VESTRI, Luigi
VESTRI, Luigi. – Nacque a Firenze il 23 aprile 1781, da Gaetano, cancelliere del tribunale, e da Apollonia Sordelli. I genitori gli imposero i nomi di Luigi, Andrea, Giorgio, Giuseppe Maria.
Ultimato il ciclo scolastico presso i padri Scolopi, proseguì la sua formazione con gli studi di giurisprudenza che gli valsero un impiego come aiuto del padre presso il tribunale di Firenze. Stancatosi presto della professione forense si indirizzò verso quella medica frequentando per due anni, presso la scuola di chirurgia dell’ospedale di S. Maria Nuova, corsi di anatomia e fisiologia.
L’interesse del giovane Luigi fu però soprattutto rivolto alle recite organizzate in città da compagnie amatoriali a cui partecipava assiduamente. Gli allestimenti dei dilettanti trovarono stimolo nella presenza a Firenze di Vittorio Alfieri che si servì dei filodrammatici fiorentini per mettere in scena le sue tragedie. Durante queste sperimentazioni, dirette dall’autore astigiano, nel 1795, presso l’abitazione del poeta, Vestri interpretò Gomez nel Filippo recitando accanto ad Alfieri che tenne per sé il ruolo del protagonista. Incoraggiato da tali esperienze, veri e propri laboratori drammaturgico-recitativi, maturò l’intenzione di abbracciare il professionismo attorico. Una sua apparizione pubblica è registrata nel Carnevale del 1797 a Prato, al teatro dei Semplici, dove si esibì nel dramma giocoso in musica La bella pescatrice con musiche di Pietro Guglielmi, figurando come secondo buffo caricato nella compagnia dell’impresario Luigi Lazzeri.
L’avvio della sua formazione teatrale, maturata nel vivace ambiente fiorentino, conobbe una brusca interruzione quando, nel 1799, Vestri, che aveva militato come ufficiale nella guardia nazionale, venne imprigionato nel carcere del Bargello a causa delle sue simpatie filofrancesi. La carcerazione fu breve, ma la cattiva esperienza lo indusse ad abbandonare Firenze e a cercare, senza fortuna, un’occupazione a Milano. Ritornato per breve periodo nella città natale se ne allontanò nuovamente deciso a fare l’attore. Dopo aver recitato a Perugia come semplice generico in una formazione di cui non è tramandato il nome, nell’anno comico 1805-06, venne scritturato dalla compagnia primaria Consoli-Zuccato, inizialmente come generico, poi, dopo poche recite, come padre nobile e tiranno, con conseguente aumento di paga. Primo attore giovane della compagnia era il coetaneo Giovanni Angelo Canova, con cui Vestri stabilì una fertile collaborazione professionale.
La svolta della carriera avvenne nell’anno comico 1806-07, quando l’attore fu aggregato, per un triennio, alla compagnia di Andrea Bianchi. Nel ruolo di padre, con cui fu all’inizio scritturato, ebbe modo di dispiegare il suo talento al punto che il primo attore della compagnia, il celebre Giuseppe De Marini, intuì in lui le doti del caratterista – cui anche la fisionomia dell’attore corrispondeva – e convinse il capocomico a cedere al nuovo entrato quel ruolo abitualmente da lui ricoperto. Nel Carnevale del 1807 Vestri recitò a Venezia, presso il teatro San Benedetto, ottenendo grande successo nelle interpretazioni delle commedie goldoniane Il burbero benefico, La bottega del caffè, Il poeta fanatico: «si diffondeva per la città la sua fama; nuovi uditori accorrevano e commendavanlo, e tanto in quel corso di recite si avanzava in bene, che [...] tutti eran meravigliati di lui, anzi presi da sommo entusiasmo» (Scifoni, 1841, p. 14).
Concluso il contratto con Bianchi, nell’anno teatrale 1809-10 Vestri passò nella formazione comica di Giacomo Dorati. Con la compagnia, dove ritrovò Canova scritturato per le parti di tiranno, recitò prevalentemente a Venezia, al teatro San Benedetto, rinnovando e consolidando i successi già ottenuti nella città lagunare. Il 20 dicembre 1810, durante la permanenza della compagnia a Firenze, sposò Angiolina Rosa Grassi, con la quale ebbe cinque figli (Gaetano, Pietro, Angelo, Leopoldo e Annetta) che intrapresero la professione del padre.
Il 19 febbraio 1812 Vestri debuttò nella compagnia del primo attore Paolo Belli Blanes e della prima attrice Anna Fiorilli Pellandi che avevano lasciato la Vicereale italiana, diretta a Milano da Salvatore Fabbrichesi, per fondare una comune società. Nell’ottimo complesso, dove militava anche il Canova, rimase fino al 1816 riscuotendo continui e accresciuti apprezzamenti. Dopo lo scioglimento della Pellandi-Blanes tentò il capocomicato associandosi a Luigi Venier e scritturando come prima attrice Carolina Internari. La compagnia, dopo aver debuttato al teatro Re di Milano, riscosse significativi successi a Venezia, al teatro San Benedetto, dove esordì il 3 settembre 1816 con un repertorio che prevedeva opere di Goldoni, di Giovanni Giraud e alcuni copioni stranieri. Stendhal, che lo vide nel 1817 a Verona, ne intessé gli elogi giudicandolo il primo attor comico d’Italia e forse del mondo. Con Francesco Lombardi come primo attore e un repertorio ampliato, che prevedeva l’interpretazione di commedie, tragedie, drammi e farse, la compagnia passò, nel 1818, a Roma dove rimase tre anni, recitando stabilmente al teatro Valle grazie ai finanziamenti del duca di Torlonia. Incoraggiato dal momento favorevole Vestri tentò un’avventura impresariale in campo musicale che si rivelò però un fallimento.
