MAESTRO della MADDALENA
Pittore anonimo fiorentino, attivo nell'ultimo quarto del sec. 13°, così denominato - a partire da Sirén (1922), cui si deve anche una prima ricostruzione della sua attività - dalla tavola con S. Maria Maddalena e storie della sua vita (Firenze, Gall. dell'Accademia).
Fino alla fine del Settecento il silenzio delle fonti sulla tavola è pressoché totale; le notizie più antiche la ricordano nel vestibolo della biblioteca del convento della SS. Annunziata a Firenze e la descrivono come opera anteriore a Cimabue (Follini, 1791; Moreni, 1791). Dei primi dell'Ottocento è invece la notizia che la tavola faceva parte di una collezione di pitture antiche composta da Francesco Raimondo Adami, generale dell'Ordine dei Servi di Maria (Lanzi, 18092).La figura allungata e asciutta della Maddalena, che campeggia eretta al centro della tavola e regge nella mano sinistra una pergamena parzialmente srotolata che reca un'iscrizione leggibile solo in parte, separa gli otto episodi disposti in riquadri, quattro per lato. I colori sono ricchi e intensi, quasi smaltati, e hanno quell'intonazione tipica della pittura di area fiorentina che rimanda alle opere su tavola di artisti come Coppo di Marcovaldo e Meliore (Kvoshinsky, Salmi, 1914; Richter, 1930). Le gracili architetture che qualificano le storie della santa e la pesante calligrafia del disegno parlano di un artista legato ancora in parte agli stilemi bizantini, il cui ricordo permane anche in alcuni caratteri iconografici (Venturi, 1907). Caratteri più spiccatamente fiorentini e gotici emergono altresì nella resa delle vesti - solcate nel panneggio da lumeggiature allungate e rigide -, dalle scelte cromatiche audaci, che più volte hanno portato ad accostare la tavola della Maddalena ai mosaici del battistero fiorentino (Richter, 1930).
Un gruppo di opere abbastanza omogeneo, e inerente alla stessa zona e agli stessi anni in cui lavora il M. della Maddalena, presenta vari particolari stilistici e iconografici ricorrenti e riconoscibili anche nella tavola fiorentina. Le evidenti somiglianze hanno portato a formulare una serie di attribuzioni all'autore della Maddalena per alcune opere del gruppo suddetto e, per altre, a immaginarne la provenienza da un atelier di cui il M. della Maddalena era presumibilmente il coordinatore. L'artista doveva infatti essere a capo di una delle più importanti botteghe attive a Firenze nella seconda metà del Duecento, quanto mai consapevole della tradizione locale (Tartuferi, 1990).Fra le svariate opere attribuite al M. della Maddalena e alla sua bottega si devono ricordare: una tavola con la Madonna e il Bambino in trono fra i ss. Andrea e Giacomo con il donatore e sei storie (Parigi, Mus. des Arts Décoratifs), da taluni considerata l'opera più bella e significativa del pittore (Sirén, 1922; Hautecoeur, 1925; Toesca, 1925-1926; Offner, 1927b; Richter, 1930; Tartuferi, 1990); un frammento di Madonna con il Bambino (Cambridge, MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.; Offner, 1927b; Richter, 1930; Coor-Achenbach, 1947); una tavola d'altare con la Madonna e il Bambino in trono, due angeli, i ss. Leonardo e Pietro e sei scene della Vita di s. Pietro (New Haven, Yale Univ., Art Gall.; Sirén, 1922; Toesca, 1927; Offner, 1927b); la Madonna di S. Michele a Rovezzano (prov. Firenze; Toesca, 1927; Offner, 1927b; Richter, 1930; Tartuferi, 1990); la Madonna di S. Fedele a Poppi (prov. Arezzo; Sirén, 1922; Offner, 1927b; Toesca, 1927; Coor-Achenbach, 1947); una pala d'altare con la Madonna e il Bambino in trono e scene della Vita di Cristo (New York, Metropolitan Mus. of Art), di cui la maggior parte dei critici attribuisce al M. della Maddalena solo il pannello centrale (Offner, 1927b; Coor-Achenbach, 1947); la Madonna con il Bambino in trono e due angeli di San Donato in Torri presso Compiobbi (prov. Firenze; Sirén, 1922; Offner, 1927b; Sandberg Vavalà, 1934; Coor-Achenbach, 1947); il S. Luca Evangelista (Firenze, Uffizi; Pittura italiana, 1943; Procacci, 1951), già nel convento fiorentino della SS. Annunziata, a cui le fonti settecentesche riconducono la tavola della Maddalena; svariate altre opere su tavola, sparse tra la stessa Firenze, New York e Berlino. Le attribuzioni più recenti riguardano due pannelli facenti parte di una coll. privata londinese e un frammento di pala d'altare con l'Ultima Cena già a Chambéry (Avignone, Mus. du Petit Palais; Coor-Achenbach, 1951; Tartuferi, 1990).Rimandano alla tavola fiorentina, e quindi al M. della Maddalena, molteplici e ripetuti caratteri ricorrenti in queste opere, quasi come un vero e proprio marchio: il timpano cuspidato che sovrasta la figurazione centrale, derivato forse dall'opera di Guido da Siena, le particolari scelte cromatiche, gli occhi tondi nei volti scarni e asciutti, le iscrizioni di carattere goticheggiante nel pannello centrale, le linee dure e grosse, il panneggio a strisce di colore e, particolarmente significativo, il ricorso a figure-tipo.
Bibliografia:
Fonti. - V. Follini, Firenze antica e moderna, III, Firenze 1791, p. 363; D. Moreni, Descrizione della chiesa della SS. Annunciata di Firenze, Firenze 1791, p. 61; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 18092 (1795), I, p. 13.
Letteratura critica. - Venturi, Storia, V, 1907, p. 92; B. Khvoshinsky, M. Salmi, Pittori toscani dal XIII al XIV secolo, Roma 1914, p. 33; O. Sirén, Toskanische Maler im XIII. Jahrhundert, Berlin 1922, p. 269; Van Marle, Development, I, 1923, p. 347; L. Hautecoeur, Une peinture toscane du XIIIe siècle au Musée des arts décoratifs, GBA, s. V, 12, 1925, pp. 287-294; P. Toesca, Gli affreschi del Duomo di Aquileia, Dedalo 6, 1925-1926, pp. 32-57; R. Offner, An Early Florentine Dossal, Pescia [1927a], pp. 5-14; id., Italian Primitives at Yale University, New Haven 1927b, pp. 11-14; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 1037-1038 n. 46; G.M. Richter, Megliore di Jacopo and the Magdalen Master, BurlM 57, 1930, pp. 223-236; E. Sandberg Vavalà, L'iconografia della Madonna col bambino nella pittura italiana del Dugento, Siena 1934, p. 36 nr. 75; Pittura italiana del Duecento e Trecento. Catalogo della mostra giottesca di Firenze del 1937, a cura di G. Sinibaldi, G. Brunetti, Firenze 1943 (19812), pp. 221-241; G. Coor-Achenbach, A Neglected Work by the Magdalen Master, BurlM 89, 1947, pp. 119-129; id., Some Unknown Representations by the Magdalen Master, ivi, 93, 1951, pp. 73-78; U. Procacci, Le Gallerie dell'Accademia di Firenze, Roma 1951, p. 7; A. Tartuferi, La pittura a Firenze nel Duecento, Firenze 1990, pp. 89-94.