MAESTÀ
. Il termine maestà, come titolo spettante al capo di uno stato a regime monarchico, appare assai tardi. Nel Medioevo, per molti secoli il titolo con cui ci si rivolgeva e ai re e agli stessi imperatori, d'Oriente prima e più tardi anche del Sacro Romano Impero, fu, in un primo periodo, soprattutto quello di excellentia, che non era d'altronde riservato ai soli capi di stato. Con esso si alternano anche altri: charitas vestra, sublimitas vestra, serenitas vestra; soprattutto quello di celsitudo, usato però anche questo indifferentemente per re e imperatori. Solo talora comincia ad apparire il maiestas, non però come titolo, ancora, ma nel senso, classico d'altronde, di grandezza. Col sec. XIV invece comincia ad apparire come titolo vero e proprio, di cui ci si serve nel rivolgersi all'imperatore, senza tuttavia che sia ancora titolo esclusivo. Per i re invece continua il titolo di celsitudo o di excellentia. È notevole il fatto che in italiano, in quello stesso sec. XIV, maestà non abbia ancora il preciso valore di titolo; in francese, sino al secolo XV, manca persino il termine, mentre si trova invece l'aggettivo majestal.
L'uso vero e proprio comincia con la seconda metà del secolo XV e col secolo XVI, estendendosi allora dall'imperatore ad alcuni, non tutti, i re: forse per effetto della sua doppia qualità di imperatore e re di Spagna, Carlo V - a cui ci si rivolge come a Sacra Católica y Cesarea Maiestad - farà entrare nell'uso il titolo per i suoi successori; mentre, per contrapposto, anche il re di Francia, già con Francesco I, ma definitivamente con Enrico II, assume pure il titolo di maestà (cristianissima). Infine dal trattato di Westfalia (1648) in poi, divenne titolo comune a tutti i re.
Per il delitto di lesa maestà, v. lesa maestà.