mafie al nord
màfie al Nòrd. – Espressione che indica genericamente ramificazioni delle tradizionali organizzazioni mafiose nelle regioni centro-settentrionali d’Italia. Verso la fine del primo decennio del 21° secolo, quando l'espansione delle mafie nel Centro-nord viene alla luce principalmente attraverso inchieste giudiziarie, si sgretola il binomio che vede legato il problema della mafia al sottosviluppo del Mezzogiorno: il 2010 e il 2011 sono gli anni decisivi, in cui si dimostra il passaggio dall'infiltrazione al radicamento delle mafie nel tessuto politico ed economico del Nord. La magistratura scopre infatti l'esistenza di una struttura ’ndranghetista (mafia calabrese) denominata Crimine o Provincia, in grado di creare nuove cellule, governare quelle storiche e dirimere le controversie in Lombardia, Piemonte e Liguria. La presenza della ’ndrangheta emerge come realtà mafiosa preponderante in tutta l'area nord-ovest del Paese, ma cellule si contano anche in Emilia Romagna, Veneto e Lazio, anche se nelle prime due è prevalente la presenza dei clan camorristici, in particolare quello dei Casalesi, e di storiche famiglie di Cosa nostra. Il processo di consolidamento nei territori e nell’economia del Nord è così profondo ed esteso da suggerire alla Direzione nazionale antimafia, nel 2010, la denominazione di colonizzazione mafiosa della Lombardia per riassumere una condizione dove la ’ndrangheta è riuscita a riprodurre strutture territoriali organizzativamente simili a quelle d’origine (dette locali), dotate di un alto grado di autonomia dalla cosiddetta casa madre, dalla quale dipendono per scelte strategiche. In Calabria rimane, infatti, il vertice direttivo, mentre nelle regioni del Nord - in cui sono medesimi i riti di affiliazione, le cariche e l’impermeabilità verso l'esterno - risiede il cuore economico. Sono state accertate 16 cellule locali, sparse in diversi comuni della Brianza, del comasco, del pavese e del milanese; in Piemonte, nel giugno del 2011, ne sono state censite 9. Da tempo la Liguria, in prevalenza l’area di Ponente, è stata scelta dalle organizzazioni criminali mafiose per costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio di capitali e per l’investimento in attività imprenditoriali. Il Lazio e Roma in particolare sono lo snodo degli affari illeciti di tutte le organizzazioni mafiose, soprattutto del clan dei Casalesi, della ’ndrangheta e delle famiglie di Cosa nostra palermitana, catanese e gelese. Nel 2009 ha destato scalpore il sequestro, nella capitale, dello storico Caffè de Paris, confiscato perché riconducibile a esponenti di una cosca calabrese. A partire dal 2005 il Consiglio dei ministri ha dovuto decretare, al di fuori delle regioni meridionali, lo scioglimento per condizionamento mafioso (sempre ’ndranghetista) dei comuni di Nettuno (Rm), Bordighera (Im), Ventimiglia (Im) e Leinì (To). In queste aree le mafie sono entrate in contatto con amministratori locali, imprenditori, commercianti, usando le enormi disponibilità economiche derivanti dai traffici illeciti per condizionarli, comprarli e assicurarsi favori e privilegi. Nei casi in cui il metodo della corruzione politico-amministrativa non ha prodotto risultati, l’insediamento è avvenuto applicando le stesse logiche di intimidazione e assoggettamento adottate nelle regioni d’origine. Dato, quest'ultimo, di assoluta novità nell'infiltrazione mafiosa al Nord: se nel passato, infatti, l'estorsione ai danni di imprenditori non era praticata per il timore di una denuncia certa, oggi essa è sostenuta da un'organizzazione ben strutturata, in grado di intimidire le vittime, che finiscono per diventare fiancheggiatori o prestanome. Nel 2011 la procura milanese ha individuato 160 aziende vittime di usura, estorsioni, furti e danneggiamenti ai mezzi di produzione. Le denunce, contrariamente alle aspettative, sono state rare, inducendo i giudici ad affermare che al Nord è cresciuta l'omertà proporzionalmente al consolidamento delle compagini mafiose. Le mafie nel Nord sono riuscite a penetrare l'economia legale infiltrandosi nel settore immobiliare, edile e del movimento terra, dei rifiuti, della ristorazione, in quello commerciale, turistico-alberghiero e dell’erogazione del credito. Da ultimo in quello dell’energia, della sanità privata, delle scommesse e nella grande distribuzione. La partecipazione alle gare d'appalto avviene con società costituite nei territori di origine o acquistando quote di minoranza di aziende in difficoltà economica o ancora attraverso prestanome.