AGRICOLE, MACCHINE (I, p. 946; App. III, 1, p. 48)
Il dato che meglio pone in risalto l'entità dell'espansione avutasi in Italia nell'ultimo quindicennio nell'impiego delle macchine agricole è l'incremento della potenza globale dei motori a combustione interna. Alla fine del 1959 tale potenza era di circa 9,5 milioni di CV; alla fine del 1973 essa era di 44,5 milioni di CV, con un incremento, in 14 anni, di circa il 368%. L'aumentato impiego di potenza consegue sia all'aumento dei tipi di macchine semoventi (per es., mietitrebbiatrici, ecc.) sia alla notevole espansione dell'impiego di macchine operatrici che ricavano la necessaria potenza dalla trattrice: quest'ultima, di conseguenza, era e rimane la macchina di maggior diffusione.
All'espansione quantitativa si è accompagnata una profonda evoluzione qualitativa, sia per le migliorie funzionali, conseguenti a più moderne tecniche costruttive, sia per la varietà di nuove macchine ideate. In realtà l'utilizzazione di macchine a specializzazione spinta in Italia è ancora limitata e in molti settori si è ancora allo stato sperimentale. A grandi linee due fattori, antitetici, influenzano una più rapida e generalizzata diffusione delle macchine in genere e di quelle specializzate in particolare. Da un lato le necessità operative, prime fra tutte la rarefazione della manodopera e l'esigenza di elevare a livelli adeguati le condizioni degli addetti agricoli, sollecitano verso la meccanizzazione del maggior numero possibile di operazioni. Dall'altro la limitatezza delle dimensioni aziendali o addirittura quella delle unità di coltivazione, sia per la frammentazione della proprietà, sia per la scarsa tendenza all'associazionismo, rappresentano una remora all'utilizzazione generalizzata delle macchine specifiche, il cui impiego su superfici di ridotta estensione è antieconomico.
I più recenti risultati statistici dell'UMA (Utenti Motori Agricoli) consentono di analizzare la situazione del parco macchine motorizzate esistente al 31 dicembre 1973 (e sostanzialmente non cambiato negli anni immediatamente successivi). Le unità costituenti il parco, 1.964.924, e la corrispondente potenza globale, sono ripartite fra i vari generi di macchine secondo la tab.1. Come accennato, le trattrici sono sempre le macchine di più larga diffusione: costituiscono infatti il 37,8% dell'intero parco, con il maggior impiego percentuale di potenza (69,7%). Tali macchine sono suddivise in nove classi di potenza; la prima comprende le unità fino a 20 CV, partendo da un minimo di 5 CV per piccolissime trattrici di uso speciale; l'ultima comprende le unità di potenza superiore a 100 CV (alla fine del 1973 era registrata una sola unità da 335 CV). La tab. 2 riporta la distribuzione per classi di potenza, a fine 1973. La potenza media delle unità di produzione italiana è di 48,9 CV, inferiore ai 66 CV che sono relativi all'egual parametro della produzione estera. Per quanto attiene al ciclo motore e al tipo di organi propulsori la ripartizione delle unità è indicata nella tab. 3. Appare evidente la preminente diffusione delle trattrici a ruote e a ciclo Diesel. Rispetto alle corrispondenti percentuali riscontrabili all'estero, è sempre elevata la percentuale d'impiego in Italia delle trattrici cingolate, aggirantesi alla fine del 1973 sul 21% (circa il 30% nel 59). Una decisa affermazione è stata conseguita dalle trattrici a ruote a doppia trazione che, quasi inesistenti al 1959, con 119.865 unità in esercizio a fine 1973 costituiscono il 21% circa dell'intero parco trattrici, con un corrispondente impiego di potenza del pari corrispondente a circa il 21%.
