LULLINGSTONE
Località in Inghilterra, Kent, presso Dartford, sul Darent, 12 km a S della confluenza di questo fiume con il Tamigi, in cui è stata posta in luce, a partire dal 1949, una villa romana che ha rivelato una complessa successione di costruzioni che prende quasi tutto il periodo di occupazione romana della Britannia. Nell'ultima fase, circa 350-400 d. C., un'ala dell'edificio fu adibita all'uso cristiano; in essa furono rinvenuti importanti resti di pitture murali.
La villa, in origine (circa 50 d. C.) una piccola fattoria del tipo locale, fu ricostruita al modo romano dopo circa cinquant'anni e fu ancora ingrandita e risistemata circa il 180 d. C., per essere abbandonata pochi anni dopo, probabilmente a causa dei disordini seguiti alla rivolta di Albino; circa il 280 il luogo fu di nuovo occupato e l'edificio ricostruito sostanzialmente come prima con l'aggiunta di un grande granaio secondo i bisogni, evidentemente, soprattutto agricoli, dei nuovi occupanti. Circa cinquanta anni più tardi, vale a dire intorno al 330, la parte centrale ricevette ancora una nuova utilizzazione con l'inserimento di un triclinio absidato e di un grande vestibolo quadrato, entrambi pavimentati con mosaici ancora ben conservati. Ancora più tardi, circa il 350, un gruppo di stanze alla estremità N fu staccato dal resto della casa e convertito a uso cristiano, al quale rimase adibito, da quanto risulta, ancora circa cinquant'anni dopo che la casa stessa aveva cessato di essere abitata (circa 380). L'intera costruzione fu distrutta da un incendio e il luogo fu abbandonato durante o dopo il regno di Arcadio (387-408).
Il complesso di L. è notevole sotto diversi aspetti. Due busti maschili ivi rinvenuti, di marmo greco, rispettivamente del 130 e del 16o d. C. circa, ora al British Museum, sono i primi ritratti di qualità metropolitana scoperti in Britannia. Probabilmente essi appartenevano ai proprietari del tardo Il sec. e furono abbandonati quando la casa fu precipitosamente evacuata; furono quindi ritrovati quando il posto fu rioccupato e collocati religiosamente, con offerte votive, in una stanza al piano terra non adoperata, dove in seguito furono coperti dai detriti del crollo finale.
Un altro elemento di qualità insolita per la Britannia romana è rappresentato dai due bellissimi mosaici associati alla ricostruzione costantiniana dell'ala centrale. Il mosaico del vestibolo quadrato raffigura Bellerofonte che uccide la chimera e busti delle quattro stagioni; quello del triclinio presenta Europa e il toro con un'iscrizione che allude al I libro dell'Eneide (Invida si tauri vidisset Iuno natatus, iustius Aeolias isset ad usque domos). Simili allusioni virgiliane sono state trovate in altre ville brito-romane (Oxford, Low Ham). Infine vi sono le pitture cristiane, che sono uniche in tale contesto. La cappella era una piccola semplice stanza rettangolare (circa m 3 × 5) orientata da E a O, costruita sopra la stanza in cui furono trovati i due busti e in cui, a un livello più alto, fu rinvenuta buona parte dell'intonaco dipinto caduto dalla "cappella" soprastante quando l'edificio fu alla fine incendiato. Non si è trovata traccia di un altare o di altra suppellettile liturgica, che deve esser stata di legno. Gli elementi finora ricomposti delle pitture sono: dalla parete O, un fregio di sei figure, tre delle quali in atteggiamento di orante (quattro sono in piedi, una è forse seduta, una è completamente perduta), che occupava lo spazio tra due pilastri decorativi; dalla parete S, opposta al vestibolo, proviene un monogramma costantiniano entro una corona con ai lati due piccoli uccelli; dalla parete E provengono frammenti di un altro monogramma simile al precedente.
Vi era anche un vestibolo rettangolare congiunto all'angolo N-O, da cui provengono i frammenti di un altro monogramma ancora; al di là di questo vestibolo se ne trova un altro più piccolo. Quest'ultimo non ha accessi dalla villa, ma dall'esterno; ciò prova che la cappella, benché parte della villa, serviva anche alla comunità cristiana locale, e continuò di fatto a funzionare per qualche tempo anche dopo l'abbandono del resto della casa.
Una nicchia murata nel muro S della stanza nei sotterranei risultò contenere una pittura con un gruppo di tre ninfe, databile presumibilmente al Il sec. e che è di qualità veramente insolita in un'opera provinciale.
Infine, su una terrazza esattamente a O della villa, è stata rinvenuta una costruzione che sembra aver costituito il portico e la cella di un tempio del principio del sec. IV.
Sotto la cella era una camera sotterranea che conteneva due sarcofagi di piombo e due gruppi di corredi tombali, tra cui un'intera serie di trenta pezzi da gioco in vetro; questo trovamento risulta unico in Britannia.
Bibl.: G. W. Meates, Lullingstone Roman Villa, Londra 1955; R. L. S. Bruce-Mitford, Recent Archaeological Excavations in Britain, 1956, p. 87-108. Relazioni particolareggiate in Archaeologia Cantiana, voll. LIII, 1950; LV, 1952; LVI, 1953. Sommarî ogni anno in Journal of Roman Studies, a partire dal vol. XLI, 1951. Per le ninfe: ibid., XLVIII, 1958, p. 149. Per il tempio-mausoleo: ibid., XLIX, 1959, pp. 132-3.