Vedi LUNI dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
LUNI (v. vol. IV, p. 731 e S 1970, p. 445)
1970, p. 445). - Topografia generale. - Una serie di sistematiche campagne di scavo ha portato alla luce i principali complessi dell'area centrale della città definendo alcuni decumani, le proporzioni delle insulae e la strutturazione essenziale dell'impianto urbanistico. Nel settore settentrionale è stato indagato il tempio dedicato a Diana-Luna nelle sue diverse fasi dall'età repubblicana all'età imperiale (iscrizione di un antonino, forse Caracalla, sul fregio) e delimitata la grande piazza porticata antistante attestata su un decumano. È in corso la revisione delle sculture fittili frontonali e delle terrecotte architettoniche al Museo Archeologico di Firenze.
Nell'area centrale presso il Capitolium (e il museo) è stata messa in luce parte di una domus con atrio corinzio e pavimenti musivi della fine del III sec. d.C. (Ercole, le stagioni, un corteo dionisiaco) e del V sec. (il Circo Massimo) che, per quanto lacunosi, sono importanti per l'iconografia e i rapporti con altri centri. La casa, che si prospetta di grandi proporzioni, ha rivelato fasi più antiche con pavimenti in cocciopesto e inserti ornamentali di segmenti in marmo bianco, di età tardorepubblicana. Di importanza storica per il valore rappresentativo degli edifici è la scoperta presso il Capitolium di un triportico risalente all'età repubblicana e di una basilica civile giulio-claudia (che insolitamente fiancheggia il tempio), ai quali sono da riferire un ciclo di statue iconiche giulio-claudie, una serie di basi iscritte e altri elementi epigrafici (fasti imperiali), mentre su tali edifici si sono sovrapposti un insediamento tardo con impianto termale e installazioni varie (vivaio di pesci), proprio sul limite fra spazio pubblico e spazio privato segnato da un ambitus a lato della domus.
Con lo scavo del tratto centrale della Via Aurelia (decumano massimo) e la totale messa in luce del foro, dei portici laterali e dell'edificio a S, oltre a rivelare il centro monumentale della città, si è proceduto anche alla scoperta della maggior parte di una ricca domus («Casa degli Affreschi») che per la completezza dell'insieme, costituisce il miglior esempio di abitazione signorile dell'Italia settentrionale. Precoce è l'impiego del marmo lunense in architettura e scultura (basi tuscaniche del Capitolium repubblicano, basi di Marcello e di M. Acilio Glabrione, capitelli ionici) e molto ampio in età imperiale; sono riconoscibili le diverse cave di provenienza dei marmi impiegati in edifici datati, e anche il largo uso di marmi importati (asiatici e africani) nei pavimenti in opus sectile. Nella statuaria prevale naturalmente il marmo lunense, ma vi sono pure ritratti in marmo greco (il busto di Tiberio Gemello nella domus, il ritratto di anziano nella basilica). Con i personaggi imperiali testimoniati dalle sculture emigrate da L. ai musei di Genova-Pegli, La Spezia e Firenze (Livia, Caligola, Tiberio e Germanico giovane, Agrippina Minore) e con quelli dei ritratti scoperti di recente (Augusto, Agrippina Maggiore, Agrippina Minore, Germanico, Nerone fanciullo) si delineano i cicli iconici che ornavano la basilica, il teatro e altri edifici, e ai quali vanno ascritte molte statué iconiche acefale (anche un personaggio loricato). Numerose sono le basi iscritte di statue bronzee perdute; di questo materiale è pervenuto un solo ritratto.
Alla serie di opere d'arte colta appartiene un raffinato puteale marmoreo decorato dalle teste delle Horai e di Dioniso, mentre un rilievo di Silvano testimonia l'arte popolare, propria della zona delle cave. Gli scavi hanno fornito con nuovi apporti epigrafici dati preziosi per la conoscenza delle istituzioni, dei culti e dell'attività commerciale della città portuale, inserita nell'ampia rete dei traffici mediterranei. L'altro grande obiettivo degli scavi è stato la cattedrale, della quale si sono finalmente chiarite le fasi e scoperti alcuni pregevoli mosaici.
