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LUPO

di Luigi Andrea Berto - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)
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LUPO

Luigi Andrea Berto

Duca del Friuli, la cui data di nascita è sconosciuta così come lo è il nome dei genitori. Paolo Diacono menziona per la prima volta L. quando questi, nel 661-662, alla morte del duca del Friuli Ago, ne prese il posto.

Ben presto L. diede dimostrazione di dinamismo militare: verso il 662-663 guidò contro Grado una schiera di cavalieri con i quali saccheggiò la cittadina e trafugò il tesoro che il patriarca di Aquileia aveva portato nell'isola in occasione dell'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi. Oltre che come un episodio del lunghissimo dissidio tra la sede aquileiese e quella gradese, si è ipotizzato che questa incursione mirasse a contrastare l'azione dell'esarca di Ravenna che, mentre l'imperatore d'Oriente Costante II attaccava i Longobardi da Sud e i Franchi da Nordovest, avrebbe dovuto assalirli da Est (cfr. Bognetti).

Poco dopo Grimoaldo re dei Longobardi, dovendosi recare in aiuto di suo figlio Romualdo, assediato a Benevento dall'imperatore d'Oriente Costante II, affidò a L., forse suo parente, il governo del palazzo reale a Pavia. L. ritenne che il sovrano non sarebbe più tornato e approfittò della situazione per impadronirsi del potere. La spedizione di Grimoaldo nell'Italia meridionale fu però vittoriosa e, quando il re fece ritorno a Pavia, L. si ritirò immediatamente a Cividale.

Il sovrano longobardo non poteva non punire il ribelle, ma allo stesso tempo voleva evitare una guerra civile contro uno dei più potenti duchi del suo Regno. Per tale motivo chiese al khan degli Avari di recarsi in Friuli e di sconfiggere L. e i suoi sostenitori. Paolo Diacono racconta che a Flovio, nella valle del Vipacco, un affluente dell'Isonzo, il duca e i suoi uomini combatterono coraggiosamente contro l'esercito avaro e che soccombettero soltanto dopo quattro giorni di accaniti combattimenti, infliggendo agli avversari numerose perdite. L. trovò la morte nel corso di questi avvenimenti.

Gli Avari poi rifiutarono di obbedire all'ingiunzione di Grimoaldo di lasciare il Friuli, saccheggiarono tutto il Ducato e ritornarono nelle loro terre soltanto quando il re longobardo si recò in Friuli con un suo esercito. All'arrivo di Grimoaldo abbandonò il Friuli anche il figlio di L., Arnefrit, che aspirava alla carica del padre. Ottenuto l'aiuto di alcuni slavi, egli tentò di impossessarsi con la forza del Ducato, ma fu sconfitto e ucciso dai sostenitori di Grimoaldo presso il castello di Nimis. Il sovrano longobardo affidò quindi la carica di duca del Friuli al vicentino Wectari ma, probabilmente per accontentare i seguaci di L., diede in moglie la figlia di quest'ultimo, Teoderada, a suo figlio Romualdo, duca di Benevento.

Fonti e Bibl.: Paulus Diaconus, Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G.H. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Ital. saec. VI-IX, Hannoverae 1878, ad ind.; Id., Storia dei Longobardi, a cura di L. Capo, Milano 1992, pp. 242, 270-273; Johannes Diaconus, Istoria Veneticorum, a cura di L.A. Berto, in Fonti per la storia dell'Italia medievale. Storici italiani dal Cinquecento al Millecinquecento ad uso delle scuole, II, Bologna 1999, ad ind.; G.P. Bognetti, S. Maria "Foris portas" di Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi, in G.P. Bognetti - G. Chierici - A. De Capitani d'Arzago, S. Maria di Castelseprio, Milano 1948, p. 337; R. Cessi, Venezia ducale, I, Duca e popolo, Venezia 1963, p. 83; A. Carile, La formazione del Ducato veneziano, in A. Carile - G. Fedalto, Le origini di Venezia, Bologna 1978, p. 187; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978, pp. 67 s., 89; P. Cammarosano, L'Alto Medioevo: verso la formazione regionale, in Storia della società friulana, Il Medioevo, Udine 1988, pp. 16 s., 23; H. Taviani-Carozzi, La Principauté lombarde de Salerne (IXe-XIe siècle). Pouvoir et société en Italie lombarde méridionale, Rome 1991, pp. 11, 19, 23-26; H. Krahwinkler, Friaul im Frühmittelalter. Geschichte einer Region vom Ende des fünften bis zum Ende des zehnten Jahrhunderts, Wien-Köln-Weimar 1992, pp. 47-49, 79, 138; M. Pavan - G. Arnaldi, Le origini dell'identità lagunare, in Storia di Venezia, I, Origini - Età ducale, a cura di L. Cracco Ruggini et al., Roma 1992, p. 428; O. Capitani, Storia dell'Italia medievale, Roma-Bari 1994, p. 60; J. Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino 1995, p. 59; H. Houben, Potere politico e istituzioni monastiche nella "Langobardia minor" (secoli VI-X), in Longobardia e Longobardi nell'Italia meridionale. Le istituzioni ecclesiastiche. Atti del II Convegno internazionale di studi, Benevento 1992, a cura di G. Andenna - G. Picasso, Milano 1996, p. 179; N. Christie, I Longobardi. Storia e archeologia di un popolo, Genova 1997, pp. 95, 108; P. Cammarosano, Nobili e re. L'Italia politica dell'Alto Medioevo, Roma-Bari 1998, p. 65; G. Fedalto, Aquileia. Una Chiesa due patriarcati, Roma 1999, p. 199; G. Cuscito, "In castro Gradensi ac plebe sua": lo sviluppo del castrum di Grado dalla tarda antichità all'Alto Medioevo, in Paolo Diacono e il Friuli altomedievale (sec. VI-X). Atti del XIV Congresso internazionale di studi sull'alto Medioevo, Cividale del Friuli 1999, Spoleto 2001, p. 405; P. De Vingo, Avari e Slavi nel Friuli altomedievale secondo l'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, ibid., p. 811; S. Gasparri, Il tesoro del re, in Tesori. Forme di accumulazione della ricchezza nell'Alto Medioevo (secoli V-XI). Atti del Congresso(, San Felice di Benaco( 1997, a cura di S. Gelichi - C. La Rocca, Roma 2004, p. 58.

Vedi anche
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