Cheung, Maggie (propr. Cheung Man-Yuk; pinyin Zhang Manyu)
Attrice cinematografica, nata a Hong Kong il 20 settembre 1964. Simbolo al femminile del cinema del suo Paese, nel corso di una carriera frenetica ha imposto progressivamente la sua recitazione, sempre misurata, riuscendo così ad allontanarsi dai ruoli decorativi cui la sua avvenenza sembrava condannarla. Legata a Wong Kar-Wai e a Stanley Kwan, che le hanno offerto i ruoli più significativi della sua carriera, come quello della diva del cinema cinese muto Ruan Lingyu nell'omonimo film (noto con il titolo The actress o Centre stage) di Kwan che nel 1992 le è valso l'Orso d'argento al Festival di Berlino, la C. si è cimentata anche sui set internazionali, preferendo Parigi a Hollywood, senza peraltro perdere di vista l'industria cinematografica di Hong Kong. Trascorsa l'adolescenza in Inghilterra, dove la famiglia si era trasferita nel 1972, all'età di diciassette anni è tornata a Hong Kong e ha iniziato la carriera di modella. Un anno dopo il suo esordio cinematografico, avvenuto nel 1984 in una commedia commerciale, Jackie Chan l'ha voluta in Jingcha gushi (1985, noto con il titolo Police story), primo episodio di una tetralogia di grande successo, che ha contribuito a farla conoscere, sebbene la C. vi si limiti a interpretare il ruolo della fidanzata petulante del protagonista. Ma il primo regista che ha valorizzato le sue qualità interpretative è stato Wong Kar-Wai, il quale, dopo averla notata in un concorso di bellezza, le ha offerto il ruolo di protagonista in Wang jiao Kamen (1988, noto con il titolo As tears go by). Nel 1989 ha incontrato Kwan, che l'ha scelta per il ruolo di coprotagonista di Ren zai Niuyue (noto con il titolo Full moon in New York), e due anni dopo ha ritrovato Wong Kar-Wai in A Fei zhengzhuan (1991, noto con il titolo Days of being wild). Oscillando quindi, come la maggior parte dei suoi colleghi, tra cinema di genere e operazioni più ricercate, è riuscita a elaborare una sua peculiare identità cinematografica che nel 1997 ha trovato un riconoscimento con la conquista dell'Hong Kong Film Award per il film Tianmimi (1996, noto con il titolo Comrades: almost a love story) di Peter Chan, una commedia sentimentale di grande intensità e ricercatezza visiva. Nello stesso anno il regista francese Olivier Assayas le ha offerto il ruolo di protagonista in Irma Vep, film che celebra (in un'atmosfera che richiama tanto la Nouvelle vague quanto il cinema muto di Louis Feuillade) la bellezza della protagonista, mostrata in alcuni fotogrammi di Heroic trio (1993) splendido fantasy retro-futurista diretto da Johnnie To e Ching Siu-Tung. Con Huayang nianhua (2000; In the mood for love), diretta dall'inseparabile Wong Kar-Wai in un ruolo pervaso di malinconico fascino, la C. è assurta infine al rango di prima diva internazionale del cinema di Hong Kong.
Hong Kong. Il futuro del cinema abita qui, a cura di R. Parizzi, Parma 1996.
G.A. Nazzaro, A. Tagliacozzo, Il cinema di Hong Kong. Spade, kung fu, pistole, fantasmi, Genova 1997, pp. 177-91 e 326-27.
A. Pezzotta, Tutto il cinema di Hong Kong, Milano 1999.
G.A. Nazzaro, Interview. Conversazioni intorno al cinema, Santhià 2000.