MEDICI, Maddalena
de’. – Nacque a Firenze il 25 luglio 1473, figlia secondogenita di Lorenzo il Magnifico e di Clarice Orsini.
Prediletta dalla madre – «quella fanciulla ch’era un occhio del capo suo», scriveva il Magnifico (cit. in Del Lungo, p. 430) –, fu educata nella casa paterna dalla nonna paterna Lucrezia Tornabuoni e, come la sorella maggiore Lucrezia, poté forse profittare anche dell’educazione che Angelo Ambrogini (il Poliziano), al servizio del Magnifico fino al 1479, impartiva al fratello Piero. Fu particolarmente legata al fratello Giovanni, futuro papa Leone X, ed ebbe un’infanzia tormentata da frequenti malattie che condizionarono il suo carattere, chiuso e malinconico. I suoi primi anni furono segnati anche dalle turbolente vicende fiorentine, in particolare dagli esiti della congiura dei Pazzi (26 apr. 1478), e dalla congiuntura politica italiana.
Nel 1486 il Magnifico inviò a Roma il cognato, l’arcivescovo di Firenze Rinaldo Orsini, e Pier Filippo Pandolfini per trattare con papa Innocenzo VIII Cibo la riapertura e lo sviluppo del banco familiare, la carriera ecclesiastica del figlio Giovanni e anche il possibile matrimonio della M. con il figlio del papa, Francesco, detto Franceschetto, Cibo.
Nel gennaio 1487 il papa aveva concluso un’alleanza con Venezia, mettendo in pericolo Firenze e il suo signore che, di conseguenza, si decise ad accettare il patto nuziale. L’avvicinamento della politica pontificia alle direttive fiorentine – che avrebbe avviato un rapporto di profonda compenetrazione «in una tendenza quasi all’identificazione d’interessi fra curia romana e Firenze medicea» (Bizzocchi) – fu sancita proprio dalla decisione di Lorenzo di dare in sposa la quattordicenne M. al quasi quarantenne Franceschetto. Il matrimonio era il prezzo imposto dal pontefice per soddisfare le pretese politiche ed economiche di Lorenzo, consapevole, per altro, che il connubio con Cibo avrebbe procurato infelicità all’amata figlia: il Magnifico era scettico e sospettoso su Franceschetto a causa della sua più matura età e la sua nota passione per il gioco, il vino e le donne.
Non mancarono reazioni negative a questo patto matrimoniale: a Firenze, dove si guardava con diffidenza al già forte legame dei Medici con gli Orsini, questo nuovo parentado non fiorentino fu fortemente avversato; mentre di minor peso furono le reazioni del re di Napoli Ferdinando d’Aragona, troppo attento a non deteriorare il rapporto con il Magnifico, e di Ludovico Sforza il Moro, entrambi informati da Lorenzo.
Il 25 febbr. 1487, a conclusione delle trattative, il patto fu firmato da Rinaldo Orsini, come rappresentante della M., e due giorni dopo Lorenzo lo approvò a Firenze, nella chiesa di S. Lorenzo. Il 4 nov. 1487 la M., accompagnata dalla madre, dal cognato Jacopo Salviati, da Gentile Becchi e da Matteo Franco in qualità di spenditore, lasciò Firenze per Roma, dove giunse il 13 dello stesso mese. Portava una dote di 4000 fiorini, non troppo elevata per l’epoca, che tuttavia sembra avesse procurato difficoltà al Magnifico. Un paio di giorni dopo il papa offrì in onore delle due donne Medici un pranzo in Vaticano e donò alla promessa sposa gioielli per il valore di 8000 ducati. Anche Franceschetto fece omaggio alla M. di un monile da 2000 ducati.
Le nozze furono celebrate solennemente il 20 genn. 1488. La M. partì per Firenze con la madre, il fratello Piero e la sua sposa Alfonsina Orsini alla fine di maggio e fu raggiunta da Franceschetto Cibo il mese successivo, quando questi giunse a Firenze prima di portarsi a Perugia per svolgere, su incarico del papa, un’azione mediatrice tra le fazioni cittadine. Alla fine di luglio, dopo la morte della madre, che la M. aveva assistito nella sua malattia, tornò a Roma, dove visse nel palazzo del consorte. Accanto a lei era rimasto Matteo Franco, che il Magnifico aveva voluto affiancare alla figlia in qualità di cappellano, per alleviarne i tormenti dell’unione infelice, soprattutto dopo che Franceschetto aveva ricominciato la sua abituale vita dissoluta. Particolarmente presente fu Franco – inserito per volontà della M. nel rotolo papale con il titolo di commensale perpetuo – quando, all’inizio del 1492, la morte della figlia primogenita Lucrezia gettò la M. in un profondo stato depressivo.