È stata svolta un'indagine sulle tracce degli insediamenti tardo-antichi e alto-medievali (case lignee sul foro, tombe, pozzi) e si è dato inizio a ricerche sul territorio, apportando anche un contributo allo studio del Portus Lunae con ricerche geologiche.
(A. Frova)
L'area forense. - Le strutture visibili si riferiscono prevalentemente alla ristrutturazione di età giulio-claudia (c.a 40-70 d.C.): a Ν del decumano massimo (il tratto urbano della Via Aurelia) e affacciato su questo, si trova il Capitolium, circondato su tre lati da un bacino-fontana, da portici sui lati O e Ν e affiancato da due tempietti; sul lato E è la basilica civile, non completamente scavata, e della quale sono ipotetiche le dimensioni; è ignota la posizione dell'ingresso principale (verosimilmente sul lato corto prospiciente la strada). A S del decumano è la piazza forense, fiancheggiata da portici sui lati maggiori; sul lato corto meridionale prospetta un edificio (ricostruito idealmente a due piani: la curia con sottostante tabularium?) che occupa il centro di una vasta area - articolata in spazî a quote diverse, anche parzialmente coperti - connessa con un colonnato al cardo maximus, l'arteria che conduceva a uno degli approdi della città. A SE, inserita nell'angolo fra l'estremità meridionale del portico e una domus (la «Casa degli Affreschi») è un complesso a destinazione onoraria costituito da un'aula collegata a un cortile con monumento centrale circondato da fontane, da cui provengono frammenti di altorilievi con ritratti di Augusto e di Claudio (sede degli Augustales?), mentre a SO, presso l'estremità meridionale del portico e a fianco dell'edificio centrale, è un secondo edificio solo parzialmente indagato e di cui sono da accertare sia destinazione che fasi edilizie. I lati maggiori della piazza forense sono definiti da alte recinzioni murarie, in modo non simmetrico: mentre a E la delimitazione coincide con il muro di fondo del portico, a O è più arretrata, e lascia lo spazio a una serie di ampie tabernae aperte sul portico. Nel corso del II sec. d.C., mentre vengono apportate ampie modifiche all'edificio della curia, sono ristrutturate le due tabernae centrali, una delle quali viene trasformata in un piccolo vano absidato verosimilmente destinato al culto imperiale; a Ν altri interventi si segnalano nella basilica. Il crollo degli edifici sopra descritti (a cui segue una rioccupazione dell'area con destinazione diversa dalla precedente) è databile alla fine del IV sec. d.C.: tale abbandono simultaneo, contemporaneo a quello verificatosi nell'area del Tempio di Diana-Luna, della domus sottostante la cattedrale e della «Casa degli Affreschi» fa ritenere che un evento sismico abbia coinvolto, in questo momento, la città.
Alla fase repubblicana del complesso forense è riferibile l'edificio capitolino attorniato dal triportico (il cui lato orientale verrà inglobato nella basilica giulio-claudia); vi sono stati accertati due momenti edilizi: al primo si riferiscono rivestimenti fittili databili alla metà c.a del II sec. a.C.; al secondo (inizi del I sec. a.C.) una cornice a mensole e capitelli ionici a quattro facce. Mentre di difficile interpretazione risultano le strutture riferibili all'originaria pianificazione dell'area capitolina, perché obliterate dalla ristrutturazione giulio-claudia, un ricco deposito stratigrafico è stato individuato lungo il lato occidentale del foro, nell'area poi occupata dalle tabernae. È stato possibile chiarire che l'edificazione delle prime strutture forensi, databile al secondo quarto del II sec. a.C., è preceduta da una fase insediativa di fine ΙΙΙ-inizî del II sec. a.C., verosimilmente da connettere all'utilizzazione del Portus Lunae, che le fonti documentano già attivo prima della fondazione della città (177 a.C.), almeno a partire dal 195 a.C.
