LUSTRAZIONE (gr. κάϑαρσις; lat. lustratio da lustro "rischiaro" e quindi "purifico")
È la purificazione di cose o persone sia in vista di una destinazione sacra (lustrazione presacrificale), sia in seguito a una polluzione (lustrazione espiatoria), sia a scopo di prevenzione magica (lustrazione preventiva). Essa è una conseguenza del principio che il "sacro" e il "profano" sono rigorosamente separati e che un contatto tra i due non può avvenire, con vantaggio degli uomini, se non dopo una congrua preparazione o prevenzione.
La lustrazione presacrificale è quella che rende idonea ad essere offerta alla divinità una vittima per sé profana. Essa pertanto viene separata dal gregge (egregia eximia), lavata, aspersa con sostanze che la rivestono di "santità" (orzo e sale in Grecia e Roma; burro nell'India antica) e la rendono adatta all'immolazione. Dopo l'offerta sacrificale, coloro che vi hanno presenziato e che si sono caricati di santità debbono anch'essi scaricarsene mediante abluzioni, prima di ritornare alla vita ordinaria.
La lustrazione espiatoria si ha tutte le volte che si vuole liberare da mali influssi spiritici, epidemici, funerarî, ecc., un gruppo umano, un gregge, una località che ne siano positivamente infetti o quando si vogliono espiare le eventuali colpe od omissioni accadute durante un dato periodo.
La lustrazione preventiva, finalmente, tende a scongiurare i possibili malanni mediante una purificazione che neutralizzi in radice i mali influssi. I mezzi di purificazione sono parecchi: la circumambulazione (v.) del luogo o dell'oggetto, l'uso di elementi opportuni, come l'acqua, che scioglie e porta via le impurità; il sale, che preserva e conserva; le fumigazioni di resine e di piante speciali, che profumano e investono tutto un luogo; il fuoco. E tutti sono a volta a volta adoperati nelle varie religioni.
Tanto il culto greco quanto quello romano abbondano di pratiche lustrali per lo più complicate e sempre accompagnate da formule rituali apparentemente diverse, ma in realtà simili fra loro. In senso derivato, si disse lustratio anche il movimento che si eseguiva attorno alle persone e alle cose da purificare, che talora assumeva l'importanza di una vera e propria processione (pompa) rituale, accompagnata da una serie di aspersioni, fumigazioni e benedizioni purificatorie.
Strumenti materiali delle lustrazioni furono in primo luogo l'acqua (aqua lustralis) e il fuoco, poi anche alcune specie di vegetali, come ad es. un ramoscello di lauro o di ulivo. Virtù lustrali ebbero in modo speciale alcuni sacrifici di animali, in modo particolare l'immolazione di un maiale (sus), cui si aggiunsero in solenni circostanze una pecora (ovis) e un toro (taurus). Tale sacrificio lustrale, reso perfetto dalla triade di animali offerti, si disse perciò suovetaurilia. In qualche caso quali animali lustrali si adoperarono il cane e il cavallo; anche le uova servirono per compiere purificazioni (ad es. nel culto di Ecate).
Le lustrazioni come riti espiatorî e propiziatorî erano applicabili tanto agl'individui quanto agli enti collettivi. Lustrazioni pubbliche si consideravano l'eroico sacrificio dell'individuo che assumeva sul suo capo le responsabilità di tutti (devotio), e il seppellimento da viva della vestale venuta meno alla castità.
Riti propiziatorî erano le lustrazioni familiari e individuali in preparazione del sacrificio; quanti erano per parteciparvi dovevano essere purificati, in specie naturalmente i sacerdoti. In ogni momento grave dell'esistenza si doveva in precedenza ricorrere alla lustrazione personale, e se si riteneva di essere incorsi in qualche manchevolezza, la macchia si toglieva con un atto di purificazione. Solenni lustrazioni erano inoltre prescritte in determinati giorni dalla religione dello stato. In Grecia le feste popolari (ἱερὰ σημοτικὰ) si celebravano con processioni espiatorie nelle quali si portavano dai partecipanti svariati oggetti purificatori. In Roma i sacra popularia e i sacra publica pro populo parimenti erano celebrati con solenni cerimonie pubbliche cui precedevano distribuzioni di suffimenta (torce, zolfo e bitume) al popolo per le lustrazioni domestiche in preparazione alle festività pubbliche. Ciò si praticava anche in occasione delle feriae sementivae con la lustrazione dei campi (lustratio agri) delle feste Compitalia, Paganalia, Fordicidia, Terminalia, e anche il giorno precedente alle Vestalia. Anche in preparazione dei ludi saeculares, celebrati negli anni 17 a. C., 46 e 205 d. C., alcuni giorni prima si distribuirono purificazioni al popolo, il che è ricordato anche nelle monete coniate in quegli anni con le parole suf (fimenta) p(opulo) d(ata). Altre lustrazioni furono particolari a certe corporazioni nella celebrazione di festività non ufficiali, ma proprie dei varî sodalizî. Tale ad es. la festa dei mercanti il 15 maggio in onore di Mercurio.
Altre lustrazioni solennissime si eseguivano in occasione della fondazione di una città (inauguratio), con la celebrazione del sacrificio detto suovetaurilia, nella dedicazione di un tempio, nella convocazione di pubblici comizî, nel mettersi in campagna dell'esercito e nella mobilitazione della flotta. Il 23 marzo aveva luogo una lustrazione delle trombe (Tubilustrium), e un'altra cerimonia di tubilustrium aveva luogo il 23 maggio ed era compiuta sotto gli auspiei di Vulcano. Il 19 marzo e il 19 ottobre si celebrava l'Armilustrium, solenne lustrazione delle armi, che si credeva avesse avuto principio dai pubblici sacrifici ordinati da Romolo in onore del re Sabino ucciso dai Laurentini. Notissimo è infine il lustro censorio che chiudeva le operazioni del censimento e di tutte le altre proprie dei censori; la voce lustrum è rimasta quale designazione specifica di quella straordinaria magistratura, dal che si deduce che la lustratio fatta in quell'occasione fosse un atto importante ed essenziale.
Il lustrum era celebrato solennemente dal censore estratto a sorte alla presenza di tutto il popolo adunato in armi nel Campo di Marte. Le operazioni del censimento erano indipendenti dal lustrum, ma questo aveva l'efficacia di rendere perfetto il censo, nel senso che il censo era nullo se non si arrivava al lustrum, e dalla celebrazione del lustrum ha vigore il nuovo ordinamento della città risultante dalle operazioni dei censori. Lustrum significa altresì l'intervallo di tempo tra una lustratio e l'altra, teoricamente di quattro anni compiuti (quinto quoque anno), ma in pratica di durata assai variabile.