Vedi LUNI dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
LUNI (v. vol. iv, p. 731)
In questi ultimi anni la ripresa della esplorazione archeologica ha permesso di chiarire meglio la pianta della città e il suo impianto urbanistico.
Gli scavi archeologici eseguiti tra il 1950 e il 1966 da R. U. Inglieri e O. Elia sono però tuttora inediti se si eccettua la notizia di qualche trovamento. Eppure, oltre ai restauri all'anfiteatro e ad altri monumenti, furono effettuati numerosi sondaggi un po' dovunque: scavi nel grande tempio battezzato Capitolium (dal quale provengono le sculture frontonali fittili del Museo Archeologico di Firenze) presso le mura settentrionali portarono al riconoscimento di varie fasi cronologiche (da triplice cella a cella unica) e fra l'altro alla scoperta di un pavimento musivo in cocciopesto con una iscrizione di età repubblicana ricordante l'opera dei duoviri Folcinius e Farius. Altri scavi nel centro della città in funzione della costruzione del Museo Nazionale misero in luce un grandioso complesso in opera poligonale, battezzato castrum con adiacente una piscina a due braccia ed altre strutture ed una importantissima iscrizione marmorea Fulgur conditum, trovata insieme ad una lastra bronzea riproducente una porta con aretta, una lamina bronzea nella quale sono ricordati i duoviri Aurelius e Flavius e terrecotte architettoniche. Pure presso il museo furono messi in luce ambienti pavimentati a mosaici figurati del III sec. d. C. Nei sondaggi lungo le mura fu identificata la porta orientale, ma molti elementi della cinta sono controversi e le strutture stesse, sia a grossi massi informi accatastati sia a muratura laterizia, devono essere esplorate ed esaminate. All'estremità meridionale è stato messo in luce nel terreno sabbioso un tratto del molo che corrisponde all'antico porto sviluppatosi all'antica foce del Magra, insabbiata e da secoli denominata Seccagnia. Un'indagine topografica con ausilio aereofotografico ha consentito a G. Schmiedt di riconoscere l'antica linea di costa di circa due chilometri più arretrata dell'attuale. Sono stati scavati anche gli horrea e un rudere detto tempio di Diana. Nell'angolo N-E della città è stato messo in luce nel 1967-1968 il teatro, scarsamente conservato in elevato, ma completo nella pianta; teatro, o meglio odèon, di modeste proporzioni esso conserva dispositivi della fossa scenica ed appare iscritto in un recinto rettangolare, fatto comune ad alcuni teatri romani piemontesi che, facilitando la copertura, permetteva di meglio inserirlo nei limiti geometrici di un'insula. Saccheggiato fino in età moderna, ha restituito alcuni elementi decorativi architettonici, una splendida cornice bronzea e numerosi bolli laterizi di quel Titinio Glauco Lucreziano, personaggio di età neroniana noto anche dalle epigrafi.
In seguito si è mirato ad un quadro unitario della città nel suo impianto urbanistico essenziale e l'impresa condotta dalla Soprintendenza alle Antichità della Liguria in collaborazione con l'Istituto di Archeologia dell'Università degli Studi di Milano con il contributo del C.N.R. ha in breve tempo rivelato il nucleo centrale di Luni. È stato scavato interamente il cardo maximus, arteria fondamentale di collegamento fra il porto e il centro della città, della larghezza di circa 8 m con canale centrale e numerosi canaletti laterali e sono stati identificati gli incroci con i decumani. Dai sondaggi stratigrafici eseguiti presso il cosiddetto castrum risulta che i grandi muri poligonali costituiscono le sostruzioni di un tempio a tre celle, circondato da una piscina su tre lati e da un portico ornato da basi di statue (parzialmente intravisto dal Promis nei sondaggi del 1830). Lo scavo in profondità, con il rinvenimento in strato di ceramica a vernice nera fa per ora assegnare il tempio all'inizio del II sec. a. C., ad una data cioè corrispondente alla fondazione della colonia (177 a. C.). L'identificazione del tempio come il primo Capitolium di L. pone ora l'esigenza di approfondire le questioni relative all'altro tempio indicato finora come il Capitolium (di cui sopra).
Sempre nel settore centrale della città, separato dalla suddetta area templare dalla via Aurelia antica, si è scoperto un grande complesso urbanistico. Questo comprende un Foro di circa m 80 × 30 con asse N-S, fiancheggiato da portici sui lati lunghi e non ancora del tutto esplorato. Su di esso prospetta un singolare edificio monumentale ripartito in più compartimenti con tracce di un porticato antistante, circondato su tre lati da una piazza lastricata in marmo con edifici adiacenti. Ad oriente di questo complesso monumentale, nel quartiere che comprende gli horrea, è stata messa in luce un'area con fontane, sistemata in funzione di un grande nucleo quadrangolare in conglomerato, basamento di un importante monumento commemorativo, cui sono da riferirsi i numerosi frammenti di iscrizioni ed il frammento di altorilievo con ritratto di Augusto con corona civica (questa, come è noto, gli fu conferita nel 27 a. C. con il titolo di Augustus); il fatto è da collegarsi con la nuova deduzione coloniale fatta da Augusto, testimoniata da una iscrizione lunense (C.I.L., xi, 1330) la cui data coincide con la cronologia del tipo augusteo con corona rappresentato da una decina di esemplari. Particolarmente ricca è la decorazione architettonica in marmo: capitelli, fregi, cornicioni, colonne, di età augustea e giulio-claudia, e raffinatissimo appare un piedistallo di tripode marmoreo frammentario con fini ornati vegetali e animali. Notevoli un ritratto di Agrippina Minore e un ritratto virile flavio con ripresa di elementi repubblicani. Cospicuo è stato il recupero ceramico, di suppellettile fittile e bronzea e di monete.
Bibl.: G. Schmiedt, Contribution of photo interpretation to the reconstruction of the geographic-topographic situation of the ancient ports in Italy, in Tenth Congress of International Society of Photogrammetry, Lisbona 1964, p. 34, fig. 51; M. Lopëz Pegna, Il Golfo di Selene, la Via Emilia di Scauro, Firenze 1964; I. Belli Barsali, Fasi di lavoro medievale alla basilica cristiana di Luni, in Palladio, 1964, pp. 157 ss.; P. M. Conti, Luni nell'alto medioevo, Padova 1967; H. Blanck, in Arch. Anz., 1968, pp. 551-556 (notizie sugli scavi 1959-1967); A. Bertino, Monete del Museo Archeologico Nazionale di Luni, I, Scavi 1965-67, in Annali Ist. It. Numismatica, 12-14 (1965-67) edito nel 1968, p. 151 ss.; id., II, Scavi 1968, ibid., 15 (1968), edito nel 1970, p. 158 ss.; A. Frova, Luni, Parma, Velleia, ricerche sulla decorazione architettonica romana, Milano 1968; id., Ambre romane scolpite di Luni, in Arch. Cl., XX, 1968, p. 76 ss.; per la cornice bronzea del teatro: M. P. Rossignani, La decorazione architettonica in bronzo nel mondo romano, in Contributi dell'Istituto di Archeologia dell'Univ. Catt. di Milano, II, Milano 1969, pp. 54, 63, figg. 55-57; G. Schmiedt, Atlante degli insediamenti umani in Italia, II, Firenze 1971, tav. CXXIII; A. Bertino, La ceramica romana a Luni, in Convegno Studi Ceramica romana nell'Italia sett., Ravenna 1969 (edito nel 1971), p. 104 ss. Sono in corso di stampa i Rapporti di scavo di questi ultimi anni.