lunghezza
In due passi del Convivio indica l'eccessiva estensione di un discorso, che naturalmente è da evitare (come aveva già insegnato Guido Faba: " cognosando essere grande incresemento longeça de parole a cului che desidera intendere cum brevità ", in Segre-Marti, Prosa 12-13, e affermato Iacopone [Omo che vol parlare 3-4]: " La longa materia sòl generar fastidia; / lo longo abbriviare sòle l'om delettare "), ma che a D. sembra indispensabile nel caso particolare della giustificazione di una novità assoluta, senza precedenti, com'è un commento scientifico in volgare (I X 4 Grande vuole essere la scusa... e vuole essere evidente ragione... Non si maravigli dunque alcuno se lunga è la digressione de la mia scusa, ma, sì come necessaria, la sua lunghezza paziente sostenga). Nel secondo brano (IV IV 14), sempre preoccupato del protrarsi del ragionamento, per un altro argomento che è per lui d'importanza capitale, la provvidenzialità dell'Impero romano, dichiara necessario spezzare il capitolo e riprendere il discorso dopo la conseguente pausa (però che in questo capitolo sanza troppa lunghezza ciò trattare non si potrebbe, e li lunghi capitoli sono inimici de la memoria). Agisce ora in lui qualche cosa di simile a quello che in Pg XXXIII 141 chiamerà lo fren de l'arte. Cfr. la stessa attenzione al giusto taglio dei capitoli in Cv IV VIII 16, XII 20, XXIV 18.
Cfr. poi Pd XXX 90 mi parve / di sua lunghezza [" da lunga che era "] divenuta tonda (si veda invece If XX 41 di maschio femmina divenne).
Il corrispondente latino è ‛ longitudo ', riferito in Mn I IV 3 alla durata della vita umana, e adoperato spesso nella Quaestio (54 [tre volte], 56 e 57) come termine tecnico geografico.