Letterato e teologo (n. forse nella diocesi di Sens 805 circa - m. 862 circa); entrato all'abbazia di Ferrières, compì gli studî a Fulda sotto Rabano Mauro e là strinse amicizia con Gotescalco di Orbais; tornato a Ferrières, ne fu da Carlo il Calvo nominato abate (841 o 842). Intervenne nella polemica sulla predestinazione sollevata da Gotescalco di Orbais con due trattati: il Liber de tribus quaestionibus e il Collectaneum de tribus quaestionibus e con alcune lettere. L. rappresenta una posizione strettamente agostiniana: il peccato di Adamo ha irrimediabilmente corrotto l'umanità; tutta la natura umana è rimasta viziata (massa damnationis). Se non tutti gli uomini sono dannati, è solo perché Dio ne vuole salvare un certo numero: una parte dunque dell'umanità è destinata alla gloria, un'altra alla dannazione (doppia predestinazione). Letterato elegantissimo si rivela L. nelle vite di s. Massimino e di s. Wigberto; il suo amore per la letteratura antica, la ricerca di manoscritti, testimoniata dall'ampio epistolario e da codici con sue postille autografe, fa forse di lui il maggiore rappresentante del "classicismo" della rinascita carolingia.