ORSINI, Maddalena
ORSINI, Maddalena. – Nacque il 22 febbraio 1534, forse a Perugia, da Camillo e da Elisabetta Baglioni, figlia di Giampaolo. Dal matrimonio nacquero anche Giovanni, Giulia, Latino, Fabio, Virgilio e Paolo.
Camillo Orsini fu un personaggio di spicco nelle vicende militari dello Stato pontificio, in rapporti con molti protagonisti del Cinquecento religioso italiano. Le zie paterne, Porzia e Lucida, erano clarisse nel monastero romano osservante di S. Cosimato.
Durante l’infanzia e l’adolescenza di Maddalena, la famiglia trascorse alcuni anni a Ferrara, dove la giovane frequentò la corte ed ebbe occasione di frequentare personalità appartenenti alla corrente spirituale. Conobbe Vittoria Colonna, ospite del duca Ercole e della duchessa Renata; nel 1547, appena tredicenne, si schierò con il padre e la cognata Lavinia Della Rovere, moglie di Paolo, in favore di Fanino Fanini, processato per eresia; nel 1549 ricevette una lettera da Olimpia Morato. Forse usufruì dell’insegnamento di Teofilo Folengo, assunto da Camillo Orsini come precettore dei figli maschi.
Risiedette a Ferrara fino al 1549, poi sposò Lelio Anguillara di Ceri, figlio del condottiero Renzo di Ceri, e si trasferì a Bassano, vicino Viterbo. Alcuni anni dopo il matrimonio prese come direttore spirituale il domenicano fra Davide del Casentino, appartenente al convento della Madonna della Quercia a Viterbo, dove si trovavano in quel periodo molti seguaci di Savonarola, alcuni provenienti dal convento fiorentino di S. Marco. Attraverso il rapporto con i padri della Quercia Maddalena si avvicinò dunque al movimento savonaroliano, che stava attraversando una fase di mutamento, caratterizzata dall’abbandono delle valenze politiche e profetiche e dall’adattamento ai nuovi canoni controriformisti. Entrò in contatto inoltre con il domenicano Angelo Cattani da Diacceto, allora vescovo di Fiesole, anch’egli legato alle memorie di Savonarola, ma pienamente partecipe del contesto controriformista per la sua intensa attività inquisitoriale.
Dopo la morte di Lelio di Ceri e di fra Davide, avvenuta intorno al 1572 durante un’epidemia, Maddalena si trasferì a Roma dove iniziò a praticare la regola di s. Domenico per i secolari e si avvicinò ai domenicani di S. Maria sopra Minerva, che erano allora custodi dell’eredità savonaroliana nell’Urbe. Agli inizi degli anni Settanta entrò nella casa di terziarie domenicane di S. Andrea a Spoleto e si adoperò affinché venisse trasformata in monastero di clausura. Il 6 gennaio 1577 prese l’abito per le mani di Zanobi Pippi da Villabasilica .
Zanobi era uno dei molti religiosi savonaroliani in prima linea nella contrastata riforma dei monasteri femminili, prevista dalla costituzione Circa Pastoralis di Pio V del 1566, che aveva di fatto imposto la clausura a tutte le monache. In particolare Zanobi era impegnato a istituire la clausura nel monastero di S. Vincenzo di Prato, dove si trovava Caterina de’ Ricci.
Almeno a partire dal 1580 Maddalena entrò in rapporto con fra Serafino Razzi, che dopo la morte di Vincenzo Ercolani, Paolo Bernardini e Timoteo Bottoni era alla guida del movimento savonaroliano a Roma. Nell’introduzione dei Casi della lingua, scritto a Spoleto dal 16 novembre 1580, Razzi racconta che Maddalena, preso l’abito domenicano, si era impegnata a dare impulso all’osservanza domenicana anche per il ramo maschile, facendosi tra l’altro promotrice di due iniziative: la lettura delle opere di fra Luis de Granada, famoso predicatore domenicano, la domenica sera tra il vespro e la compieta, e l’esposizione di casi morali durante la settimana.
