DOLCI (Dolce, De la Dolce), Luzio (Lucio)
Figlio del pittore Ottaviano e di Pantasilea (Urbania, Arch. comun., Arch. ant. civilia B. 20, cc. 14-16), operava già nel 1536: presumibilmente nacque a Casteldurante (od. Urbania, prov. Pesaro Urbino) nel primo quarto del XVI secolo.
"Fu pittore et fece molte belle ancone et pitture in tela et nel muro in Rimini, Città di Castello, nell'Imperiale del Serenissimo d'Urbino, et in Durante fece nella chiesa di S. Francesco la 2ª [cappella] a mano dritta quando s'entra in detta chiesa. Nella chiesa di S. Maria della Misericordia la Natività et assieme con Giustino Episcopio fece nella Badia l'ancona con le pitture all'intorno nella cappella dello Spirito Santo et assieme con il medesimo le pitture tutte all'altare maggiore nella chiesa delle Sore di Santa Chiara... et doi suoi quadri sono venuti nelle mani del Serenissimo Patrone..." (Terzi, 1617 ca.).
Nel 1552 sposò in prime nozze Dionora Castellani con 375 fiorini di dote (Urbania, Arch. not., Rog. Francesco Silvani, n. 139, c. 88v, 7 dic. 1552) e nel 1565 in seconde nozze Mirabile Tiranni di una delle più importanti famiglie durantine (Ibid., Rog. Benedetto Perusini, n. 110, 14 dic. 1565), dalla quale ebbe i figli Giovanbattista, maiolicaro, e Michelina, dotata di 500 scudi (testamento del 30 ott. 1591; Ibid., Bibl. comun., Fondo E. Rossi, ms. n. 50).
Temperamento rissoso, fu coinvolto in beghe e numerose cause. Partecipò alla vita amministrativa comunitaria quale priore nel 1574 (Ibid., Arch. not., Rog. Tiberio Rainaldi, n. 171, 10 ott. 1574) e nel 1590 fu gonfaloniere di Casteldurante (Ibid., Arch. com., Riformanze 1590). Nel 1575 esercitò anche la professione di perito agrimensore (Ibid., Arch. ant. B. 38, 2 maggio 1575).
La sua prima educazione artistica l'ebbe nella bottega del padre, ma gli storici e i critici d'arte vedono in lui tendenze così varie da far credere che ben presto, probabilmente nel 1541, il D. lasciò la casa paterna per seguire a Roma il concittadino Giustino Episcopi chiamato a lavorare con Taddeo Zuccari e con Perin del Vaga. Da quella data i cicli pittorici del D. procedono legati a quelli pregevoli dell'Episcopi (Leonardi, 1984). Nel 1558 insieme con l'Episcopi dipinse la grande tavola della Pentecoste per la cattedrale di Urbania, dove si notano evidenti influssi raffaelleschi, e gli affreschi all'intorno andati distrutti nel sec. XVIII. Subito dopo, con l'Episcopi, accettò la commissione dell'opera pittorica nella chiesa di S. Chiara, dove il D. affrescò a tempera il padiglione con IlParadiso, compiuto nel 1560. Nel 1568 il D. era in lite con Pierantonio Petrucci a causa di "un quadro picture" non pagato (Urbania, Arch. com., Arch. antico B. 185). Nel 1571 il Comune affidò a lui e al nipote Agostino Apolloni l'incarico di erigere la statua di Ercole nella piazza in occasione delle nozze di Lucrezia d'Este con Francesco Maria II della Rovere, opera pagata 15 scudi (Urbania, Arch. privato C. Leonardi, Libro amministrazione Comunità durantina 1502-1571, c. 189r). Nel 1579 dipinse la tela Natività della Vergine che si conserva nella chiesa di S. Chiara di Cagli, "sullo stile della scuola dello Zuccari" (G. Buroni, Cagli-Monumenti e pitture, Città di Castello 1927, pp. 59 s.).
Agli inizi del Settecento, sopra la porta maggiore d'ingresso alla cattedrale di Urbania, stava il "quadro della Natività della Vergine di Luzio Dolci" (Rossi, 1936), oggi irreperibile. Gli vengono attribuiti le tele con l'Assunzione della Vergine nel Museo diocesano di Urbania e la Madonna con il Bambino nella sala consiliare del comune di Urbania, "di sapore baroccesco", alla quale L. Bianchi (1959) lega i disegni del foglio n. 53rv della collezione Ubaldini della Biblioteca comunale di Urbania, tirati a penna e pennello con inchiostro bruno lumeggiato di biacca.
Oltre alla sua produzione pittorica, favorevolmente considerata dalla critica fin dagli inizi, si deve ricordare la sua pregevole attività di stuccatore ancor oggi documentata dalla completa decorazione della chiesa di S. Caterina di Urbania, sede della Confraternita degli artisti, nella quale il D. risulta iscritto. Non si conoscono opere in maiolica firmate dal D., anche se i documenti archivistici locali lo presentano in età avanzata con l'attributo di "vasarius".
Il D. morì a Casteldurante il 30 ott. 1591 (Urbania, Arch. capit., Necrologio Confraternita d. Morte, c. 27).
Fonti e Bibl.: Oltre ai docc. citati all'interno della voce si veda: Urbania, Arch. segr. com., C. I., n. 6: F. Terzi, Annali di Casteldurante [ms. sec. XVII], c. 19r; Ibid., Bibl. com., ms. 127: F. Timotei De' Salvetti, Storia di Urbania, c. 229; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1808], a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 341; G. Raffaelli, Memorie delle maioliche durantine, Fermo 1846, p. 43; A. Antaldi, Memorie di uomini illustri... di Urbino, a cura di L. Servolini, in Urbinum, 1936, 3-4, p. 32; E. Rossi, Memorie eccles. di Urbania, Urbania 1936, p. 197; L. Bianchi, Cento disegni della Bibl. comunale di Urbania, Urbania 1959, pp. 12, 59 s.; G. Ugolini, L'affresco di Mondaino, Pesaro 1979, pp. 22-25; C. Leonardi, G. Episcopi, in Quaderni di storia e di folclore urbaniesi, VII (1984), 5, pp. 7-36; U. Thieme-F. Becker Künstlerlexikon, IX, p. 389.