• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

TREZZA, Luigi

di Fabio Mangone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)
  • Condividi

TREZZA, Luigi

Fabio Mangone

Nacque a Verona, probabilmente nel 1752, «da non facoltosa ma onorata famiglia» (Verona,  Biblioteca civica, Lascito Luigi Trezza, Cenni autobiografici sulla professione, 1820), la quale non ostacolò le sue inclinazioni. Compì la sua formazione scientifica soprattutto presso il matematico abate Andrea Villi, e quella tecnica presso l’ingegnere pubblico Adriano Cristofoli, ma si avvantaggiò di importanti frequentazioni nello stimolante clima culturale della Verona dell’epoca. Ebbe contatti, fondamentali sia sul piano teorico che professionale, con alcuni importanti maestri del Collegio Militare di Castelvecchio, che non avrebbe potuto frequentare perché riservato agli aristocratici. Tra questi docenti emergeva la figura del matematico Antonio Maria Lorgna. Entrò in proficuo contatto anche con Alessandro Pompei e Girolamo dal Pozzo, principali esponenti di quella classe nobiliare cittadina particolarmente impegnata nella promozione e nell’esercizio dell’architettura, nel segno di un ritorno al rigore del classicismo, secondo l’esempio e l’esortazione di Scipione Maffei. In questo clima Trezza compì la sua formazione anche mediante lo studio analitico e il rilievo di rilevanti exempla del classicismo cinquecentesco: a Verona, soprattutto sulle orme delle opere lasciate da Michele Sammicheli o comunque a lui riferibili, nonché anche a Mantova, dove si concentrò sul lascito di Giulio Romano. Ancorché poi rimasti nel suo personale archivio professionale, questi studi, eseguiti su suggerimento dell’autorevole Dal Pozzo, non corrispondevano tanto o soltanto a una sua propria esigenza formativa, ma anche a un’originaria commissione dell’allora console inglese a Venezia, Joseph Smith. Molti anni più tardi maturò anche l’idea, priva di concreta attuazione, di comporre gli studi sammicheliani in una raccolta di incisioni a stampa. Nel 1771 Trezza ottenne il titolo di pubblico ingegnere, preliminare all’avvio di un’attività autonoma, ma l’anno successivo, ancora a bottega da Cristofoli, collaborò – firmando anche alcuni disegni – alla redazione del progetto del porticato per il teatro Filarmonico, probabilmente l’ultima opera di architettura civile del suo maestro.

Già nella prima fase di attività in proprio, uno specifico campo di applicazione professionale era costituito dai giardini, con alcuni significativi lavori a Verona, quali nel 1773 il giardino di Alessandro Carli, con la creazione di un labirinto, tema ricorrente nel suo intervento del 1786 nel celebrato giardino veronese dei conti Giusti, nonché, infine, la sistemazione degli spazi verdi delle monache di S. Maria degli Angeli nel 1788. Dagli anni Ottanta, la sua attività autonoma di architetto-progettista assunse una maggiore consistenza, con esiti importanti promossi dalla committenza privata in luoghi emblematici della città e del circondario, tutti perfettamente in linea con la temperie neoclassica, nella tradizione di una certa austera ortodossia del linguaggio, con frequenti riferimenti e rimandi all’opera di Sammicheli. Del 1784 è l’impegnativo palazzo Orti Manari, sullo stradone di Porta Palio a Verona, segnato dall’enfatico e solenne prospetto con le incombenti cariatidi, le quali rimandano agli exempla cinquecenteschi studiati a Verona e a Mantova. In meno ambiziosi lavori successivi, quali il casino per Scipione Nichesola, nella frazione di San Michele Extra, del 1788, ovvero il palazzo Faccioli in piazza Bra, del 1790, Trezza adottò modi più austeri e meno magniloquenti. Nella medesima ricerca di decorosa e solenne essenzialità classicista, tra il 1790 e il 1792 costruì la villa Lorenzi a Marano di Valpolicella, ottenuta dalla ristrutturazione di costruzioni preesistenti, nell’ambito di un programma che avrebbe dovuto contemplare anche un oratorio a impianto circolare, rimasto sulla carta. Sul fronte dell’edilizia per il culto, restò inattuato anche il suo progetto, elaborato in cinque differenti varianti tra il 1792 e il 1795, per il duomo di Cologna Veneta.

