lupo mannaro
Un mostro di altri tempi
Personaggio di antichissime origini, il lupo mannaro ha alimentato per secoli credenze e superstizioni popolari ed è entrato nelle opere di poeti e pensatori. Di quest’uomo, che nelle notti di luna piena si trasforma in lupo e si aggira tra noi, si parla oggi solo in qualche film o pagina di libro
Il lupo mannaro, detto anche licantropo (dal greco l`ycos «lupo» e ànthropos «uomo»), è un personaggio mostruoso delle superstizioni popolari. È un uomo (mannaro significa «umano», dal latino popolare hominarius, da homo «uomo») che nelle notti di luna piena si trasforma in un orrifico lupo.
Secondo le superstizioni, lupi mannari si nasce. Succede, così dicono, se si è concepiti nella notte di s. Paolo, oppure se si nasce a mezzanotte della notte di Natale. Ma lupo mannaro si può anche diventare. Basta che un mago o una strega lanci la sua malefica magia e chiunque può ammalarsi del mal di luna e trovarsi, suo malgrado, a ululare dalle parti di qualche cimitero nelle notti di luna piena.
Le stesse credenze superstiziose propongono rimedi a questa disgrazia, peggiori del male. Per liberare un lupo mannaro dal suo infelice destino prescrivevano di colpirlo a sangue sulla fronte. Un altro metodo è invece pensato per i bambini sospetti di essere lupi mannari, magari solo perché, poverini, sono nati la notte di Natale. Le antiche superstizioni invitavano il papà a provvedere. Durante tre notti del periodo natalizio, usando un carbone acceso, deve fare una scottatura a forma di croce sulla nuca oppure sotto la pianta dei piedi del figlio e, la disgrazia si allontanerà. Ovviamente, sono solo leggende.
Il primo lupo mannaro che si conosca è Licaone, re degli antichi Arcadi, gli abitanti di una regione del Peloponneso centrale, in Grecia. Una leggenda molto antica fa di Licaone un re buono e saggio, cambiato in lupo da Giove per aver fatto un sacrificio umano. Una leggenda successiva, invece, dice che Licaone e i suoi 50 figli furono tanto crudeli ed empi da invitare Giove a un banchetto in cui gli servirono le carni di un bambino. Il dio, scoperto il loro orrido comportamento, li fulminò tutti.
Che la superstizione del lupo mannaro sia nata in Arcadia si spiega con il fatto che tale regione è montuosa e ricoperta da fitti boschi, ideale per i branchi di lupi, un pericolo molto serio per gli uomini e gli animali domestici delle epoche antiche.
Al mondo, però, le regioni aspre sono tante e tanti gli animali temuti. Si spiega allora perché in Europa del Nord non si diventa lupo ma orso, e in Africa iena, leone, leopardo o coccodrillo. In Asia ci si trasforma in volpe; in India in tigre; in America Meridionale in giaguaro. Cambia l’animale, ma la paura, e la superstizione che ne nasce, resta ovunque la stessa.
Si sa che le superstizioni esagerano sempre tutto e sempre molto. In realtà, quando si è parlato di licantropia lo si è fatto per indicare l’epilessia o una forma di grave crisi psicologica dovuta a un eccesso di malinconia, quel particolare stato d’animo che alcuni possono provare quando sono tristi o ansiosi senza un vero motivo. Oggi non si ha notizia di malati che credono di essere stati abbandonati da tutti come se fossero lupi feroci. Ma non è stato così nell’antichità e nel Medioevo.
Il grande poeta latino Virgilio credeva nell’esistenza del lupo mannaro. Più avanti nel tempo, prima s. Agostino (4°-5° secolo), poi s. Tommaso d’Aquino, due padri della Chiesa, ne parlano come perfida opera di Satana. Diversi documenti medievali raccontano di uomini che in preda al loro delirio fuggivano nei boschi, dove morivano di fame o uccisi dai contadini. Sono tutte storie che arrivano fino alla modernità. Il filosofo illuminista Voltaire racconta di un giudice francese che si vantava di aver condannato a morte più di 600 tra licantropi e invasati vari.
Oggi, grazie alle scienze e ai progressi civili, al lupo mannaro non crede più nessuno. Resta solo un personaggio che è utile, raramente, a qualche regista di film dell’orrore a corto di idee.