I problemi finanziari che ne seguirono lo costrinsero a scritturarsi, per la stagione 1822-23, con Salvatore Fabbrichesi, direttore della compagnia del teatro dei Fiorentini di Napoli, sostituendo Nicola Pertica, morto nel dicembre dell’anno precedente. Inizialmente accolto con freddezza dal pubblico napoletano, ancora affezionato al suo predecessore, non tardò molto a conquistarne i favori dividendoli con il primo attore Giuseppe De Marini, da lui ritrovato in compagnia. Seguì ancora Fabbrichesi quando, nella stagione 1824-25, la compagnia lasciò il teatro dei Fiorentini per divenire itinerante.
Nel 1827, morto Fabbrichesi, Vestri assunse temporaneamente il capocomicato, fino a quando, nella stagione 1828-29, divenne il caratterista della compagnia Reale Sarda, considerata la migliore dell’epoca. Vi rimase per dodici anni, incontrastato beniamino del pubblico e della critica, e ne costituì, insieme alla prima attrice Carlotta Marchionni, la colonna portante. Se ne allontanò soltanto nell’anno comico 1840-41 per divenire attore e direttore della compagnia di Carlo Re, proprietario a Milano dell’omonimo teatro.
Colpito da un tumore alla nuca, morì il 19 agosto 1841 a Bologna dove gli vennero tributati solenni funerali pubblici e dove è sepolto al cimitero Monumentale della Certosa.
Robusto, tendente alla pinguedine, ma abbastanza alto e ben proporzionato, Vestri ebbe anche nel fisico le doti del perfetto caratterista. Incarnò il ruolo rinnovandolo e armonizzando i tipici aspetti comici con quelli, meno consueti, di tipo patetico-sentimentale, riuscendo così a fondere i tratti pertinenti del caratterista con quelli dell’attore promiscuo: «Volgeva le chiavi del riso e del pianto; della vita sentiva il duplice aspetto e lo ritraeva con libera agevolezza, per quasi innata facoltà» (Tommaseo, 1843, p. 439). Dotato di voce chiara, sonora e gradevole, potentemente comunicativo nella mimica e nello sguardo, appartenne alla rara tipologia degli attori-creatori che non si limitano alla mera riproposizione del copione: «rifaceva ripetendo, eseguendo creava. [...] Con un cenno ei rendeva un carattere: con una modulazione di voce avviava una scena» (ibid.).
Tra le opere del suo ampio e vario repertorio ricordiamo Il burbero benefico, Il poeta fanatico, La bottega del caffè e La serva amorosa di Goldoni; L’Ajo nell’imbarazzo e Don Desiderio disperato per eccesso di buon cuore di Giovanni Giraud; Il berretto nero e Un odio ereditario di Giovanni Carlo Cosenza¸ Filippo Maria Visconti di Giacinto Battaglia; Il benefattore e l’orfana di Alberto Nota; L’ospizio degli orfanelli di August Wilhelm Iffland, La famiglia Riquebourg, Malvina e Filippo di Eugène Scribe (l’ultima delle tre in collaborazione con Jean-François Alfred Bayard e Mélesville). Rimangono da lui pubblicati due testi teatrali: la cantata L’Austria trionfante (Trieste 1814) e la riduzione dal francese della farsa L’alloggio militare ovvero Uno spende e gli altri godono (Milano 1833).
Fonti e Bibl.: S. Muzzi, Notizie intorno alla vita di L. V., Bologna 1841; F. Scifoni, Biografia di L. V., Firenze 1841; B. Signori, Cenni biografici su L. V., Milano 1841; N. Tommaseo, Studi critici, Venezia 1843, pp. 439 s.; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici, Torino 1860, s.v.; G. Costetti, La Compagnia Reale Sarda e il Teatro Italiano dal 1821 al 1855, Milano 1893; L. Rasi, I comici italiani, II, Firenze 1905; N. Leonelli, Attori tragici e attori comici, II, Roma 1946; Enciclopedia dello spettacolo, IX, Roma 1962, s.v.; G. Checchi, L. V. attore goldoniano nella Toscana dell’Ottocento, in Goldoni in Toscana. Atti del Convegno... Montecatini Terme... 1992, Firenze 1993, pp. 205-214; M. Apollonio, Storia del teatro italiano. Dal Medioevo al Novecento, Milano 2003; A. Colomberti, Dizionario biografico degli attori italiani, a cura di A. Bentoglio, II, Roma 2009, s.v.; C. Meldolesi - F. Taviani, Teatro e spettacolo nel primo Ottocento, Bari 2010; L. Pini, L. V.. Profilo biografico artistico, tesi di laurea, Università di Firenze, a.a. 2011-12; S. Ferrone, Commedie e drammi borghesi, I-III, Imola 2017.