Rispetto ai dati del 1959 (v. App. III, 1, p. 48) la tab. 1 mette in evidenza interessanti fattori evolutivi nell'utilizzazione delle restanti macchine agricole. Un incremento relativamente modesto è accusato, in assoluto, dal numero dei motori a combustione interna, in vario modo impiegati: le unità passano dalle 211.000 del 1959 alle 293.875 del 1973. In percentuale si scende dal 46,6% del 1959 al 15% del 1973, epoca in cui però la percentuale di potenza corrispondente è ancora al 5,5%, ossia a un livello non trascurabile. Un notevole incremento si riscontra nell'impiego delle mietitrebbiatrici (figg. 1 e 2), che dalle 2960 unità del 1959 (pari allo 0,65%) salgono a 26.092 unità nel 1973 (pari al 1,3%), con un impiego di potenza del 4,8%. Più notevole ancora è l'incremento dell'impiego dei motocoltivatori (fig. 3), che in percentuale passano dal 3,1% del 1959 al 12% del 1973, con un impiego di potenza del 5,9%. Senza poter fare riferimento a significativi elementi di raffronto al 1959, in considerazione della loro episodica utilizzazione a quell'epoca, va preso atto dell'affermarsi, per consistenza numerica e per impegno di potenza, a fine 1973, delle seguenti altre macchine motorizzate: le motofalciatrici (18,7%) che impegnano l'8% della potenza globale (figg. 4 e 5); le motozappatrici (8,7%) per una potenza del 2,5%; le motoagricole (2,8%) per una potenza del 1,8% (fig. 6). Alla restante voce generica "Altre macchine" fa riscontro in tab. 1 una consistenza numerica del 3,3% per un impiego di potenza del 1,6%. Ciò conferma quanto è stato in precedenza accennato sull'ancora scarsa diffusione in Italia di macchine semoventi altamente specializzate. A tal proposito non è però illogico attendersi che si ripeta in parte quanto già verificatosi, nell'ultimo quindicennio, per le mietitrebbiatrici e le motofalciatrici. Sull'esempio di quanto avviene all'estero, là dove differenti condizioni operative ne rendono economico l'impiego, in Italia sono in corso di sperimentazione macchine specializzate, soprattutto nel settore della raccolta. Tecnicamente evolute a sufficienza negli ambienti di origine, tali macchine richiedono in genere opportuni adattamenti per poter essere adeguate alle esigenze nostrane; né è da tacere a tal riguardo il fatto che opportuni adattamenti devono anche subire le tradizionali colture per poter essere meccanizzate. In genere l'evoluzione delle macchine da raccolta per piante foraggere, per cereali e per mais, è principalmente consistita in migliori e più avanzate tecnologie costruttive. Principi funzionali più rispondenti alle esigenze di commercializzazione dei prodotti, specie per quanto attiene all'integrità, all'eliminazione dei corpi estranei e alla completezza dell'operazione, caratterizzano i perfezionamenti apportati alle macchine da raccolta per tuberi e radici (in particolare barbabietole e patate). Allo stato di sperimentazione più o meno avanzata rimane tuttora un'estesa gamma di macchine, siano esse d'importazione ovvero prototipi sperimentali, per la raccolta, a ciclo parziale o completo, delle più svariate specie agricole: per es. pomodoro da industria, fagiolino da industria, piselli, fave, ecc. Particolare menzione merita infine il sempre maggior progresso raggiunto nel campo delle macchine da raccolta di frutti arborei penduli (quali olive, uva, prugne, mele, ecc.). In tali casi il distacco dei frutti è ottenuto imprimendo adeguati moti vibratori alle piante e disponendo di adeguate attrezzature per il convogliamento dei frutti ad adatti contenitori. Vedi tav. f. t.
Bibl.: CNR, Ricerche sulla raccolta delle olive, Roma 1973; CNR, Ricerche sulla meccanizzazione integrale di colture ortive, ivi 1973; CNR, La coltura della barbabietola, ivi 1973; UMA, La meccanizzazione agricola in Italia 1973, ivi 1974.