ROLAND, Madama
Jeanne-Marie (Manon) Phlipon, figlia di un incisore, nacque il 17 marzo 1754 a Parigi, dove fu ghigliottinata il 9 novembre 1793. Studiò la pittura, la musica, la matematica, le letterature antiche e moderne, leggendo appassionatamente, ancora fanLiulla, S. Agostino, S. Vincenzo de Paoli, Bossuet, Cartesio, ma soprattutto Rousseau. Di carattere indipendente e romantico, sposò a 26 anni (4 febbraio 1780) J.-M. Roland de la Platière (v.) che ne aveva 46, e lo rispettò e lo venerò poi sempre come "filosofo" anche quando non poté più veramente amarlo. Sua collaboratrice letteraria ad Amiens e a Lione, dove lo fece trasferire, lo sospinse poscia nella politica a fianco dei patriotti che nel 1791, a Parigi incominciarono a frequentare il suo salotto di via Guénégaud. Allora appunto, col fascino della bellezza e con l'incanto della parola, non meno che con la virile energia e col retto giudizio, si fece una folla di ammiratori e di adoratori. Essa corrispose, sembra platonicamente, al "sensible" Buzot. Per lei, nel marzo 1792, suo marito ebbe il portafoglio dell'Interno e sua fu allora l'idea di un ministero appoggiato a una maggioranza parlamentare. Egeria, come fu detto, della Gironda, repubblicana di gusto aristocratico e di fede ardente nella libertà e nell'uguaglianza, dettò essa la famosa lettera che il Roland diresse a Luigi XVI il 10 giugno 1792. Dopo la caduta della monarchia divenne avversissima ai giacobini, che riteneva responsabili delle stragi di settembre; onde, il i° giugno 1793, fu rinchiusa all'Abbazia. Rimessa in libertà il 24, e arrestata di nuovo poche ore dopo, fu a S. Pelagia sino al 31 ottobre, e poi alla Conciergerie. Manon - come la chiamavano gl'intimi - si difese da sé davanti al tribunale rivoluzionario e, condannata a morte per avere pubblicamente approvato, si disse, la rivolta dei dipartimenti, andò alla ghigliottina "fraîche, calme, riante" esclamando nei suoi estremi istanti: "O libertà, quanti delitti in tuo nome". In carcere aveva scritto per sua figlia Eudora dei Mémoires che furono pubblicati con qualche lacuna dal naturalista L. Bosc nel 1794; ma il suo carattere meglio risulta dalla sua corrispondenza epistolare prima e dopo il matrimonio.
Bibl.: M.me Roland, Appel à l'impartiale postérité par la citoyenne R., femme du ministre de l'Intérieur ou recueil des écrits qu'elle a rédigés pendant sa détention aux prisons de l'Abbaye et de Sainte-Pélagie, Parigi a. III, 4-parti (ed. Bosc); M.me H. Bancal des issarts, Letttres autographes... avec une introduction de Sainte-Beuve, ivi 1835; C. A. Dauban, Étude sur M.me R. et son temps..., ivi 1864; id., Lettres inédites... aux demoiselles Cannet, suivies de lettres à Bosc, ivi 1867, voll. 2; A. Join-Lambert, Le mariage de M.me Roland. Trois années de corresp. amoureuse, ivi 1896; C. Perroud, Mém. de M.me R., ivi 1905, voll. 2; id., Lettres de M.me R. (1780-1791), ivi 1900-1903, voll. 2 della Collection des documents inédits sur l'hist. de France; id., Lettres de M.me R. (1767-80), ivi 1913-15, voll. 2 della cit. Collection; id., R. et Marie Phlipon. Lettres d'amour de 1770 à 1780, ivi 1909; M.me Clemenceau-Jacquemaire, Vie de M.me R., ivi 1929, voll. 2; Hist. Zeitschrift, 1932, fasc. 26, p. 32.