PATRIZI GONDI, Maddalena
PATRIZI GONDI, Maddalena. – Nacque a Firenze l’11 luglio 1866, figlia di Francesco Gondi e di Maria di Ivan Carmes De Labruguière.
Incline alla vita religiosa e «educata in una casa intransigente per principii» (Perodi, 1895, p. 131), nel 1885 andò sposa a Filippo Patrizi Naro Montoro, di famiglia profondamente legata alla tradizione della Roma cattolica, con il quale ebbe sette figli.
Spinte di tipo sociale e spirituale la condussero, negli anni finali del secolo, a frequentare alcune personalità del riformismo religioso, ospitando nel suo salotto don Brizio Casciola e monsignor Francesco Faberj; ciò non le impedì, tuttavia, di manifestare ricorrentemente forti accenti polemici verso le attività protestanti in Italia.
Dopo la morte del marito, nel 1908, si legò sempre più al gruppo di nobildonne romane che con il sostegno di Pio X aveva creato, nel 1906, l’ambulatorio-scuola S. Giuseppe per la riqualificazione del personale infermieristico anche religioso e per l’assistenza in quartieri popolari della città. L’istituto fu a lungo diretto – con Serafina Bompiani – da una sua cugina, Francesca Crispolti, e frequentato anche dalla principessa Maria Cristina Giustiniani Bandini, che nel 1909 divenne la prima presidente dell’UDCI (Unione fra le Donne Cattoliche d’Italia). Con l’ingresso dell’Italia in guerra (1915) e l’adesione dell’ambulatorio S. Giuseppe all’Unione delle scuole per infermiere volontarie, incrementò il suo impegno assistenziale svolgendo un’intensa attività a Roma, presso l’ospedale militare dell’Addolorata, e a Firenze, dove diresse ambulatori infermieristici gestiti da religiose. Il suo attivismo continuò nel dopoguerra in favore delle popolazioni italiane della Dalmazia e con la partecipazione – dal 1919 al 1923 – al Segretariato italiano di soccorso all’infanzia, diretto dal presidente della Croce rossa italiana (CRI), l’onorevole Giovanni Ciraolo, e al Comitato italiano di soccorso ai bambini russi. I rapporti con la CRI continuarono sul terreno della preparazione infermieristica, che Patrizi Gondi sostenne sia per le religiose sia per le giovani cattoliche, promuovendo l’apostolato ospedaliero, ma astenendosi dall’istituire un’associazione confessionale e collaborando con la contessa Ginevra Terni de Gregory.
Scelta dalla Santa Sede a sostituire Giustiniani Bandini dal dicembre 1917, come presidente dell’UDCI fu chiamata nel 1918 a far parte della Commissione governativa per il dopoguerra (sezione smobilitazione), dove presentò una serie di proposte in linea con le trasformazioni sociali senza contraddire la dottrina cattolica: il rientro graduale della manodopera femminile; la parità salariale a parità di rendimento; l’impiego di delegate operaie nell’Ispettorato del lavoro; la possibilità di gestione diretta del salario da parte delle donne sposate senza mettere in discussione il principio d’autorità maritale, fermo restando che in tema di lavoro femminile si espresse sempre a favore delle sole forme di occupazione a domicilio. Nel 1920 promosse la partecipazione dell’UDCI alla Fiera campionaria di Padova e successivamente la nascita di due segretariati femminili, a Faenza e Roma, in accordo con le locali unioni del lavoro.
Nel 1919 divenne presidente dell’UFCI (Unione Femminile Cattolica Italiana), che raggruppava sia le donne sia le giovani di Azione cattolica, ed entrò in polemica con Elisa Salerno, direttrice del periodico vicentino Problemi femminili e portatrice di una proposta di femminismo cristiano fatta oggetto di ostracismo da parte del cattolicesimo ortodosso. Mentre la giornalista accusava l’UFCI di perpetuare le divisioni sociali e di contribuire a una formazione antifemminista delle sue militanti, Patrizi Gondi difendeva la struttura funzionalistica dell’organismo e sottolineava di mirare «più al rinsaldamento della famiglia che alla lotta di sesso, pur non trascurando neppure questa là dove, evidentemente, essa è giusta, come, per esempio, sul terreno culturale e professionale» (Roma, Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia, Fondo Unione Popolare, b. 47: lettera a Elisa Salerno, 8 giugno 1920). Fino alla primavera del 1920 la marchesa aderì alla federazione romana del Consiglio nazionale delle donne; il punto di rottura definitivo con l’emancipazionismo moderato fu la proposta di legge Marangoni-Lazzari sul divorzio, contro la quale le donne cattoliche raccolsero ben 3.700.000 firme, consegnate nel novembre 1920 al presidente del Consiglio Giovanni Giolitti.
