MAESTRO di BADIA A ISOLA
Pittore anonimo, attivo in area senese tra la fine del sec. 13° e l'inizio del 14°, che prende il nome dalla località nei pressi di Monteriggioni (prov. Siena) dove era conservata, nella chiesa dei Ss. Salvatore e Cirino, una Madonna in trono con il Bambino (Colle di Val d'Elsa, Mus. d'Arte Sacra).
L'opera venne descritta per la prima volta da Della Valle (1782), che la considerava vicina a Guido da Siena. Il riferimento alla cerchia dei seguaci di Duccio di Buoninsegna fu proposto circa un secolo dopo (Brogi, 1897) e venne accettato dalla critica successiva, che concordò nel mettere in evidenza la vicinanza alle prime opere del giovane Duccio, in particolare alla Madonna Rucellai (Firenze, Uffizi), ancor prima che ne venisse stabilita l'autografia duccesca. Questa vicinanza fece pensare addirittura a un'identità di mano e suggerì di raggruppare una serie di lavori, tra cui la Madonna di Badia a Isola, sotto il nome di Maestro della Madonna Rucellai (Berenson, 1932). La proposta di riconoscere nell'autore della tavola di Badia a Isola il giovane Duccio fu avanzata da più parti sottolineando, in rapporto proprio alla Madonna Rucellai, la grande somiglianza tra le figure degli angeli (Coletti, 1937) e l'identica maniera di costruire il volto del Bambino (Carli, 1946). Tuttavia l'ipotesi è stata successivamente ridimensionata dalla critica, che ha pensato piuttosto a un seguace di Duccio, seppure molto vicino al maestro (Longhi, 1948; Bologna, 1960). Elementi quali la resa dei volti avvicinano la tavola di Badia a Isola alle pitture della volta dei Dottori nella basilica superiore di S. Francesco ad Assisi, facendo propendere per una datazione non posteriore al 1290 (Bagnoli, 1987). La critica ha riconosciuto in questo lavoro le cifre stilistiche essenziali del M. di Badia a Isola, in particolare la tendenza alla ricerca dei valori plastici e l'uso della linea in funzione soprattutto di una salda resa tridimensionale, tanto da suggerire l'idea che "queste pitture sono decisamente scultoree" (Stubblebine, 1979, p. 77).Nel corpus dell'anonimo artista sono comprese anche diverse altre opere, tra le quali spicca, per la finezza esecutiva, la Madonna con il Bambino (Siena, Pinacoteca Naz., inv. nr. 593), già attribuita a Duccio (Brogi, 1897) e riferita dagli anni Trenta al M. di Badia a Isola (Brandi, 1933; Toesca, 1951). Stilisticamente l'opera è molto vicina alla Madonna di Crevole (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana; Brandi, 1933) e viene considerata anteriore alla Madonna di Badia a Isola (Bologna, 1960; Brandi, 1991). Nella stessa Pinacoteca Naz. di Siena è poi conservata un'altra Madonna con il Bambino (inv. nr. 583), già attribuita a un pittore 'affine' al M. di Badia a Isola (Brandi, 1933), che in anni più recenti la critica ha riconosciuto come opera dell'anonimo artista (Stubblebine, 1979; Brandi 1991). Al catalogo delle sue opere deve essere aggiunto un polittico, oggi smembrato tra vari musei e collezioni private, comprendente le raffigurazioni di S. Paolo, S. Giovanni Evangelista e S. Pietro (South Hadley, Mount Holyoke College Art Mus.), della Madonna con il Bambino (Utrecht, Rijksmus. Het Catharijneconvent), di S. Giovanni Battista (Colonia, Wallraf-Richartz-Mus.), del Redentore con quattro angeli (ubicazione ignota). Lo scomparto centrale del polittico, con la Madonna e il Bambino, fu attribuito al M. di Badia a Isola da Van Marle (1924), mentre per le altre figure ci si deve riferire alla ricostruzione di Coor-Achenbach (1952; 1956; 1960).Ancora da ricondurre al M. di Badia a Isola sono la Madonna con il Bambino e quattro angeli di Venezia (Fond. Cini, inv. nr. 6314; Van Marle, 1924) e la discussa Madonna con il Bambino di Buonconvento (Mus. d'Arte Sacra della Val d'Arbia), già riferita al maestro stesso (Van Marle, 1924), in seguito presentata da Bologna (1960) come lavoro del giovane Duccio, probabilmente anteriore alla Madonna di Crevole, e quindi nuovamente accostata al catalogo del M. di Badia a Isola e soprattutto alla tavola eponima, con la quale presenta significative somiglianze (Padovani, 1979).
Sotto il nome del M. di Badia a Isola vengono inoltre generalmente raggruppate alcune opere, sulle quali tuttavia la critica non è concorde (Stubblebine, 1979): la Madonna con il Bambino di Castelfiorentino (S. Verdiana, Pinacoteca), il Crocifisso della chiesa di S. Francesco a Grosseto, il Crocifisso con la Vergine e s. Giovanni Evangelista del duomo di Massa Marittima, la Madonna con il Bambino di Indianapolis (Clowes Fund Coll.), la Madonna con il Bambino della chiesa della Compagnia della Grotta a Montecchio e la Madonna della chiesa di S. Rocco a Pilli (prov. Siena).
Bibliografia:
Fonti. - G. Della Valle, Lettere sanesi, I, Venezia 1782, p. 277 (rist. anast. Bologna 1976).
Letteratura critica. - F. Brogi, Inventario generale degli oggetti d'arte della provincia di Siena, Siena 1897, pp. 348, 614; C. Weigelt, Duccio di Buoninsegna: Studien zur Geschichte der frühsienesischen Tafelmalerei, Leipzig 1911; Van Marle, Development, II, 1924, pp. 77-79; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 439 (trad. it. Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936); C. Brandi, La Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933, pp. 164-168; L. Coletti, La mostra giottesca, BArte, s. III, 31, 1937, pp. 49-72; id., I Primitivi, 3 voll., Novara 1941-1947: II, p. 13; E. Carli, Vetrata Duccesca, Firenze 1946, pp. 36, 42-43; R. Longhi, Giudizio sul Duecento, Proporzioni 2, 1948, pp. 5-54 (rist. in id., Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia centrale, Firenze 1974, pp. 1-53); Toesca, Trecento, 1951, p. 512; E. Carli, Duccio, Milano-Firenze 1952, pp. 4-9; G. Coor-Achenbach, A Dispersed Polyptych by the Badia a Isola Master, ArtB 34, 1952, pp. 311-316; id., Contributions to the Study of Ugolino di Nerio's Art, ivi, 37, 1955, pp. 153-165; id., The Missing Panel from a Dispersed Polyptych by the Badia a Isola Master, ivi, 38, 1956, p. 119; id., The Early Nineteenth-Century Aspect of a Dispersed Polyptych by the Badia a Isola Master, ivi, 42, 1960, p. 143; F. Bologna, Ciò che resta di un capolavoro giovanile di Duccio, Paragone 11, 1960, 125, pp. 3-31; S. Padovani, in Mostra di opere d'arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto, cat. (Siena 1979), Genova 1979, p. 31; J.H. Stubblebine, Duccio di Buoninsegna and his School, Princeton (NJ) 1979, I, pp. 75-85; L. Bellosi, La pecora di Giotto, Torino 1985, p. 198; A. Bagnoli, Ma non è Duccio. La Maestà di Badia a Isola (Siena), Art e Dossier 2, 1987, 10, pp. 12-13; C. Brandi, Pittura a Siena nel Trecento, Torino 1991.