LYKOS (Λύκος)
1°. - Personaggio mitico dell'Attica che apparentemente partecipa di una doppia natura di dèmone e di eroe.
Un L., dèmone collegato con l'esercizio della giustizia e in particolare con l'applicazione delle pene ci è noto attraverso passi della commedia attica e in particolare dalle Vespe di Aristofane (v. 389, 819). Da questi accenni sembra di poter dedurre che L. era figurato in aspetto di lupo e che di consueto sue immagini dovevano incontrarsi nelle corti di giustizia.
Malgrado le apparenze sembra assai probabile che questa fosca figura di dèmone che apprezza le lacrime dei cittadini condannati e degli esiliati sia da identificare con L. figlio del re attico Pandion. Anche questo personaggio infatti non è senza qualche luce sinistra: è implicato nelle contese con Teseo, ne provoca forse l'esilio a Sciro e finisce egli stesso bandito dalla patria.
Non possediamo o non sono state riconosciute immagini del dèmone L.: il pandionide appare invece su un cratere a calice del Pittore di Syriskos dall'Acropoli, figurato in atteggiamento grave e dignitoso tra altri dinasti attici, come in posa per una galleria di antenati. Nello stesso carattere, vale a dire con l'autorità di un senior quieto e drappeggiato ritorna nella coppa del Pittore di Kodros a Bologna n. 273, interamente dedicata a storie attiche. Si potrebbe identificare con lo stesso L. pandionide l'eroe che appare con questo nome accanto ad Erade e a Telamone in un'amazzonomachia del dèinos E 875 del Louvre. Oltre infatti alle associazioni con Teseo, che è sempre uno dei principali avversari delle Amazzoni il fatto che nella coppa di Bologna L. è figurato come un anziano nei confronti di Aiace e Menesteo, rende probabile che si trovi a combattere come coetaneo con il padre di Aiace, Telamone.
Bibl.: Jessen, in Roscher, II, 2, c. 2187, s. v., n. 7; Gunning, in Pauly-Wissowa, XIII, 1926, c. 2398, s. v., n. 20; C. Robert, Hermeneuthik, Berlino 1919, pp. 142, 145; F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensage, 2a ed., Mrburg 1960, p. 201.