MACERAZIONE (fr. rouissage; sp. enriado; ted. Röste, Rotte; ingl. retting)
Processo di fermentazione batterica mediante il quale vengono solubilizzate le sostanze pectiche che cementano gli elementi cellulari di alcune piante. È applicato ad alcune fibre tessili, quali il lino, la canapa e la iuta, e serve a separare i fasci di fibre liberiane, costituite di cellulosa e rappresentanti la materia tessile, dal parenchima corticale e dai tessuti interni. Alcuni batterî anaerobî come il B. amylobacter, il B. felsineus individuato da D. Carbone, ecc., o aerobî come il B. subtilis, il B. Comesii individuato da G. Rossi, ecc., attaccherebbero il pectosio, la sostanza intercellulare insolubile, e la trasformerebbero in pectina, sostanza solubile, e in acido pectico che, essendo insolubile, rimane ancora attaccato alla fibra, ma può essere asportato con le successive operazioni di imbianchimento. Lo svolgimento del processo è favorito da particolari condizioni di temperatura e di ambiente e si accompagna, in determinate circostanze, con reazioni putride.
Nella tecnica si distingue la macerazione naturale o rustica e la macerazione industriale. La macerazione naturale o rustica è quella che si compie con sistemi tradizionali dagli stessi coltivatori della fibra, e può essere ad acqua stagnante, ad acqua corrente, alla rugiada o al prato. La macerazione ad acqua stagnante dà luogo, fra i sistemi rustici, al massimo di fenomeni fermentativi ed è quindi di effetto più energico, ma per ciò si adatta meglio a fibre ruvide come la canapa: consiste nell'immersione degli steli della pianta, per un tempo variabile da 4 a 10 giorni, in fosse d'acqua dette maceri o gore o bagni (v. canapa). La macerazione ad acqua corrente è di azione più blanda ed è usata, più spesso, per fibre delicate come il lino: gli steli della pianta sono collocati in gabbie e immersi in acqua corrente di fiumi, per un tempo che va da 7 a 15 giorni o da 4 a 8, secondo i luoghi (v. lino). La macerazione alla rugiada o al prato è usata in certi luoghi (Russia, ecc.), specialmente per il lino, ma è il sistema meno preferibile a seguirsi per i mediocri risultati che dà: gli steli sono esposti sul campo, per 4 0 5 settimane, all'azione degli agenti atmosferici. In alcuni luoghi, per unire i vantaggi del sistema all'acqua stagnante e di quello all'acqua corrente, si usa applicare un sistema misto: all'uopo gli steli s'immergono in vasche, aventi fori per l'entrata e l'uscita dell'acqua, così da assicurare un lento rinnovamento di questa. La macerazione rustica, per quanto sia stata migliorata in anni recenti, presenta parecchi inconvenienti, fra cui quello di richiedere molto tempo, di dipendere notevolmente per la buona riuscita dalle condizioni atmosferiche, di non essere uniforme nell'azione, di produrre infine, specie se condotta all'acqua stagnante, esalazioni e aria malsana. Essa inoltre richiede una grandissima pratica e va arrestata al momento preciso in cui dà il migliore risultato: un suo prolungamento infatti, potrebbe portare alla distruzione della fibra; una macerazione incompleta lascerebbe le fibre parzialmente agglutinate e determinerebbe un grande scarto di lavorazione.
