MACEDONIANI
. In qual modo il nome di questi eretici - detti da principio pneumatomachi (avversarî dello Spirito Santo) - sia stato fatto derivare da quello di Macedonio vescovo di Costantinopoli, non è chiaro. Certo la menzione dei macedoniani non appare prima dell'anno 380 e in fonti latine (S. Girolamo, papa Damaso, Teodosio). Quanto a Macedonio, i racconti di Socrate (Hist. eccl., II) e Sozomeno (Hist. eccl., IV) sono confusi e inesatti; certo è che fu eletto contro il vescovo Paolo di Costantinopoli, quando questi, morto Eusebio di Nicomedia, tentò di ritornare alla sua sede; che fu unico vescovo dal 342 al 360, allorché venne deposto dagli acaciani; che appartenne al gruppo semiariano (omeusiano) di Basilio d'Ancira. E ciò è conforme al carattere dell'eresia.
Circa la persona del Figlio, i macedoniani oscillano tra l'"identità di essenza" (espressa dal termine ὁμοούσιος) e la "perfetta somiglianza" (formula: ὅμοιος κατὰ πάντα "simile in tutto") col Padre; circa lo Spirito Santo, preferiscono in genere non definire, attenersi alle frasi della Scrittura, ma non asserirne la divinità assoluta, pur senza dirlo una creatura: piuttosto una sorta di essere intermedio, non meglio definito. Ma poiché dello Spirito Santo, nei primi tempi della lotta ariana, si parlò poco, è probabile che la crisi, per cui e pneumatomachi e ortodossi chiarirono le posizioni reciproche, si sia avuta al momento dell'urto tra S. Basilio il Grande ed Eustazio di Antiochia. Le chiese dei macedoniani a Costantinopoli e a Cizico furono fatte chiudere da Nestorio.
Bibl.: F. Loofs, in Realencyckl. f. protest. Theol. u. Kirche, 3ª ed., XII, Lipsia 1903, s.v.; id., Zwei macedonianische Dialoge, in Sitzungsber. Akad. Berlin, 1914, p. 526 segg.; G. Bardy, in Dictionn. de Théol. cath., IX, ii, s.v.