temistocle, passato al servizio del Gran Re, ricevette da lui la concessione dei redditi di tre città, Magnesia, Lampsaco e Miunte, e Magnesia onorò con una statua nell'agorà l'esule capitano ateniese (Thucyd., I, 138). Nel successivo svolgersi di guerriglie tra i satrapi delle provincie occidentali dell'impero persiano e i Greci lo stratego spartano Tibrone, fermatosi nell'anno 400 a Magnesia, ne ricostruì l'abitato, ponendolo in più forte posizione. Compresa nell'impero d'Alessandro Magno, fu poi disputata dai Diadochi, appartenendo per qualche tempo a Perdicca, ad Antigono, ai Tolomei d'Egitto, ai re di Pergamo. Passata ai Romani, fu una delle pochissime città che a Roma serbarono fede durante le guerre mitridatiche, e fu perciò da Silla riconosciuta città libera. Ebbe florida vita durante l'impero, come dimostrano le rovine dei suoi monumenti; si cinse di mura, adoperando materiale di antichi monumenti, probabilmente quando i Persiani di Cosroe si rovesciarono sull'Asia Minore, e si ridusse già nell'alto Medioevo a deserta rovina, in parte coperta di strati alluvionali e di acque stagnanti.
Nessuna testimonianza si conosce della città arcaica, alla confluenza del Leteo col Meandro. Scavi sistematici han portato alla luce avanzi importanti della città fondata al principio del sec. IV. a. C. sulla destra del Leteo, a nord della città primitiva, a Leukophrys, ottimo punto strategico, tra il corso del Leteo e il monte Thorax, in località già illustre per un santuario di Artemide Leucofriene. Quivi si concentrarono gli scavi francesi dal 1842 al 1843, e gli scavi tedeschi dal 1891 al 1893.
Delle varie fabbriche cittadine identificate, la più importante è senza dubbio il tempio di Artemide Leucofriene, probabile trasformazione ellenica di un'antica divinità frigia. Il tempio era situato nella zona nord-est della città, nel punto più vicino al fiume. Al tempio arcaico sottentra in età ellenistica l'importante edificio disegnato da Ermogene e da lui illustrato in un'opera letteraria nota a Vitruvio, una delle più imponenti manifestazioni dell'architettura ionica. Era un edificio anfiprostilo, perittero, con otto colonne per quindici, eretto sopra uno stilobate di sei gradini, con la cella in antis dalle due parti (con perístasis o colonnato esterno continuo), dell'ampiezza di m. 7,88 e con pronao molto profondo. Le colonne numerose, a 24 scanalature, alte metri 11,80, con eleganti capitelli ionici a volute e palmette, erano divise da intercolunnî di m. 3,94. Specialmente ricco era il fregio o zōofóros, sviluppato lungo i quattro lati, per una lunghezza di 200 m. circa, con scene di amazonomachia: le numerose lastre sono divise oggi tra il museo del Louvre, il museo di Berlino, il museo di Istanbul. I timpani erano vuoti, a tre aperture: una centrale maggiore, e due laterali. Il tempio, orientato da NE. a SO., aveva il pronao a SO.
Da questa stessa parte sorgeva il grande altare rettangolare (m. 23, 10 × 15,90), degno di essere ricordato come una delle creazioni più sontuose del genere. Nella ricostruzione esso presenta numerose e non casuali somiglianze con il grande altare di Pergamo, con figure ad altorilievo dell'altezza di m. 3, 15, scolpite lungo gli avancorpi ai lati della scalinata. Tempio e altare erano insieme racchiusi dentro un grande temenos, di forma originariamente rettangolare.
Ad ovest del recinto, e in linea obliqua con questo, si apriva l'agorà: una spianata di notevoli dimensioni (m. 95 × 99 × 188), orientata da nord a sud, con propileo verso il tempio, e porticati, tabernae e ambienti varî sui quattro lati. In posizione eccentrica verso l'angolo sud-est era il tempietto di Zeus Sosipoli, tetrastilo, con opistodomo in antis. A sud-est dell'agorà, un odeo. Si rilevarono ancora tre arterie stradali parallele, diramantisi normali dal lato sud dell'agorà, fino a una strada principale attraversante la città da est a ovest. I resti di un ginnasio o palestra, di età romana, furono identificati lungo la medesima grande arteria stradale, più a ovest. Alle pendici del monte s'incontrano, da est a ovest, gli avanzi d'un teatro, di uno stadio e di qualche altro regolare tracciato stradale, a maggiore testimonianza della razionalità del piano regolatore. Lungo la cresta del monie è dato seguire il percorso, a linee spezzate, del muro di fortificazione. Quasi tutto l'insieme monumentale, ritornato alla luce dopo gli scavi della missione archeologica tedesca, fu però nuovamente invaso e sepolto dagli straripamenti del Leteo e dagl'impaludamenti delle sue acque.
Il ricco materiale epigrafico di Magnesia al Meandro ha dato elementi per speciali studî linguistici (cfr. E. Nachmanson, Laute und Formen der magnetischen Inschriften, Upsala 1903).
Bibl.: Ch. Texier, Description de l'Asie Mineure, Parigi 1849, III, pp. 33-112; F. Hiller von Gärtringen, O. Kern, W. Dörpfeld, Ausgrabungen im Theater v. M. a M., in Ath. Mitth., 1893, pp. 1-101; O. Kern, Die Gründungsgeschichte von Magnesia am Maiandros, Berlino 1894; O. Kern, Die Inschriften von M. a M., Berlino 1900; C. Humann, J. Kohte, C. Watzinger, Magnesia am Maeander, Berlino 1904; J. Keil, Neue Inschriften aus dem Gebiete v. M. a. M., in Österr. Jahresh., 1910, app. col. 75; L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v. Magnesia a M.; A. von Gerkan, Der Altar des Artemis-Tempels in M. am M., Berlino 1929; G. Mendel, Catalogue des sculptures des Musées Impériaux ottomans, I, Costantinopoli 1912, p. 363 segg.