Dal matrimonio con Franceschetto nacquero otto figli, di cui sei raggiunsero l’età adulta: Innocenzo, che fu cardinale; Lorenzo, che sposò Ricciarda Malaspina erede del marchesato di Massa; Giovanni Battista, ecclesiastico; Caterina, che divenne duchessa di Camerino; Ippolita ed Eleonora.
Innocenzo VIII stimava molto la M., aveva sperato nella sua influenza positiva sul figlio e l’aveva gratificata con doni e con la partecipazione alla vita di corte. Alla morte del pontefice, nel luglio 1492, la M. seguì il marito – non più a suo agio a Roma – a Firenze e a Pisa, dove si trovavano, in prevalenza, le sue proprietà dotali, ma anche a Genova, dove Franceschetto la condusse nel palazzo avito in via del Campo, nel «popolo» di S. Marcellino. L’allontanamento di Franceschetto dalla vita politica romana assicurò alla famiglia Medici un periodo di relativa tranquillità, consentendo alla M. di occuparsi della gestione economica dei suoi possedimenti in Toscana.
Con l’elezione al pontificato del fratello Giovanni, la M. si recò a Roma con le sorelle Lucrezia e Contessina. Il 23 sett. 1513 fu nominato cardinale il figlio della M., Innocenzo, al quale il papa assicurò cospicue rendite: da parte del papa era il segno di esplicita riconoscenza per la M., il cui matrimonio aveva certamente favorito la sua brillante carriera ecclesiastica. La M. ottenne nel 1515 la cittadinanza romana e non mancò di influenzare la politica papale suscitando la gelosia delle sorelle, ma anche di detrattori che la accusarono di appropriarsi del denaro proveniente dalla vendita delle indulgenze nei territori tedeschi, dove si diffondeva la Riforma di Lutero.
La M. morì a Roma il 2 dic. 1519, pochi mesi dopo il marito, e fu sepolta nella basilica di S. Pietro.
La figura e la vicenda biografica della M., adattate alla trama della novella Belfagor di N. Machiavelli, hanno ispirato il film di E. Scola, L’arcidiavolo, interpretato nel 1966 da V. Gassman.
Fonti e Bibl.: J. Burckard, Diarium sive Rerum urbanarum commentarii (1483-1506), a cura di L. Thuasne, I, Paris 1883, pp. 275 s., 450, 488; N. Machiavelli, Istorie fiorentine, a cura di F. Gaeta, Milano 1962, pp. 568, 574; F. Guicciardini, Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, II, Torino 1971, p. 869; Lorenzo de’ Medici, Lettere, X, a cura di M.M. Bullard, Firenze 2003, passim; I. Del Lungo, Florentia. Uomini e cose del Quattrocento (Firenze 1897), Montepulciano 2002, pp. 240, 422-445; L. Ariosto, Opere minori…, a cura di G. Fatini, Firenze 1915, p. 259. A. von Reumont, Lorenzo de’ Medici il Magnifico, II, Leipzig 1832, pp. 252-264; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, pp. 194, 197; IV, 1, ibid. 1926, pp. 53, 355 s., 519; IV, 2, ibid. 1929, p. 5; J.R. Hale, Firenze e i Medici. Storia di una città e di una famiglia, Milano 1980, pp. 106 s., 157; J. Hook, Lorenzo de’ Medici, London 1984, pp. 36, 83, 129, 171, 174, 177; R. Bizzocchi, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna 1987, p. 343; M.M. Bullard, Lorenzo il Magnifico: image and anxiety, politics and finance, Firenze 1994, ad ind.; V. Reinhardt, Die Medici. Florenz im Zeitalter der Renaissance, München 1998, p. 99; I. Walter, Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, Roma 2005, ad indicem.
I. Fosi