made in Italy
Espressione utilizzata, a partire dagli anni 1980, per indicare la specializzazione internazionale del sistema produttivo italiano nei settori manifatturieri cosiddetti tradizionali. Rientrano in questa definizione le cosiddette 4 A: abbigliamento (e beni per la persona), arredamento (e articoli per la casa), automotive (inclusa la meccanica) e agroalimentare.
Tutti i prodotti m. in I., a prescindere dal settore di appartenenza, sono generalmente accomunati da un mix di elementi che ne determina successo e riconoscibilità sul piano internazionale: eccellenza, alta specializzazione delle tecniche di produzione, contesto di sviluppo e realizzazione dei prodotti spesso di carattere distrettuale (➔ distretto industriale) e forte radicamento nelle specializzazioni territoriali. Inoltre, le imprese che producono i prodotti tipici del m. in I. sono solitamente di dimensioni medie e in posizioni di leadership sui mercati internazionali. M. Fortis (2005) per es., individua 5 ‘pilastri’ (ossia gruppi con fatturati compresi tra 2 e 9,9 miliardi di euro) del m. in I. che eccellono a livello globale: Benetton, Luxottica, Merloni (Indesit), Barilla e Ferrero. Altri grandi gruppi che si possono definire ‘colonne portanti’ del m. in I. sono: Armani, Safilo, Natuzzi, Marazzi, Prada, Zegna, Ferragamo, Lavazza, Granarolo e Campari. Si tratta di marchi con una forte risonanza a livello internazionale, che applicano strategie di espansione e di vendita particolarmente sensibili alle dinamiche del commercio estero. Uno degli aspetti più interessanti del m. in I. è il carattere distrettuale delle produzioni che lo compongono, ossia la dimensione, collettiva e localizzata territorialmente, attraverso cui si sono sviluppate nel corso degli anni eccellenze di prodotto in termini qualitativi. A questo si aggiunge un vantaggio competitivo spesso determinato da fattori come, per es., il design o il marchio. Il valore del m. in I., inoltre, si basa spesso su aspetti intangibili del territorio, come il know how, la capacità progettuale e la reputazione. Questi vantaggi competitivi, che contraddistinguono e mantengono elevate le vendite dei prodotti m. in I. sui mercati internazionali, sono particolarmente sorprendenti considerando la superiorità tecnologica di alcuni giganti industriali dei Paesi concorrenti, o i bassi costi di lavoro e materie prime delle produzioni delle nazioni in via di sviluppo.
Marco Rodolfo Di Tommaso, Lauretta Rubini