La «Casa degli Affreschi». - Ampia dimora signorile (superficie scavata 1.300 m2 c.a) con numerosi ambienti, due giardini, uno con aiuole e fontane, l'altro con ninfeo e forse larario. La domus fu ininterrottamente in uso dalla prima metà del I sec. a.C. alla seconda metà del IV sec. d.C. Integralmente indagata su tre lati, non lo è nella sua parte meridionale, dove venne a trovarsi l'ingresso dopo la ristrutturazione che, verso il 60/70 d.C., ne alterò radicalmente la disposizione degli ambienti (il precedente atrio affacciato sul cardo maximus fu espropriato a seguito della dilatazione degli spazi pubblici dell'area forense meridionale: un analogo fenomeno è accertato per una domus simmetricamente affacciata sul lato O del cardo maximus). Particolarmente interessanti sono i pavimenti marmorei in opus sedile eseguiti con marmi sia locali sia importati, e gli affreschi sulle pareti dei portici che circondavano i giardini su tre lati.
(M. P. Rossignani)
La cattedrale. - L'edificio, menzionato per la prima volta in un documento dell'879 con il titolo di S. Maria, è ubicato nel settore SO della città, entro le mura urbiche, e situato all'interno di un'area nota nel '700 come «cittadella». I resti absidali attualmente visibili appartengono alla versione romanica dell'edificio, realizzata poco prima del definitivo trasferimento della sede vescovile a Sarzana (1204), e si sono impostati sulla muratura della fabbrica paleocristiana e altomedievale. Le numerose campagne di scavo condotte nell'area della chiesa tra il 1976 e il 1991 hanno consentito una ricostruzione delle vicende insediative che hanno interessato l'area tra l'età tardo- repubblicana, quando vi fu installata una ricca domus, e il XIII sec., quando la zona cadde in progressivo declino. La domus romana ha fornito testimonianza di una fase strutturale assai significativa di media età imperiale e di un importante restauro dell'edificio documentato da un prezioso pavimento musivo raffigurante la maschera di Oceano tra eroti e pesci e le maschere di Medusa e Sileno (fine III sec.). Alla fine del IV sec. - forse anche in seguito a un evento sismico - la domus viene totalmente ricostruita e conosce una nuova organizzazione planimetrica degli ambienti, dotandosi probabilmente anche di un ambiente absidato e di altri vani pavimentati a mosaico e in opus sectile; tra questi un locale situato in prossimità di un pozzo e fornito su due lati di panchine, forse destinate all'istruzione dei cristiani, induce a supporre che nella nuova casa, la cui vita non sembra superare la metà del sec. V, sia da riconoscere una domus ecclesiae. Su di essa si imposta, in una data assai prossima a quella della prima menzione ufficiale di un vescovo lunense Felice (465), un grande impianto tripartito e monoabsidato da identificare come la prima cattedrale paleocristiana. Tale impianto, che in più parti utilizza ancora murature della domus sottostante e che nel corso di qualche decennio tende a espandersi planimetricamente in relazione all'aumento della comunità cristiana, conosce - nel corso del sec. VI - una radicale ricostruzione. Le navate vengono rivestite di ricchi mosaici policromi e l'abside rivestita di sectilia. L'iniziativa del restauro, stando all'iscrizione rinvenuta nella navata sinistra, deve essere attribuita al famulus Christi Gerontius, forse lo stesso personaggio ricordato come vescovo scismatico della Tuscia nella lettera di papa Pelagio I del 557. Dopo un periodo poco documentato archeologicamente, corrispondente all'età longobarda, la cattedrale di L. conosce alla fine del sec. Vili un rinnovamento radicale dell'arredo liturgico e l'inserimento di una cripta semianulare nel settore absidale, da collegare alla presenza di reliquie venerate. Dopo limitate modifiche in epoca preromanica, nel XII sec. si ha una nuova ricostruzione, le cui caratteristiche strutturali sono però di difficile comprensione a causa dei malaugurati scavi condotti nell'Ottocento su tutta la superficie della chiesa; scavi che, oltre ad alterare in più parti la ricca stratificazione archeologica, hanno comportato la demolizione di ampie parti della chiesa e delle strutture sottostanti.
(S. Lusuardi Siena)
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(A. Frova - M. P. Rossignani - S. Lusuardi Siena)