LUZZARA (A. T., 24-25-26)
Piccola città della provincia di Reggio nell'Emilia, d'origine romana secondo alcuni, certo nota fin dal tempo dei Franchi (fine del sec. VIII); sorge a circa 1 km. dalla riva destra del Po, a 22 m. s. m. La via che l'attraversa e che raccoglie a Gualtieri le due strade che partono da Parma e da Reggio, ha visto crescere le abitazioni più a destra che a sinistra, sì che la forma di Luzzara è quella di un rettangolo disposto trasversalmente al Po. Cittadina già dei Gonzaga, conserva qualche avanzo della loro dominazione, come i resti del castello che occupava in gran parte l'attuale piazza e del cui materiale fu costruita la torre del comune alta 55 m. La Via dei Gonzaga è l'arteria principale. Il comune, ampio 38,26 kmq., tutto in pianura bassissima, è molto fertile: produce cereali, uva ottima e molti foraggi, onde vi è intenso l'allevamento dei bovini e sviluppatissima l'industria casearia. In qualche frazione (Villarotta) si lavora il truciolo. Il comune conta (1931) 9842 ab. (10.218 nel 1921): la popolazione agglomerata (5428) supera quella sparsa (4790 nel 1921). Luzzara è unita da ferrovia con Parma (37 km.) e con Reggio (36 km.).
La battaglia di Luzzara (15 agosto 1702). - È fra le più cruente battaglie della guerra di successione di Spagna. Il piano di campagna per il 1702, concretato a Cremona dai capi militari della coalizione ispano-franco-sarda (Filippo V, Vendôme, Albergotti), mirava a liberare Mantova, bloccata dagl'imperiali austriaci al comando di Eugenio di Savoia. Ma il principe sabaudo - inferiore di forze - abbandonava spontaneamente il blocco e raccoglieva nel "serraglio mantovano" la parte delle forze mobili situate a nord del Po. Di lì egli poteva mantenersi collegato - mediante il ponte di Borgoforte, in suo possesso - con i distaccamenti imperiali lasciati nella bassa Emilia. Il duca di Vendôme, ispirato dallo stesso re Filippo V presente sui luoghi, manovrò per Casalmaggiore sulle due rive del Po con l'intento di tenere dubbiosi gl'imperiali e poi prontamente aggirarli per la destra del fiume. Ma il principe Eugenio, intuita la mossa, risolse di prevenirla attaccando egli stesso. Passò il Po a Borgoforte con le forze che aveva sottomano (meno di 30 mila uomini con 27 cannoni) e avanzò schierato per la bassura coperta di riva destra fin presso Luzzara, nella speranza di sorprendere gli avversarî, che sapeva abitualmente trascurati nell'esplorazione e nella sicurezza. La sorpresa non riusci completamente, ché all'ultimo - per un fatto casuale - gl'imperiali vennero scoperti da una pattuglia nemica. Dato l'allarme nel campo dei coalizzati, il Vendôme schierò ben presto in linea forze di fanteria e di artiglieria circa doppie di quelle dell'attaccante. La lotta, accesasi verso le ore 17 del 15 agosto, assunse ben presto carattere di grande violenza da ambo le parti. Per aggirare la sinistra avversaria e staccarla dal Po, il principe Eugenio inviò dapprima una massa di manovra agli ordini del Commercy, che non riuscì a superare la resistenza nemica, lo stesso Commercy cadde ucciso. Altre due riprese dell'attacco, con altre forze, ebbero lo stesso risultato. Allora il principe Eugenio, assunto personalmente il comando della destra, si gettò furiosamente nella mischia, mentre le altre forze imperiali presenti sul campo di battaglia, agli ordini dello Starhenberg, attaccavano la destra dei coalizzati. Quando pareva che questo sforzo supremo stesse per raggiungere un risultato decisivo, il Vendôme impiegò le truppe fresche che ancora gli rimanevano in buon numero e riuscì a ristabilire l'equilihrio compromesso. I risultati della battaglia rimasero indecisi, e ciò costituisce un merito per il principe Eugenio, dati i rapporti delle forze opposte. Anche le perdite (10.000 morti complessivamente) si equilibrarono. I due avversarî svernarono entrambi a sud del Po.