SIGNORINI PELZET, Maddalena
– Nacque a Firenze il 21 febbraio 1801 da Gaetano Signorini, beccaio, e da Porzia Piccardi.
Dodicenne entrò nella scuola di declamazione di Antonio Morrocchesi, presso l’Accademia di belle arti di Firenze, e venne formata alla recitazione in linea con i criteri neoclassici di nobiltà e misura divulgati dal maestro.
All’età di quindici anni, appena terminata l’Accademia, esordì come prima attrice giovane nella compagnia Zannoni e Pinotti a Palermo, dove sposò Ferdinando Pelzet, compagno d’arte successivamente affermatosi come insegnante di recitazione, dal quale ebbe un figlio di nome Giuseppe.
Da allora intraprese una carriera che la vide esibirsi, sempre come prima attrice, in numerose compagnie italiane, delle quali faceva parte anche il marito.
Dopo aver recitato con Luigi Vestri e Paolo Belli Blanes, fece ritorno a Firenze nel 1818, scritturata dalla Compagnia nazionale toscana formatasi proprio in quell’anno. Dal 1822 al 1823 recitò con Luigi Fini e Assunta Perotti (nata Nazzari) che le concesse il ruolo di prima donna. Dal 1825 fu con il capocomico Romualdo Mascherpa nella compagnia di lì a poco patrocinata dalla duchessa di Parma Maria Luisa d’Asburgo-Lorena. Nel 1828 passò a esibirsi con Antonio Rafstopulo.
Grazie a uno spiccato talento tragico, manifestato in particolare nel repertorio di autori quali Vittorio Alfieri e Silvio Pellico, Signorini godé della stima di Giovanni Battista Niccolini che, considerandola una delle migliori interpreti delle sue tragedie, scrisse per lei quelle di evidente connotazione patriottica, Antonio Foscarini, Giovanni da Procida e Ludovico Sforza; ne interpretò con grande successo, fin dalle rappresentazioni d’esordio a Firenze, rispettivamente nel 1827, 1830 e 1833, i ruoli delle protagoniste Teresa Contarini, Imelda e Isabella.
Durante tutta la sua carriera, fu molto vicina a Niccolini, che si adoperò ripetutamente in favore suo e dei suoi familiari, come attesta un cospicuo scambio epistolare, ricco di validi spunti relativi all’ambiente e alle condizioni del teatro italiano negli anni Trenta e Quaranta.
A Firenze nel 1828 conobbe, tramite Niccolini, Antonio Ranieri, con il quale intraprese una tormentata relazione amorosa che portò quest’ultimo a seguirla nei suoi spostamenti professionali dapprima a Roma, poi a Bologna. Dopo circa quattro anni Signorini interruppe la relazione, avendo accantonato l’ipotesi di abbandonare la famiglia.
Dal 1829 al 1831 fece nuovamente parte della compagnia Mascherpa con cui recitò in particolare in numerose rappresentazioni al teatro Valle di Roma, in un repertorio composto soprattutto da produzioni comiche.
Nel 1832 formò con Luigi Domeniconi, al suo fianco come primo attore in Giovanni da Procida e in altre precedenti interpretazioni, una compagnia durata tre anni, che figurò fra le più importanti dell’epoca. Vi si esibì in opere quali L’ospizio degli orfanelli di August Wilhelm Iffland, Zaira di Voltaire, Clotilde di Frédéric Soulié e Adolphe Bossange, La prima ruga sul viso di una donna di Augustin Eugène Scribe e Mélesville (Anne Honoré Joseph Duveyrier), Donna irrequieta e Donna ambiziosa di Alberto Nota. Inoltre, nel 1833, portò in scena per la prima volta in Italia Maria Stuarda di Johann Christoph Friedrich Schiller, in presenza del traduttore Andrea Maffei, ottenendo limitati riscontri a causa di una recitazione apparsa troppo fredda, specialmente nel finale.
Questo composito repertorio le valse una celebrità estesa anche al dramma e alla commedia, come attesta, fra l’altro, la stima di Nota, che attribuì a lei e ad altre attrici ‘di grido’ il successo della propria produzione (Commedie di Alberto Nota. Seconda raccolta corretta dall’autore, Torino 1836, p. XX).
Giunta all’apice della fama, nel 1835 si ritirò a Firenze per più di un anno, allontanandosi dalle scene per ragioni non chiare, forse legate a contrasti sorti con colleghi o a un’infermità del marito. Tuttavia, ripresa assieme a lui l’attività teatrale, recitò dal 1837 al 1839 nella compagnia Vittorio Alfieri di Lorenzo Da Rizzo.