Nell’ambito della committenza privata e della progettazione dei giardini, una commessa importante che occupò Trezza dal 1783 al 1791 fu l’incarico affidato dal conte Antonio Rizzardi per il giardino della villa di Pojega di Negrar. Il lavoro risultò di notevole interesse non solamente per la capacità sia inventiva sia tecnica di risolvere in elementi architettonici e botanici significativi le difficoltà orografiche, quanto soprattutto per l’aggiornamento tempestivo, soprattutto in rapporto al contesto veneto, sui criteri del giardino paesistico all’inglese: la consapevolezza del modello d’Oltremanica, tuttavia, non comportò una piena accettazione, sicché Trezza lo adottò solo in un settore circoscritto del giardino, per il resto improntato invece a più tradizionali criteri di formalità geometrica. Tra gli incarichi più singolari di questa fase va annoverato quello ricevuto nel 1794 da Giuseppe Zuccamaglio per una filanda presso la sua villa, e affrontato da Trezza, come attestano i disegni superstiti, con un razionale approccio tipologico proprio della componente ingegneristica della sua formazione.

Nel 1795 Trezza eseguì un significativo tour, durato all’incirca sette mesi, al centro-sud della Penisola, all’andata via Firenze e al ritorno via Ravenna, con destinazione principale Roma, ma dotato di una significativa appendice nel Regno di Napoli. Si ricalcava nelle mete e nelle modalità il tipico viaggio di formazione degli apprendisti architetti del suo tempo, ancorché fosse eseguito nella maturità, a valle di una già ricca attività professionale, che probabilmente gli aveva procurato i mezzi. Per molti aspetti, rappresentò per lui un’esperienza di grande interesse, non solo per la possibilità di guardare all’architettura da orizzonti decisamente più ampi, quanto anche per la capacità di farsi attento testimone della cultura disciplinare del proprio tempo. Accuratamente programmata prima di partire, l’escursione gli permise di analizzare, studiare e valutare un’amplissima gamma di costruzioni e monumenti, senza escludere le opere più lontane dalla sua sensibilità e dal suo credo classicista, come le testimonianze di epoca medievale o quelle barocche. Gli consentì di ampliare notevolmente il suo sguardo sull’architettura rinascimentale, e cinquecentesca in specie, mentre al contempo gli svelò dell’antico un’ampiezza tematica e problematica fin allora a lui sconosciuta, dando nuova linfa alla sua poetica tutta racchiusa nell’ortodossia degli ordini classici. Gli disvelò, oltre la sua Verona e oltre il Veneto, gli scenari dell’architettura contemporanea, non solo attraverso le costruzioni e i progetti, ma anche attraverso i cenacoli culturali, soprattutto romani, e attraverso il dialogo con i colleghi. Infatti, oltre che raccogliere interessanti disegni altrui riferiti all’antico e a progetti contemporanei, il tour gli offrì l’opportunità di stabilire rapporti, coltivati nel prosieguo, con esponenti primari dell’architettura e dell’arte negli stati della Penisola, tra i quali Pietro Conti a Firenze, Antonio Canova e Giuseppe Valadier, Giulio e Giuseppe Camporese, a Napoli Pompeo Schiantarelli e Paolo Santacroce, che si andarono ad aggiungere ad altri, con cui i rapporti maturavano in tempi diversi e in altri ambiti, fino a costituire una fitta rete di contatti, comprendente i milanesi Giocondo e Giacomo Albertolli, Giovanni Antolini e Leopoldo Pollack, i veneti Ottavio Bertozzi Scamozzi, Gianantonio Selva e Tommaso Temanza, il ticinese Giacomo Quarenghi, con cui Trezza rimase in relazione anche dopo il suo trasferimento in Russia. Fu anche grazie all’esperienza del viaggio e a questa fitta rete di relazioni se l’attività di Trezza, nella maturità, ancorché quasi esclusivamente localizzata nella natia Verona, non ebbe mai carattere provinciale.

Dalla nuova consapevolezza della ricerca in corso in altri ambiti, prevalentemente ma non esclusivamente accademici, e grazie sia al contatto con esponenti dell’Accademia della Pace in Roma, sia alla conoscenza dei loro progetti ideali, maturò in Trezza l’interesse per l’elaborazione progettuale condotta al di fuori di specifiche committenze, intesa come momento di riflessione tipologica legato soprattutto al tema, di matrice illuministica, delle strutture di pubblica utilità. L’architetto delineò parecchi progetti ideali a partire dagli ultimi anni del XVIII secolo, mostrando anche una certa facilità di inventiva, e investigando particolarmente le possibilità compositive e simboliche legate alle forme geometriche assolute. Alcuni lavori grafici, come il “Tempio monumentale per le memorie degli uomini illustri d’una ragguardevole città”, del 1796, oppure le “Carceri”, pure per una grande città, e il “Riposo” di caccia reale, entrambi dell’anno successivo, o ancora il “Tempio di forma antica” o il “Progetto di terme”, entrambi del 1809, dovettero essere concepiti come veri e propri esperimenti tipologici, secondo la diffusa prassi soprattutto accademica, su temi emblematici, a volte con esplicite reminiscenze degli edifici antichi visitati, tanto nell’impianto generale quanto negli elementi lessicali; altri, invece, dovettero essere prodotti come materiali utili in vista di possibili committenze pubbliche veronesi, come è stato opportunamente notato. Ad esempio, alcuni piani alternativi per un cimitero a impianto circolare furono elaborati da Trezza in un arco temporale significativamente compreso tra il 1804, momento in cui si decise la localizzazione extraurbana del camposanto cittadino, e il 1820, anno in cui un altro professionista si aggiudicò l’incarico. Del pari, il progetto di massima, e in qualche misura ideale, di un ateneo, «coll’occupazione della massima parte dell’Orto Botanico» (Mazzi, 1993, p. 125), doveva collegarsi al decreto del 1810, istitutivo dell’Istituto nazionale di scienze, lettere ed arti.