Favorevole al voto «per una più valida difesa della morale cattolica» (Bollettino Ufci, 15 ottobre 1922), portò l’UFCI a dare un’adesione ‘platonica’ alla campagna suffragista, a salvaguardia di un’assoluta autonomia; il diniego alla collaborazione culminò nel 1923, quando rifiutò l’invito a copresiedere il comitato d’onore del IX congresso dell’Alleanza internazionale pro suffragio, che si tenne a Roma, mentre con l’approvazione della legge premiale sul voto femminile nel 1925 mobilitò l’UFCI per l’iscrizione alle liste elettorali delle socie aventi diritto.
Da presidente dell’UFCI, con funzioni di direzione e coordinamento dei tre rami femminili di Azione cattolica – GF (Gioventù Femminile), Donne cattoliche e, dal 1922, Universitarie cattoliche –, svolse un ruolo tutt’altro che formale, cercando di dirimere le tensioni tra settori così diversi. Sul nodo dell’inglobamento delle Universitarie cattoliche nella Gioventù femminile Patrizi Gondi cercò di filtrare l’invadenza di Armida Barelli, presidente della GF, ma nello stesso tempo manifestò l’opinione che le associazioni miste come la FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) non garantissero un’adeguata formazione femminile. Nel 1923 insieme a Barelli promosse l’associazione Forza e grazia, di fatto concorrenziale allo scoutismo femminile di Antonietta Giacomelli, oscurata poi dall’Opera nazionale balilla.
Negli anni del fascismo Patrizi Gondi si mantenne su posizioni di difesa delle organizzazioni interne, pur mostrando oculatezza tattica e forme di convergenza con il regime. Quando l’Associazione nazionale delle madri e vedove dei caduti, tenuta a battesimo da esponenti di primo piano del mondo cattolico, fu progressivamente posta sotto l’egida pubblica, la marchesa rifiutò la contrapposizione frontale con il regime, scegliendo nel 1924 di non accreditare un organismo cattolico alternativo a quello governativo. Fu poi apertamente favorevole alla collaborazione sul terreno offerto dalla creazione dell’Opera nazionale maternità e infanzia, nei cui comitati locali spronò all’impegno le dirigenti di ogni livello.
Le sue dimissioni dalla presidenza dell’UFCI nel gennaio 1934, rassegnate ufficialmente per motivi di salute, divennero l’occasione per un ulteriore assestamento organizzativo dopo il conflitto e la revisione statutaria del 1931. L’UFCI fu abolita e nell’ufficio di presidenza dell’Azione cattolica fu cooptata Giovanna Canuti per il coordinamento in campo femminile.
Scrisse per riviste interne e supplementi speciali, come Bollettino Ufci, Fiamma viva, Il Solco, e compose opere a carattere educativo: due agiografie per la collana di vite dei santi a cura dell’UFCI; la guida Un grande compito materno. Parole alle mamme dei comunicandi (Roma 1938) e la biografia Una grande educatrice. Madre M. Eugenia di Gesù fondatrice delle religiose dell’Assunzione (Isola del Liri 1935); compose inoltre due opere a carattere narrativo: Novelle di un tempo che fu (Milano 1931) e il racconto per ragazzi I viaggi di Abuna Messias (Roma 1939), in perfetto stile filocoloniale.
Morì a Roma il 25 marzo 1945.
Fonti e Bibl.: Le fonti relative all’attività di presidenza UDCI e UFCI sono conservate presso l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia di Roma, nel fondo Unione popolare cattolica italiana.
Sulla sua figura e il suo ruolo nell’Azione cattolica: E. Perodi, Cento dame romane. Profili, Roma 1895, passim; F. Magri, L’Azione cattolica in Italia, I, 1775-1939, Milano 1953, passim; La Fuci di Montini e di Righetti. Lettere di Igino Righetti ad Angela Gotelli (1928-1933), a cura di N. Antonetti, Roma 1979, passim; C. Dau Novelli, Armida Barelli e l’Unione fra le donne cattoliche d’Italia, in L’opera di Armida Barelli nella Chiesa e nella società del suo tempo, Roma 1983, passim; Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, III, 2, Le figure rappresentative, Casale Monferrato 1984, ad nomen (M.G. Tanara); M. Casella, L’Azione cattolica nell’Italia contemporanea (1919-1969), Roma 1992, passim; M. Busi et al., Don Orione negli anni del modernismo, Milano 2002, p. 46; L. Gazzetta, Cattoliche durante il fascismo. Ordine sociale e organizzazioni femminili nelle Venezie, Roma 2011, passim.