RÉCAMIER, Madame
Jeanne-Françoise-Julie-Adélaïde Bernard, detta Juliette, nacque a Lione il 3 dicembre 1777, morì a Parigi l'11 maggio 1849. Fu educata a Lione nel convento del Deserto e sposò il 24 aprile 1793 il banchiere Jacques Récamier. Ma ella non ricevette da suo marito che il nome, ché Jacques non fu per lei che il più rispettoso dei suoi amici. A Parigi Juliette aprì un salotto, che fu uno dei più brillanti dell'epoca del Direttorio, ma solo durante il Consolato ella divenne una delle regine del gran mondo parigino. Aliena com'era da ogni legame carnale, la sua coquetterie andava al di là dell'amicizia senza giungere fino all'amore (Barante). Introdotta dalla Staël, che conobbe alla fine del 1798, nella società letteraria, suppliva con la finezza del suo intuito alle insufficienze della sua educazione e della sua cultura. Possedeva in sommo grado l'arte di ricevere e sapeva avvicinare e tenere uniti uomini di differenti partiti e di opposti temperamenti. Ma, pur essendo senza profondi interessi politici, Juliette insensibilmente scivolò nel campo dei nemici di Napoleone: l'arresto di suo padre Bernard, amministratore delle poste, che venne salvato a stento dal Bernadotte; l'esilio della Staël; il fallimento della banca del marito (1806); le opinioni dominanti tra i suoi amici più simpatici provocarono questa evoluzione. Intanto anche la vita amorosa di Juliette subiva una crisi: a Coppet (luglio 1807) nell'atmosfera romanzesca che la Staël sapeva creare nel suo mondo, il suo cuore batté più intensamente di quello che non fosse solito per il bel principe Augusto di Prussia: per un istante le balenò l'idea di sposarlo: la Staël la incoraggiava al gran passo; ma non ebbe l'animo di divorziare dal buon Récamier e tornò Juliette, l'amica di tutti e l'amante di nessuno. Stanco dei legami di lei con la Staël, Napoleone ordinò alla R. di vivere a 40 leghe da Parigi (3 settembre 1811) ed ella trascorse il suo esilio a Châlons-sur-Marne, a Lione, in Italia. Il 1° giugno 1814, Juliette, caduto Napoleone, rivide Parigi e riaprì il suo salotto. B. Constant primeggiò dapprima nel suo cuore, ma seguirono ben presto Ballanche e Chateaubriand. Dal 1819 la R. trasferì il suo salotto all'Abbaye-aux-Bois. Politicamente il salotto era sempre un terreno neutro, ove convenivano sia i liberali sia gli ultra; ma mancava quella spontaneità, che aveva resi così suggestivi i ricevimenti all'epoca del Consolato, e poi un uomo vi dominava troppo: Chateaubriand. Questo predominio però faceva sì che si accentuasse il carattere letterario del salotto, frequentato da Villemain, dal Cousin, dal Lamartine, dal Quinet, dal Sainte-Beuve. Più tardi Juliette divenne quasi cieca. Il 12 giugno 1847 perdette Ballanche, il 4 luglio Chateaubriand: e due anni dopo morì essa stessa.
Bibl.: Souvenirs et correspondance tirés des papiers de M.me R., a cura di M.me Lenormant, Parigi 1852; R. Chateaubriand, Mémoires d'Outre-Tombe, V; Ch.-A. Sainte-Beuve, Causeries du lundi, I: Lettres à M.me R., a cura di L. Colet, Parigi 1864; E. Herriot, M.me R. et ses amis, 2ª ed., Parigi 1934, voll. 2; A. Beaunier, Trois amies de Chateaubriand (P. Beaumont, J. R. et H. Allart), ivi 1910; J. Bertant, L'Italie vue par les Français, ivi 1913.