Dopo il ritorno a Verona l’attività di Trezza riprese secondo due filoni, l’uno più strettamente ingegneristico, legato alla misurazione topografica e alla ricognizione territoriale, su committenza pubblica e privata, l’altro più creativo e artistico, legato a progetti di architettura e di giardini, per commesse civili o religiose. Sul primo versante, dal 1796 Trezza fu impegnato a lungo nel censimento delle proprietà di Alvise I Mocenigo, al fine di realizzarne una complessiva mappa; dal 1801 venne nominato ingegnere municipale di Verona, mentre nel 1806 ottenne la nomina a responsabile tecnico per la stima di tutti i fondi e i fabbricati demaniali esistenti nel Dipartimento dell’Adige. Sull’altro fronte, la sua attività si articolò ancora sia nella sistemazione di spazi verdi sia nel progetto di nuove costruzioni. Proseguì dunque a cavallo del nuovo secolo l’attività di progettista di giardini formali, nei quali pure si avvalse di memorie e citazioni cinquecentesche, riferite ai suoi grandi numi elettivi, Palladio e Sammicheli, ma anche degli stimoli prodotti dagli importanti esempi contemporanei conosciuti a Roma e a Caserta. Tra i principali incarichi ricevuti quelli per le sistemazioni rispettivamente del parco Perez al Maso, e del parco Terzi a Bovolone, entrambi del 1798; la grotta degli orti Bernini a Borgo San Giorgio, del 1799; gli spazi verdi, padronali e rustici, del palazzo Castellani a S. Giovanni Lupatoto, nel 1817; i rustici e giardini Pradaval a Beccacivetta, negli anni successivi. Dal 1808, anno in cui ricevette la nomina a socio onorario dell’Accademia di Venezia, iniziò la realizzazione su suo progetto della chiesa parrocchiale di Castelnuovo del Garda, conclusa solo nel 1830: l’interessante impianto ottagonale risultava il felice esito di una lunga riflessione sulle piante centrali. Dal 1810, su incarico del conte Francesco Morando, Trezza riuscì a ottenere notevoli risultati funzionali e formali nella trasformazione della soppressa chiesa di S. Tommaso nel nuovo teatro lirico veronese, inaugurato nel 1814, ma non più esistente. Nel 1815, sempre alla ricerca di un lessico classicista in grado di coniugare eleganza e rigore, l’architetto dotò di una nuova facciata il palazzo Smania in via del Corso a Verona. Il riconoscimento del valore della ormai consolidata attività, e della sua sensibilità per i temi del decoro urbano, gli valse nel 1816 la nomina nella civica commissione di ornato cittadina.

Morì il 24 dicembre 1823 a Verona (Carpeggiani - Giacomini, 2011, p. 27 nota 2).