Nel 1840 fu scritturata a Napoli dalla compagnia di Adamo Alberti, Giovan Battista Visetti e Giovanni Battista Prepiani, presso il teatro dei Fiorentini. Sgradita a un pubblico che diffidava delle novità e osteggiata dal capocomico Alberti, non ebbe successo; infatti, appositamente attorniata dagli attori più scadenti della compagnia, debuttò con Sedici anni or sono di Victor Ducange, dramma francese che fino a qualche giorno prima, sullo stesso palcoscenico, aveva entusiasmato la platea nell’interpretazione di Carolina Tessari, amatissima a Napoli. Anche in seguito, recitando in altri spettacoli, continuò a subire le opposizioni della compagnia che la privarono definitivamente dei riconoscimenti del pubblico napoletano. Nel 1841 lasciò la città, sebbene la scrittura fosse triennale.
Durante quella permanenza a Napoli non solo ebbe occasione di incontrare nuovamente Ranieri, questa volta senza alcuna implicazione sentimentale, ma avvicinò anche Basilio Puoti che a lei si rivolse per appurare il significato e la pronuncia di alcuni vocaboli, ritenendola esperta in materia di fiorentino puro, nonché pregevole «per l’ingegno e il valore nella comica arte» (B. Puoti, Vocabolario domestico napoletano e toscano, Napoli 1841, p. XI).
Successivamente recitò come prima attrice tragica e madre nobile nella seconda compagnia di Domeniconi, affidata a Gaetano Coltellini e Antonio Colomberti, ma ne disapprovò le scelte drammaturgiche e organizzative.
Intorno al 1845, oppressa dalle difficoltà economiche e stanca delle invidie e delle ostilità dell’ambiente teatrale, decise di abbandonare definitivamente le scene, ritirandosi a Firenze. Morì di idropisia a Firenze l’8 novembre 1854.
Fonti e Bibl.: Omaggio reso agli egregi attori componenti la drammatica compagnia Pelzet e Domeniconi che nell’estate 1833 nel R. Teatro di Pistoia meritarono il plauso comune dei cittadini, Pistoia s.d.; I teatri. Giornale drammatico musicale e coreografico, t. II, p. I, Milano 1828, pp. 431-433, 452, 499, 548, 595, 675, 692, 725-727, 881 s.; C. Scartabelli, Discorso in commemorazione di M. Pelzet, Firenze 1854; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici, maestri, concertisti, coreografi [...] che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 388-394; A. Vannucci, Ricordi della vita e delle opere di G. B. Niccolini, Firenze 1866, I, pp. 133-144, II, ad ind.; A. Alberti, Quarant’anni di storia del Teatro de’ Fiorentini in Napoli, I, Napoli 1878, pp. 81, 84 s., 91; G.B. Niccolini, Lettere inedite all’attrice Maddalena Pelzet pubblicate da Jarro, Firenze 1889; F. Orlando, Carteggi italiani inediti o rari, antichi e moderni, s. 1, I, Firenze 1892, pp. 39-44, III, 1896, pp. 86-116, IV, 1902, pp. 34-53; L. Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, II, Firenze 1905, pp. 244-250; F. Moroncini, Il Leopardi e il Ranieri, Fanny e Lenina in Pègaso, IV (1932), 8, pp. 181-195; N. Leonelli, Attori tragici e attori comici, in Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, s. 9, II, Roma 1944, pp. 359 s.; Enciclopedia dello spettacolo fondata da Silvio D’Amico, VII, Roma 1962, p. 1834; G. Ciotti Cavalletto, Attrici e società nell’Ottocento italiano, Milano 1978, pp. 6, 7, 9, 11, 27, 38-50, 55, 63, 80, 83, 127-134; Autografi leopardiani e carteggi ottocenteschi nella Biblioteca nazionale di Napoli. Ranieri inedito, Napoli 1994, pp. 75, 106, 130, 153; Leopardi a Roma (catal.), a cura di N. Bellucci - L. Trenti, Milano 1998, pp. 211 s., 214, 282, 338; R. Urraro, Giacomo Leopardi. Le donne, gli amori, Firenze 2008, pp. 279-284; V. Guarracino, Un nome venerato e caro. La vera storia di Antonio Ranieri..., Montichiari 2010, pp. 37 s., 40 s., 45; C. Meldolesi - F. Taviani, Teatro e spettacolo nel primo Ottocento, Roma-Bari 2010, pp. 115, 131, 185 s., 219, 223, 240.