La macerazione industriale comprende tutti i processi diretti a rendere più razionale, di minor durata e di effetto più omogeneo e sicuro l'operazione. Fra questi processi sono notevoli quelli all'acqua calda o al vapore, e i processi puramente biologici. Il processo all'acqua calda fu applicato dall'americano R. O. Schenck nel 1846: consiste nell'immersione degli steli in vasche, o tini, o anche autoclavi, pieni d'acqua, nel riscaldamento di quest'acqua in 8 ore fino a 35° e nel mantenimento di questa temperatura per oltre 60 ore. Il processo a vapore derivò da quello all'acqua e consiste nel fare circolare, nelle vasche o negli autoclavi, vapore invece di acqua. I processi biologici sono basati sull'impiego delle colture pure di microbi pectolitici. Sono molto noti i processi studiati dai batteriologi italiani G. Rossi e D. Carbone. Col processo Rossi, l'acqua nella quale s'immerge la materia tessile, viene addizionata con una coltura pura di B. Comesii, e poiché questo batterio decompone la pectina in presenza di ossigeno e presenta le migliori condizioni di sviluppo a 36°, dalla parte inferiore del tino è insufflata nell'acqua una corrente continua di aria riscaldata a quella temperatura. Col processo Carbone l'acqua viene addizionata invece con una coltura mista di B. felsineus e di Saccharomyces ellipsoideus, nota in commercio col nome di felsinozima: in questo processo non occorre insufflazione di aria e basta riscaldare alla temperatura del sangue. I processi biologici di K. Störmer, Boumer e Fribes sono basati sull'uso di bacilli appartenenti al gruppo del B. amylobacter.
Non vanno confusi con i processi di macerazione vera e propria, quei processi industriali che pervengono a liberare le fibre tessili dal pectosio mediante l'uso di reagenti chimici (calce viva, carbonato di soda, acido solforico, reagenti acidi o alcalini in genere). A questi processi rimane estraneo ogni processo di natura fermentativa.
Bibl.: G. Ruschmann e F. Tobler, Grundlagen der Röste, Lipsia 1923; D. Carbone, I microrganismi nell'industria, Bologna 1923.
Fauna dei maceri. - Per la vita che in essi si svolge, i maceri vanno noverati negli ambienti biologici fra le raccolte d'acqua a elevato grado di colonizzazione, giacché alghe, protozoi, rotiferi, cladoceri e copepodi popolano le loro acque e così anche idracnidi, larve d'insetti e adulti, molluschi, rane, tritoni e pesci.
Nella faunula a Protozoi si notano una ventina di generi fra Lobosi, Flagellati e Ciliati, che raggiungono durante il periodo di macerazione della canapa il massimo sviluppo quantitativo e specifico. Lo studio delle loro variazioni dimostra, in genere, una prevalenza di forme clorofilliche di flagellati in inverno, anche sotto il ghiaccio, periodo nel quale i ciliati batterivori appaiono piuttosto rari. La fauna a Rotiferi, ricchissima d'individui ma povera di specie, è rappresentata da sette generi che appaiono più frequenti in primavera e all'inizio della stagione estiva. Alla costituzione del plancton dei maceri contribuiscono anche i Cladoceri, rappresentati da sei generi e i Copepodi con ciclopi e cantocampi. Tanto Rotiferi, che Cladoceri e Copepodi muoiono durante il periodo della macerazione, tale scomparsa essendo preceduta dalla deposizione di uova durevoli di cui soltanto quelle dei Rotiferi contribuiscono al ripopolamento del macero. La variazione quantitativa totale del plancton dei maceri si compie con due massimi, uno in inverno e uno in estate, ma la produzione estiva è preponderante. Nei maceri sono allevati, in Italia (prov. di Bologna e di Ferrara), nel periodo che precede l'affondamento della canapa, i pesci rossi (Carassius auratus).
Medicina legale. - Dal punto di vista medico-legale e ostetrico s'intende per macerazione il complesso delle alterazioni che si verificano nel feto che permane morto entro il liquido amniotico nell'alvo materno. Il feto si rammollisce, diventa rossastro e d'aspetto sanguinolento; poi finisce per disgregarsi a brandelli. Egli può peraltro essere espulso nei varî stadî macerativi. Dei caratteri che il feto presenta si avvale poi il perito per giudicare delle cause e dell'epoca della sua morte entro l'utero e per risolvere altre questioni che vi si riferiscono. Per lo più la causa di morte e di susseguente macerazione nell'utero è l'infezione luetica.