Nello stesso periodo Maddalena elaborò il suo progetto più importante. Nel 1582 fondò il convento domenicano di clausura di S. Maria Maddalena al Quirinale, sottoposto alla Provincia Romana Riformata, creata dall’ampliamento della Congregazione di S. Marco fondata da Savonarola. Tra le monache che la fondatrice portò con sé ci furono alcune religiose di S. Caterina di Viterbo, sottoposto ai frati della Quercia, e di S. Andrea di Spoleto, tra cui Maria Felice Ercolani, nipote del savonaroliano Vincenzo Ercolani. Collaborò tra gli altri alla fondazione fra Timoteo de’ Ricci, fratello di Caterina e nipote di Angelo Cattani. Ricci e Maddalena si conoscevano di certo già da tempo perché nel 1568 il frate era stato priore alla Quercia.
Il 15 marzo 1582 Maddalena scrisse le Ordinazioni per l’istituto da lei fondato: il monastero doveva vivere radicalmente la povertà, seguendo quello che veniva considerato il ‘carisma’ specifico savonaroliano. Nella vita conventuale le religiose dovevano conoscere e seguire l’insegnamento di Savonarola: ogni 15 giorni doveva essere letta a mensa la lettera inviata dal frate ferrarese a Maddalena Pico, contessa della Mirandola, che conteneva la proposta savonaroliana di riforma del monachesimo femminile. Le religiose mantennero l’usanza di danzare in tondo durante le processioni, uso che veniva combattuto dai generali dell’Ordine domenicano, ma che era stato tipico dei frati di s. Marco. Nella biblioteca del monastero erano presenti le Prediche di Savonarola nell’edizione veneziana del 1547 e un manoscritto della Vita di Savonarola composta da Razzi. Le monache, inoltre, recitavano l’Officium beati Hieronimi Dominici et Silvestri martires ordinis predicatores, composto durante il pontificato di Clemente VIII: diverse copie possedute dalle religiose furono requisite soltanto nel Settecento, durante il generalato di Giovanni Tommaso de Boxadors (1756-77), quando fu anche rimosso dall’istituto un quadro raffigurante Savonarola, rimasto per molti anni esposto nella stanza della ruota.
L’impronta savonaroliana rappresentava un legato controverso già all’epoca della fondazione del monastero, avversato da ampi settori della Curia che, contrari alla riabilitazione della memoria del frate, vedevano negativamente l’esistenza di un culto a lui tributato. Il progetto della fondazione fu dunque inizialmente piuttosto contrastato. La sua riuscita fu dovuta in primo luogo al fatto che l’istituto possedeva le caratteristiche richieste ai monasteri controriformati, in particolare rispettava rigidamente la clausura; poi, la sua ubicazione si confaceva alla sistemazione urbanistica promossa da Gregorio XIII, tendente a pianificare lo sviluppo urbano in nuove aree, tra cui appunto il Quirinale. Un notevole peso ebbe la rete di relazioni di Maddalena, che ottenne l’appoggio di Michele Bonelli, cardinale protettore dell’Ordine domenicano. Non trascurabile fu il ruolo di primo piano detenuto dal fratello Latino, vicino alla famiglia papale grazie al suo legame con il cardinale Alessandro Farnese, assai influente durante i primi anni del pontificato Boncompagni. Anche Maddalena fu in rapporti con Farnese, al quale nel giugno 1579 scrisse due lettere, una per chiedergli consiglio riguardo a questioni patrimoniali, l’altra per domandare protezione a favore del monastero di Spoleto (Arch. di Stato di Parma, Carteggio Farnesiano Estero, Roma, b. 485). Ebbe inoltre l’appoggio della famiglia Cesi, in particolare della nipote Olimpia Orsini Cesi, figlia di Giovanni Orsini e moglie di Federico Cesi, duca d’Acquasparta, che fu presente all’inaugurazione del monastero e vi fece educare e poi monacare la figlia Porzia.
