magnalia
In VE II II 6 ss., dopo aver stabilito secondo il parametro del conveniens che al volgare sommo, illustre, si addicono solo i sommi argomenti, D. passa a determinare quali siano questi ultimi attraverso un processo di fondazione filosofica che illumina e il gusto speculativo del trattato e soprattutto lo sforzo di dedurre una data impostazione di poetica non da mere constatazioni di gusto ma da una visione gnoseologica organica della realtà. Punto di partenza è la distinzione di tre funzioni o facoltà fondamentali dell'anima umana, quella vegetativa, quella animale (o sensitiva) e quella razionale, vicina in particolare agli svolgimenti di Cv III II 10 ss. e peraltro comune, accanto ad altre forme di tripartizione, nel pensiero del tempo (cfr. O. Lottin, Psychologie et morale aux XIIe et XIIIe siècles, I, Lovanio-Gembloux 1957², cap. V; per un'elaborazione vicina al passo dantesco si può citare specialmente quella, su base aristotelica, di Brunetto Latini Tresor II VI 1 e XII, e passim).
In relazione alle tre facoltà in questione l'uomo persegue nelle sue azioni tre tipi di finalità, l'utile, il delectabile e l'honestum, all'interno delle quali emergono come oggetti o scopi supremi dell'agire rispettivamente la salvezza materiale o autoconservazione (salus), l'amore fisico (venus) e la virtus. I sommi temi da cantarsi nel modo più alto sono dunque questi, o meglio quegli argomenti che appaiono massimamente in funzione di essi (quae maxime sunt ad ista): il valore nelle armi (armorum probitas), l'ardore amoroso (amoris accensio) e la volontà ben diretta (directio voluntatis). Proprio su questi temi, ed esclusivamente su questi, hanno poetato secondo D. i poeti illustri: Bertram dal Bornio sulle armi, Arnaldo Daniello e Cino da Pistoia sull'amore, Giraldo da Borneill e D. medesimo sulla rectitudo.
Più avanti (VE II IV 8) D. ribadisce che i supremi argomenti dello stile sommo sono salus, amor e virtus, con tutti i sentimenti e le concezioni che sorgono in noi in rapporto ad essi, dum nullo accidente vilescant: vale a dire purché essi siano trattati nella loro essenza e sostanzialità, senza essere compromessi o sviliti da alcunché di accessorio e accidentale (accidens ha il senso tecnico, contrapposto a quello di substantia, proprio della terminologia scolastica); punto di vista che riflette bene la poetica sostanzialistica di D., quale, dalla prassi delle rime stilnovistiche e dottrinali, si prolunga nella teorizzazione del De vulg. Eloquentia.
Per indicare questi sommi temi D. adopera il vocabolo magnalia (haec tria, salus videlicet, venus et virtus, apparent esse illa magnalia quae sin' maxime pertractanda): il termine, che vale " opere grandiose, mirabili ", è neologismo del latino cristiano come calco del greco μεγαλεῖα.
Frequente nella Vulgata, per lo più in riferimento alle splendide opere di Dio (Ex. 14, 13; Deut. 10, 21; IV Reg. 8, 4; Ps. 70, 19; 105, 21, ecc.), il vocabolo torna poi spesso nella letteratura patristica e nel latino liturgico (cfr. H. Rönsch, Itala und Vulgata, Monaco 1965², 103, 118; C. Mohrmann, Die altchristliche Sonder-. sprache in der Sermones des hl. Augustin, I, Nimega 1931, 121-122; ead., Études sur le latin des Chrétiens, Roma 1961-65, I 44, 62, 90, 183; II 122, 138; III 208; A. Blaise, Le vocabulaire latin des principaux thèmes liturgiques, Brepols 1966, 259, 284); anche in latino tardo-medievale m., spesso con senso più generico e laicizzato (" grandi azioni ", ecc.), è frequente (v. ad es. Giovanni di Salisbury Policraticus, ediz. Webb, Oxford 1909, 13; Boncompagno da Signa Rhetorica novissima, ediz. Gaudenzi, Bologna 1892, 286, 297; R. Bacone Linguarum cognitio, ediz. Bridges, Oxford 1897, 123, 125; F. da Barberino Documenti d'Amore, ediz. Egidi, Roma 1905, II 206, 218; Boccaccio Genealogia deorum gentilium XIV 8, XV 10, ediz. Romano, Bari 1951, 703, 715), e D. stesso ne presenta altri due esempi, in Ep VII 20 (magnalia gloriosi Alcidae, cioè di Enrico VII) e XIII 3 (magnalia vestra vidi, cioè di Cangrande). Ciò non toglie che in VE II II 8 il vocabolo possa conservare l'intensa connotazione religiosa originaria.