AGRICOLE, MACCHINE (I, p. 946; v. anche trattore agricolo, XXXIV, p. 229)
Lo sviluppo della meccanizzazione agricola, in Italia e nel mondo, nell'ultimo trentennio, è caratterizzato dall'aumento numerico delle macchine introdotte nei lavori e nelle operazioni agricole e dall'evoluzione che si è registrata nel particolare settore delle macchine combinate di raccolta. In Italia, gli indici di sviluppo della motorizzazione in agricoltura, attuata con l'impiego di motori prevalentemente del tipo a combustione interna, sono registrati dalle statistiche dell'UMA (Utenti Motori Agricoli). L'incremento più notevole riguarda l'ultimo decennio; dal 1949 al 1959, si è passati, infatti: per le trattrici, da 50.000 a 225.000 unità; per i motori, da 81.000 a 211.000 unità; per i motocoltivatori, da qualche migliaio a 14.000 unità. Alla fine del 1959, la potenza globale dei motori a combustione interna utilizzati dall'agricoltura italiana era di circa 9,5 milioni di CV. Per quanto riguarda i motori elettrici, l'impiego è limitato alle operazioni fisse nei centri azienda e al sollevamento dell'acqua, d'irrigazione e potabile. Negli impianti d'irrigazione, il numero dei motori elettrici rappresenta circa un terzo del totale.
Trattrici agricole. - Si è accentuato l'orientamento verso i tipi costruttivi convenzionali: a due ruote motrici, passandosi dalle ruote metalliche alle ruote gommate, con pneumatici; a cingoli, secondo lo schema classico adottato dalla Caterpillar. Invece il tipo a quattro ruote motrici, sempre gommate, ha avuto solo scarsa diffusione.
In Italia, l'impiego delle trattrici a cingoli, in relazione alla estesa accidentalità e all'alta tenacità dei terreni, è notevole: costituisce infatti poco meno del 30% del totale, mentre negli altri Paesi si riscontrano percentuali di gran lunga inferiori.
Per quanto riguarda i motori, è pure accentuato l'orientamento verso quelli funzionanti secondo il ciclo diesel, in particolar modo per le medie e grandi potenze. Per le piccole potenze, sono prevalenti i motori a scoppio con alimentazione a petrolio, che è l'unico carburante che gode di agevolazioni fiscali quando è destinato ad usi agricoli. L'importanza raggiunta dall'impiego dei motori a ciclo diesel è indicata dal fatto che, su 5.362.521 q di combustibili liquidi consumati dall'agricoltura italiana nel 1959, 4.158.000 q sono rappresentati da gasolio, utilizzato dai motori di questo tipo.
Nell'ultimo trentennio si sono registrati notevoli miglioramenti nella tecnica della costruzione delle trattrici agricole e nella diffusione degli apparecchi idraulici di sollevamento e di comando degli attrezzi, portati e semiportati. Normalizzato oramai è l'attacco a tre punti per gli aratri e per altre macchine operatrici adoperate per la lavorazione non profonda dei terreni. Per le lavorazioni profonde è tuttora in uso il sistema classico di operatrice trainata, pur migliorata negli organi di sollevamento e di sostegno.
Circa le prestazioni ottenibili dai diversi tipi di trattrice nelle varie condizioni di aderenza e di giacitura dei terreni agrarî, si può oggi affermare che, in medie condizioni di aderenza e in piano, una trattrice a ruote gommate assicura uno sforzo di trazione eguale alla metà del proprio peso, mentre per una trattrice a cingoli lo sforzo uguaglia tale peso.
Motocoltivatori. - Sono trattrici monoasse con due ruote portanti e motrici, in genere gommate, e con motore di potenza inferiore ai 12-15 CV. Sono suscettibili di più utilizzazioni: come motocoltivatore, quando portano operatrici per la coltivazione del terreno - aratri, coltivatori, erpici, fresatrici, zappatrici rotative -; come telaio motorizzato, quando sono collegate ad operatrici varie, dalla semina alla raccolta dei prodotti, ai trasporti. I motocoltivatori si sono diffisi, sia in montagna, sia in collina, sia in piano, per le operazioni che impegnano piccole potenze. Nella lavorazione dei terreni sono impiegati se questi presentano scarsa tenacità.
Macchine combinate di raccolta. - In Italia, nella raccolta del grano il sistema ad operazioni successive è stato adottato quasi ovunque. Nel 1955 l'UMA registrava infatti, funzionanti in Italia, 36.631 trebbiatrici contro 616 mietitrebbiatrici. Il numero di queste ultime è andato aumentando in maniera considerevole tanto che nel 1959 era di 2.960. Per quanto riguarda il riso, le difficoltà dipendenti dalla natura stessa del prodotto e più ancora dei terreni utilizzati per la risicoltura hanno fatto ritardare l'introduzione delle macchine combinate di raccolta. La necessità di ridurre il fabbisogno di manodopera ha però imposto il superamento di tali difficoltà. Questo fabbisogno, per le sole operazioni di taglio, accovonamento e trasporto di covoni al centro azienda, è di 140 ore/ha, contro 12,5 ore/ha richieste con la mietitrebbiatrice, che dà il risone insaccato sul posto.
Le macchine combinate per la raccolta e sgranatura sul campo del granoturco da granella (corn sheller) hanno raggiunto un perfezionamento soddisfacente ma si adattano male ad operare in condizioni di eccessiva umidità atmosferica. La loro diffusione si è arrestata di fronte alla limitata estensione delle unità di coltivazione, che in genere si riscontra, ed al fatto che l'economia che si realizza in rapporto ai metodi tradizionali di raccolta a mano e di sgranatura meccanica, non è notevole come avviene per gli altri cereali. Un nuovo metodo di raccolta a mano, mediante uno speciale uncino di metallo, con il quale si riesce ad asportare dagli steli le spighe libere da brattee, riduce già da 100 a 40 ore/ha il fabbisogno di manodopera.
Le macchine combinate capaci di eseguire tutte le operazioni di raccolta delle barbabietole da zucchero - scollettatura, estirpazione delle radici, allontanamento del verde e carico delle radici sui mezzi di trasporto - per quanto sufficientemente diffuse nei paesi dove tale coltura è sviluppata, sono in fase di evoluzione. Gli agricoltori attendono un funzionamento più sicuro e costi, di uso e di esercizio, più economici.
Le macchine capaci di eseguire tutte le operazioni di raccolta delle patate sono poco utilizzate, sia per le difficoltà dovute alla presenza di erbe infestanti, sia per l'inefficacia dei meccanismi di pulizia e di allontanamento delle pietre e delle zollette di terra.
Le macchine combinate per i foraggi sono in fase di notevole diffusione, nei tipi di falciatrice-caricatrice, raccoglitrice-imballatrice o raccoglitrice-caricatrice. Vedi tav. f. t.