Olimpia Orsini Cesi era un’assidua frequentatrice dell’oratorio di Filippo Neri, così come la cognata di Maddalena, Lavinia Della Rovere e la sorella Giulia Rangoni Orsini, che nel 1593 fondò insieme con gli oratoriani un’’opera per ragazze’ sul Quirinale, denominata S. Maria del Rifugio. Anche Maddalena fu in stretti rapporti con Filippo Neri, che era molto legato agli ambienti domenicani e savonaroliani, prima fiorentini e poi romani. Nei documenti del processo per la sua beatificazione vi sono tracce di questo legame con Maddalena e con S. Maria Maddalena: il religioso vi si recava spesso per predicare e confessare, le monache gli erano devote e testimoniarono al processo. Maddalena fu vicina anche a Cesare Baronio, che tra l’altro fu direttore spirituale della consorella Anna Trugillo Fuligatti Cenci.
Morì a Roma, nel monastero da lei fondato, alle cinque di mattina del 25 maggio 1605.
La morte avvenne in odore di santità, anche a parere di Baronio e di esponenti dell’Ordine domenicano. Tuttavia l’ambiguità derivata dall’impronta savonaroliana del monastero e le drammatiche vicende che la famiglia Orsini visse a partire dalla fine del Cinquecento non favorirono un’ampia trasmissione della memoria della sua vita e della sua opera di riformatrice.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, fondo Domenicane in S. Maria Maddalena; Collegio dei Notai Capitolini, 465, cc. 487-496 (testamento di Maddalena Orsini); Città del vaticano, Arch. segreto Vaticano, Monasteri femminili romani soppressi, fondo S. Maria Maddalena a Montecavallo; Roma, Arch. generalizio dell’Ordine dei predicatori, X.1312, X.1320b, XI.9400, XII.14605 CR1 (Cronaca di S. Caterina a Viterbo, cc. 8, 91); XIV liber CC, cc. 307 ss. (Transito di suor Maria Maddalena Orsini); Ibid. Arch. di S. Maria Sopra Minerva, XIII.k.b. (Maria Maddalena Orsini, Ordinazioni, pubblicato in A. Zucchi, Roma domenicana, II, Firenze 1940, pp. 219 s.); S. Razzi, Casi della lingua, Firenze Bibl. nazionale J.IV.18 (Conv. soppr.), ff. 1-11; B. Borselli, Breve narratione della vita, e virtù della venerabile madre suor Maria Maddalena Orsina dell’ordine de predicatori, Roma 1668; P.T. Masetti, Monumenta et antiquitates veteris disciplinae Ordinis praedicatorum, II, Roma 1864, p. 66; Opuscoli e lettere dei riformatori italiani del Cinquecento, a cura di G. Paladino, Bari 1913, p. 179; A. Zucchi, Roma domenicana, cit., pp. 181-223; Il primo processo per S. Filippo Neri, a cura di G. Incisa della Rocchetta - N. Vian, I, Città del Vaticano 1957, pp. 159, 167, 274; II, ibid. 1958, p. 101; III, ibid. 1960, p. 102; IV, ibid. 1963, p. 19; C. Valone, Women on the Quirinal Hill, in Art Bulletin, LXXVI (1994), pp. 132 s.; Id., Architecture as a public voice for women in sixteenth-century Rome, in Renaissance studies, XV (2001), pp. 326 s.; Id., Matrons and Motives, in Beyond Isabella, a cura di S. Reiss - D. Wilkins, Kirksville, MO, 2001, p. 328; G. Brunelli, La Vita dell’illustrissimo signor Camillo Orsino di Giuseppe Orologi, in Nunc alia tempora, alii mores, Storici e storia in età postridentina, a cura di M. Firpo, Firenze 2003, pp. 429-452; S. De Angelis, M. O. e la fondazione di S. Maria Maddalena al Quirinale, in Rivista di storia e letteratura religiosa, XLVI (2010), pp. 19-58.