MAGNATI (lat. magnates) o grandi
Si chiamava così una categoria di cittadini, per lo più di nobile origine, nei comuni italiani del Medioevo. La nobiltà di sangue non era però un attributo assolutamente necessario per essere considerati grandi o magnati. In realtà la potenza era l'unico attributo determinante per annoverare una persona oppure una famiglia fra i magnati. Molti cittadini d'origine nobile non figurano negli elenchi di casati magnatizî compilati in occasione del contrasto fra popolani e magnati; e d'altra parte numerosi rappresentanti dei ceti mercantili e industriali arrivavano a tanta potenza da essere annoverati nel numero dei magnati. Quando a Firenze, per esempio, si cercò di delineare il ceto magnatizio in contrapposto a quello popolare, non si trovò altro mezzo che di compilare un elenco delle famiglie comunemente considerate come grandi e potenti. E l'unico segno distintivo era quello di avere avuto durante gli ultimi anni per lo meno due cavalieri nella famiglia. I magnati godevano in genere di una grande influenza nella vita del comune ed erano un elemento indispensabile e utile agl'interessi della politica comunale per le loro vaste aderenze non solo nell'interno della città, ma anche, e soprattutto, fuori di essa. Ma d'altra parte, essendo indipendenti, fino a un certo segno, dal normale regime di vita del comune, e basando la loro potenza sulla loro solidarietà e sulla forza numerica dei proprî componenti, le famiglie magnatizie erano naturalmente inclini a sfuggire all'azione coercitiva dei poteri comunali, a coltivare quindi certe tendenze antisociali, certe abitudini di arbitrio e di prepotenza. Contro questi inevitabili corollarî della loro notevole utilità e importanza nella politica del comune, si rivolge lo spirito popolare diffuso in tutte le città verso la fine o la metà del secolo XIII, spirito che nei suoi ulteriori sviluppi determina la cosiddetta legislazione antimagnatizia.
Uno dei caratteri più salienti di tale legislazione è l'obbligo, imposto ai rappresentanti delle famiglie magnatizie, di prestare un "sodamento" particolare con la promessa di mantenersi nei limiti dell'ordine e delle leggi. Anzi si può dire che tale sodamento, giuridicamente parlando, costituisca l'unico segno distintivo della condizione magnatizia. Più tardi in molti comuni i magnati vennero privati di alcuni fondamentali diritti politici, come il diritto di ricoprire le cariche pubbliche nell'amministrazione del comune e in quella delle corporazioni artigiane. Con l'andare del tempo alcune famiglie magnatizie "che non erano tiranni né di gran potere" furono dichiarate popolane e riottennero i diritti politici. Molti casati però preferirono cambiare il nome e cancellare così tutti i ricordi della loro passata grandezza. L'esempio più tipico di condizioni magnatizie e di contrasti fra i grandi e il ceto popolare ci offre la storia del comune di Firenze. Ma anche altrove, per esempio a Bologna e in molti altri comuni dell'Italia centrale e settentrionale, si manifesta lo stesso fenomeno.
Bibl.: G. Salvemini, Magnati e popolani in Firenze, Firenze 1899; N. Ottokar, Il comune di Firenze alla fine del Duecento, Firenze 1926.