lunghezza di persistenza
Proprietà caratteristica di una macromolecola polimerica. Fornisce una misura della rigidità della catena che costituisce lo scheletro strutturale della macromolecola. Tale rigidità si contrappone ai moti termici che tendono a far curvare la catena, cioè a ridurre la distanza tra i due estremi rispetto alla lunghezza complessiva del suo profilo. Il valore della lunghezza di persistenza si può interpretare come la lunghezza oltre la quale i moti termici divengono apprezzabili, tali cioè da competere efficacemente con le interazioni tra i frammenti successivi della catena che tendono invece a conferirle rigidità. Pertanto, se si considerano una catena o una porzione di catena più lunghe della lunghezza di persistenza, le orientazioni delle due estremità saranno governate essenzialmente dai moti termici casuali e quindi non correlate. All’interno della lunghezza di persistenza, viceversa, i moti termici non riescono a prevalere sulle interazioni e quindi la curvatura della catena in due punti successivi è fortemente correlata. In termini geometrici, se si immagina la catena polimerica come un filo, la lunghezza di persistenza esprime l’entità della correlazione orientazionale del vettore tangente al filo lungo il suo profilo. Un valore di lunghezza di persistenza elevato rispetto alla lunghezza complessiva di un polimero indica dunque una forte rigidità della macromolecola e una spiccata capacità di contrastare i moti di origine termica che, generalmente, risulta in una struttura all’incirca lineare (poco ripiegata su se stessa) della catena. Un tipico esempio di macrmolecola flessibile è offerto dal DNA, la cui lunghezza di persistenza è pari a circa 50 nm. (Ma. Ca. - A. C.)