Maestro delle Vitae imperatorum
È conosciuto sotto questo nome convenzionale un miniatore lombardo attivo intorno alla metà del Quattrocento. La sua personalità artistica è stata ricostruita intorno al nucleo centrale delle miniature che ornano il codice delle Vitae imperatorum tradotte da Pier Candido Decembrio, che fu finito di scrivere nel 1431 per conto di Filippo Maria Visconti (biblioteca Nazionale di Parigi, ms. Ital. 131), cui si affiancano manoscritti conservati nella biblioteca Vaticana (Vaticano lat. 1093), nella biblioteca Nazionale di Torino (D 11 8), nella biblioteca Capitolare di Verona (n° CCXXIX) e altri ancora, fino a un messale donato da Bianca Maria Sforza al duomo di Milano e conservato nella biblioteca Ambrosiana (257 inf.).
Un'identità di stile nelle miniature accomuna tutte queste opere e poiché gli stessi elementi stilistici, di chiara impronta tardo-gotica - caratterizzati da una grande vivacità coloristica, con netti contrasti cromatici, un notevole vigore nel segno e nel modellato delle figure, in modo particolare nei volti scarni e segnati - si sono potuti notare anche nelle illustrazioni di un Inferno attualmente diviso tra la biblioteca Nazionale di Parigi (Ital. 2017) e la biblioteca Comunale di Imola (n° 32), la critica più recente è propensa ad attribuire a questo ignoto ma operosissimo e vivace maestro anche quest'ultima opera. Del resto il fatto che il codice parigino sia appartenuto a Filippo Maria Visconti, per il quale il M. delle Vitae imperatorum ha indubbiamente lavorato, non può che suffragare l'attribuzione basata su ragioni stilistiche.
Bibl. - R. Galli, I Manoscritti e gli incunabuli della biblioteca comunale di Imola, Imola 1894, LVI; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1955, 29; ID., Problemi figurativi dei codici danteschi del Tre e del Quattrocento, in Atti del I° Congresso Nazion. di Studi danteschi, Firenze 1962, 179; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Torino 1966, 219-220; Illuminated Manuscripts of the D.C., a c. di P. Brieger, M. Meiss e C.S. Singleton, Princeton 1969, I 50-51, 107-108, 318-319.