Fonti e bibliografia

Verona, Biblioteca civica, Lascito Luigi Trezza, disegni e manoscritti in volume. C. Cavattoni, Ricordazione della vita e delle opere di L. T. ingegnere ed architetto municipale di Verona, per festeggiare le nozze Bertoldi-Zoppi, Verona 1862; Lettera inedita dell’architetto L. T., pubblicata per festeggiare la laurea in matematica conseguita all’Università patavina dal nobile Francesco Ravignani de’ Piacentini, Verona 1871; P. Carpeggiani, Disegni “mantovani” inediti di L. T., in Civiltà mantovana, VIII (1974), pp. 136-154; L. Camerlengo, L. T. (1752-1823), in L’architettura a Verona nell’età della Serenissima (sec. XV-sec. XVIII), a cura di P. Brugnoli - A. Sandrini, II, Verona 1988, pp. 363-374; F. Zanella, L. T. e l’idea della villa tra XVIII e XIX secolo, in Per Giuseppe Mazzariol, a cura di M. Brusatin - W. Dorigo - G. Morelli, Roma 1992, pp. 234-237, 323-326; G. Mazzi, Esercizi di progettazione urbana a Verona nel primo Ottocento, in I disegni d’archivio negli studi di storia dell’architettura. Atti del Convegno… 1991, a cura di G. Alisio et al., Napoli 1994, pp. 125-131; P. Brugnoli - A. Sandrini, L’architettura a Verona dal periodo napoleonico all’età contemporanea, Verona 1994, passim; I pavimenti settecenteschi disegnati dall’architetto veronese L. T. (1752-1823), a cura di D. Cavallo, Faenza 1998; S. Lodi, Studiare Sanmicheli nel Settecento. Lettere di L. T. a Tommaso Temanza, in Archivio Veneto, s. 5, CLII-CLIII (1999), n. 187, pp. 125-155; L. Camerlengo, L. T., in Atlante del giardino italiano. Dizionario biografico di architetti, giardinieri, botanici, committenti, letterati e altri protagonisti, a cura di V. Cazzato, I, Roma 2009, pp. 418 s.; P. Brugnoli, Villa Salis Scipioni a Bure di San Pietro in Cariano, in Annuario storico della Valpolicella, XXVI (2009-2010), pp. 115-124; P. Carpeggiani - L. Giacomini, L. T. architetto veronese. Il viaggio in Italia, Sant’Arcangelo di Romagna 2011; S. Lodi, Sammicheli nei disegni di L. T., Verona 2012; L. Giacomini, L’architettura ‘alla gotica’ secondo l’architetto veronese L. T.: osservazioni tratte dal taccuino del viaggio in Italia, in Hevelius’ webzine, 48, agosto 2012, pp.n.n.; L. Giacomini, Una lettura tecnico-ingegneristica del paesaggio. Osservazioni dal taccuino di viaggio di L. T., in Un palazzo in forma di parole. Scritti in onore di Paolo Carpeggiani, a cura di C. Togliani, Milano 2016, pp. 255-266; F. Mangone, Il sito di Pompei a fine Settecento e il resoconto di L. T., ibid., Milano 2016, pp. 291-298; L. Giacomini, La Città Eterna descritta e disegnata dall’architetto veronese L. T., in La città, il viaggio, il turismo: percezione, produzione e trasformazione, a cura di G. Belli - F. Capano - I. Pascariello, Napoli 2018, pp. 997-1002.

Vedi anche
Pallàdio, Andrea di Pietro della Gondola detto Architetto (Padova 1508 - Vicenza 1580). Lavorò prima a Padova, come tagliatore di pietra, nella bottega di B. Cavazza da Sossano (1521), e poi (dal 1524) a Vicenza, nella bottega in Pedemuro dell'architetto e scultore G. di Giacomo da Porlezza e dello scultore G. Pittoni. Nel 1537 era ancora tagliatore ... Giuseppe Barbièri Architetto (Verona 1777 - ivi 1838), esponente del neoclassicismo, con forte ispirazione palladiana. Opere: a Verona, il prospetto del cimitero monumentale (1828), porta Vittoria (1838), il palazzo municipale (1838-40). neoclassicismo Complesso movimento culturale europeo manifestatosi fra la seconda metà del 18° sec. e il primo trentennio del 19° sec., che, oltre a interessare tutti gli aspetti dell’arte, coinvolse il profondo rinnovamento della cultura e della società. Gli studi dell’ultimo trentennio del 20° sec. ne hanno evidenziato ... Augusto, Gaio Giulio Cesare Ottaviano Primo imperatore romano (Roma 63 a.C. - Nola 14 d.C.). Fondatore dell'Impero romano, la sua opera chiuse definitivamente la crisi della repubblica, ormai inadeguata a reggere lo stato attraverso l'oligarchia senatoria, sostituendo un regime monarchico solidamente stabilizzato sull'esercito e sul dominio ...
Tag
  • MARANO DI VALPOLICELLA
  • SAN PIETRO IN CARIANO
  • CASTELNUOVO DEL GARDA
  • ANTONIO MARIA LORGNA
  • MICHELE SAMMICHELI
Vocabolario
trézza
trezza trézza s. f. – Variante ant. di treccia: con ambe man le tien sospesa Sopra l’umide trezze una ghirlanda D’oro e di gemme orientali accesa (Poliziano).
lüigi
luigi lüigi s. m. [dal nome proprio Luigi; fr. louis]. – 1. Moneta d’oro, del valore di 10 lire, coniata in Francia nel 1640 per ordine di Luigi XIII, con il busto del sovrano al dritto e una croce formata da 8 L addossate e coronate al...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali